Paul-Éric Blanrue, historien, auteur de Sarkozy, Israël et les juifs

Thierry Meyssan : Paul-Éric Blanrue, buongiorno. Lei ha appena pubblicato Sarkozy, Israël et les juifs  [1]. Nella prefazione paragona il suo lavoro con quello di John Mearsheimer e Stephen Walt, La Israel Lobby e la politica estera americana [2]. Eppure questi due libri hanno un approccio diverso: la loro ricerca tenta di chiarire che cosa sia la lobby pro-Israele, e quale influenza eserciti a Washington, mentre lei tratta l’argomento da un’altra direzione. Lei dimostra come Nicolas Sarkozy sia al servizio di una lobby che lei si astiene dal definire in dettaglio. Perché ha scelto questo punto di vista?

Paul-Éric Blanrue : Buongiorno e grazie per le sue domande. I due libri sono effettivamente diversi, ma il loro scopo è in fondo lo stesso: dimostrare che gli USA, per Mearsheimer et Walt, e la Francia, per me, sono sottoposti ad una forte influenza pro-israeliana che può, in ultima analisi, rivelarsi pericolosa per i due paesi. Tuttavia, in Francia, la situazione non è affatto identica a quella degli Stati Uniti.

Là, la storia della formazione della lobby pro-israeliana è tale che la sua presenza è garantita da un gran numero di persone, al punto da essere oggetto di studio da parte di eminenti universitari…anche se non tutti sono d’accordo sull’influenza che essa gioca: Chomsky, ad esempio, nega alla lobby pro-israeliana il suo potere, giacché ritiene che l’ideale sionista è diffuso in parti eguali in tutti i partiti e in tutti i settori della società statunitense!

Oltreatlantico, comunque, l’alleanza con Israele è diventata, dopo Eisenhower, un fenomeno banale. Il segretario di Stato è, si potrebbe dire, obbligatoriamente sionista, per tradizione. Da noi, è ( o era!) differente. Io dimostro che, ancora di recente, non c’era totale unanimità, tra i rappresentati della comunità ebraica, nel rapportarsi a Israele. Non tutti si allineavano sotto la bandiera dello stato ebraico come dei bravi soldatini. C’erano alcune resistenze; anche ai livelli più elevati delle loro organizzazioni. Si ricordi di Théo Klein; quando costui ricopriva la carica di presidente del CRIF [3], negli anni ottanta, dichiarava una posizione così moderata su Israele, del quale peraltro non voleva essere considerato alla stregua di un ambasciatore, che alcuni tra i suoi successori hanno potuto tacciarlo di collaborazionismo con i Palestinesi!

Ma c’è dell’altro: in Francia, quelle che io chiamo “le reti pro-israeliane” si sono scontrate, fino al 2007, con un grande problema: noi abbiamo già vissuto sotto un regime “gollista” (anche se sono consapevole delle virgolette che bisogna mettere intorno a questo termine, se si pensa alle circostanze dell’arrivo di François Mitterrand all’Eliseo, per esempio…)
Tuttavia : la resistenza del potere politico, a cominciare dal Quai d’Orsay, alle rivendicazioni delle reti sioniste costituiva una realtà. Roland Dumas o Hubert Védrine erano i fieri sostenitori di una posizione equilibrata nel Vicino e Medio Oriente. Come non ricordare che nel 2003, il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon, ha rifiutato di incontrare Dominique de Villepin, allora capo della diplomazia francese, perché aveva dichiarato che avrebbe visitato Yasser Arafat a Ramallah!

Questa resistenza, che costituiva una vera preoccupazione, le reti sioniste sono riusciti a superarla solo dopo l’arrivo al potere di Sarkozy.
A differenza delle pratiche americane, Sarkozy non è stato costretto a diventare il «loro» uomo, né il loro «bene rifugio»: egli si è messo al loro servizio soltanto perché lo aveva deciso, per volontà e per strategie politiche deliberate. Dopo la seconda Intifada, nel 2000, egli si è accorto del potere acquisto dalla lobby pro-israeliana americana. Ritenendo la Francia come un’America in divenire, ha cercato di farsi investire dalla lobby pro-israeliana, importando quelle pratiche qui. Ha anche giocato sulla paura del “pericolo periferie”, pensando di poter associare, nell’immaginario dei Francesi (ebrei e non ebrei) gli immigrati (in particolare quelli musulmani) a potenziali terroristi.

E’ questa una delle ragioni per cui ha invitato poliziotti israeliani in Francia per far spiegare ai loro colleghi come sedare i disordini nelle periferie, quasi si trattasse di “territori occupati”!

Per fare tutto questo, nella sua strategia di ascesa al potere, egli ha impiegato il vocabolario e l’ideologia dei rappresentanti sionisti, per i quali, oggi, “pro-israeliano” e “ebreo” sono due sinonimi. Era un modo per galvanizzare l’elettorato ebraico, che in Francia è uno dei più importanti del mondo, tanto da far dire a Christian Estrosi dell’UMP che Sarkozy era “il candidato naturale degli ebrei”. Ora, da un punto di vista oggettivo e storico, ricordo che il giudaismo è una religione, mentre il sionismo è un’ideologia politica. Si può essere ebreo e oppositore del sionismo, come lo sono stati e lo sono numerosi rabbini o numerose personalità di origine ebraica (esiste anche un sito internet dove i sionisti li denunciano), e si può essere sionista e non-ebreo, basta pensare a Bush! In breve, tutte queste differenze spiegano che non ho trattato il problema nel mio libro come hanno fatto i miei colleghi americani.

Thierry Meyssan : Lei ha avuto cura di attenersi ad informazioni note, già rese pubbliche e non contestate; di non basarsi su scoop che potrebbero essere controversi, tali da inficiare gli elementi del suo ragionamento e renderlo discutibile. Contemporaneamente, lei si è preso la briga di chiarire tutte le parole o espressioni che possono provocare reazioni epidermiche tali da mettere fine al dibattito. Questo metodo prudente è sufficiente ad assicurare un’accoglienza ragionevole al suo lavoro?

Paul-Éric Blanrue : Per prima cosa, ritengo che un libro debba per principio basarsi su solide fondamenta, al fine di essere inattaccabile. Per me questa è una costante; controllate la mia bibliografia che comprende una dozzina di opere. E’ anche un rispetto che devo ai miei lettori, i quali mi leggono perché sanno quanto io tenga a fornire loro informazioni attendibili. Come fondatore, e presidente per 10 anni, di un’associazione scettica che si chiama Cercle zététique (dal greco zetein: cercare), ho condotto numerose inchieste nel corso delle quali ho sempre tentato di separare i fatti verificabili dalle voci e dalle menzogne. Ora ho potuto costatare, durante la mia carriera, che numerosi “scoop” risiedono sui “si dice” e sono in realtà dei “bidoni” destinati a diventare dei best-seller a basso costo: quindi ne diffido per istinto.

Secondariamente, non cerco di chiare tanto per chiarire, Se lei fa allusione, per esempio, al fatto che non impiego l’espressione “lobby ebraica” per caratterizzare le modalità d’azione dei sionisti in Francia, è perché, come Mearscheimer et Walt, o Pascal Boniface [4], non credo realmente all’esistenza di questa pretesa lobby, che è, secondo me, sia un abuso del linguaggio, sia un termine provocatore. In ambedue i casi, occorre evitarla. Ancor più grave, per me, è il fatto di associare ebrei e sionisti, due realtà distinte come ho già precisato. Lei avrà notato che non parlo neanche di «lobby sionista», giacché la realtà francese è differente da quella americana, anche se questa differenza tende a ridursi sempre di più. Faccio l’inventario di numerose organizzazioni sioniste, indico i loro punti comuni, le loro differenze e talvolta anche le loro contraddizioni: è il motivo per il quale preferisco parlare di “reti” pro-israeliane o pro-sioniste, essendo per me questi due termini equivalenti.

Quanto a sapere quale accoglienza sarà riservata al mio lavoro, lo ignoro, non essendo Élizabeth Teissier [5]… Da parte mia, ad ogni modo, ho fatto del mio meglio affinché questo libro possa essere una base di discussione ragionevole tra i due campi opposti. Occorre che la situazione si sblocchi, altrimenti si a sbattere dritti contro il muro.

Thierry Meyssan : Lei, trattando un argomento tabù, ha già dimostrato il suo coraggio. Non teme di essere definitivamente messo sulla graticola rispondendo alle mie domande?

Paul-Éric Blanrue : Sono fatto così (per la mia educazione cattolica, forse;) rispondo sempre a chi mi interroga, senza cercare di sondare il suo cuore o i suoi reni. Generalmente, mi guardo bene dal giudicare le persone, a cominciare da coloro che lottano contro un sistema che ci schiaccia. Da parte mia, come lei sa, non sono mai stato quello che può essere definito un “complottista”, ma rivendico per tutti il diritto alla libera ricerca e alla libera pubblicazione. E’ probabile che il mio libro sia oggetto di un black out totale, come è successo per uno dei miei precedenti libri, Le Monde contre soi – Anthologie des propos contre les juifs, le sionisme et le judaïsme [6], che non ha beneficiato neanche una riga nei maggiori giornali parigini, ma che, molto curiosamente mi è valso l’invito al salone degli scrittori del B’naï Brith! Occorrerà che questa volta io tenti di superare con tutti i mezzi la strategia del silenzio di coloro che si oppongono alla sua diffusione per diversi motivi. Non si può vivere sotto la dittatura del pensiero unico senza reagire, altrimenti si è pronti per lo schiavismo. E’ tempo di rassenerare il dibattito e soprattutto di fermare la demonizzazione dei contradditori.

Thierry Meyssan :Il suo editore belga, Marco Pietteur, sembra essere sorpreso dalla reazione delle reti di ditribuzione che rifiutano di piazzare il suo libro nelle librerie francesi.
Questo tipo di censura è già iniziato con la pubblicazione del mio libro sul rimodellamento del Grande Medio Oriente,
L’Effroyable imposture 2 [7].
All’epoca, i più grandi editori hanno rinunciata a pubblicarlo a causa delle minacce dei distributori Alla fine, Jean-Paul Bertrand e Antoine Gallimard hanno dovuto giocare d’astuzia per superare questo ostacolo. Invece di interdire il contenuto del libro, se ne impedisce la presenza in libreria. La lobby pro-israeliana è intervenuta per dissuadere i grandi media dal menzionare l’esistenza del mio libro, sia negli articoli sia nella pubblicità pagante. Questo trattamento è stato perseguito anche per censurare il suo lavoro? E’ riuscita ad identificare le persone e i gruppi che l’hanno messo in moto?

Sarkozy, Israël et les juifs, éditions Marco Pietteur, collection « Oser dire » (mai 2009), 205 pp. Ouvrage recommandé et diffusé par le Réseau Voltaire.

Paul-Éric Blanrue : Per il momento non posso dire granché, perché mi sto occupando della promozione del mio libro: no è un periodo propizio per le inchieste. Diciamo che mi sono fatto un’idea sulla questione, dovrò approfondirla. Arriverà il tempo della riflessione e allora, mi creda, dirò quello che so. In attesa, noti, la prego, una cosa sorprendente: un anno e mozzo fa scrivevo con il mio amico Chris Laffaille, di Paris-Match, un libro sul matrimonio di Nicolas Sarkozy con Carla Bruni, che s’intitolava Carla et Nicolas, Chronique d’une liaison dangereuse [8]. Già allora mi ero reso conto di un certo numero di fatti, benché non in maniera diretta. Ora questo libro è stato classificato tra i più venduti da L’Express, in prima pagina su Technikart e tradotto all’estero. Al FNAC des Ternes era esposto in una vetrina intera. Oggi, ho dovuto far editare il mio libro in Belgio e il distributore del mio editore, Marco Pietteur, è talmente spaventato che si rifiuta di distribuirlo in Francia!

Il fatto è notevole e sintomatico dello stato d’animo che regna qui, dopo l’arrivo al potere di Nicolas Sarkozy. La gente è terrorizzata. La si può capire. Noto con gioia che alcuni iniziano a reagire: su face book è stato creato un gruppo che comprende parecchie centinaia di membri, francesi e non, i quali chiedono che il mio libro sia venduto nelle librerie francesi. Il gruppo si chiama : « Sarkozy, Israël et les juifs : le livre qui fait peur aux diffuseurs ! » (Sarkozy, Israele e gli ebrei : il libro che mette paura ai distributori). E’ molto visitato. Scommetto che i suoi lettori raggiungeranno questo gruppo di franchi-tiratori. La Francia è caduta così in basso che non si osa più diffondere un’opera che sarà disponibile in parecchi paesi stranieri senza alcun problema e che sta per essere tradotta in tre lingue?

Thierry Meyssan: Lei fa una sintesi molto completa dei legami che uniscono Nicolas Sarkozy a Israele, compresi i dati biografici e psicologici. Ciò non le impedisce di trattare le sue relazioni con gli USA. Lei ha scelto di eludere i suoi stretti legami con la CIA; ha citato il falso documento della DGSE diffuso in seno ai servizi che lo accusano di essere un agente del Mossad. Il suo studio non deforma la realtà focalizzandosi sulla subordinazione di Nicolas Sarkozy all’agenda israeliana e lasciando nell’ombra i legami forse molto più stretti di quelli che intrattiene con gli USA?

Paul-Éric Blanrue : Il terzo capitolo s’intitola (parlo di Nicolas Sarkozy) « L’homme des réseaux américains »… Penso dunque di aver notato tutta l’importanza che rivestono per lui gli USA. Ciò detto, lei ha ragione, ho trattato essenzialmente della sua investitura da parte della lobby pro-israeliana americana, come la American Jewish Commitee (AJC). Ma era l’argomento del mio libro ad esigerlo. Ci sarebbe un altro lavoro da consacrare ai legami stretti tra il presidente francese e gli USA. Ma io volevo dimostrare in che cosa fosse cambiata la politica estera verso Israele. Su questo punto, gli USA, come la Francia di Sarkozy, si allineano in maniera quasi incondizionata dalla parte israeliana, malgrado alcune riserve di circostanza destinate a non dispiacere l’opinione pubblica, preoccupata della sorte dei Palestinesi. Ora Nicolas Sarkozy è passato dagli USA per andare verso Israele, e non l’inverso.

Si comprende molto bene oggi che, avendo perduto un po’ di credibilità presso Obama, è sempre più pro-israeliano di quanto lo fosse durante la campagna elettorale.

Quando, il 24 gennaio del 2009, la Francia ha inviato la fregata Germinal per impedire il rifornimento di armi alla resistenza palestinese, per quanto sia a mia conoscenza, gli USA non hanno gocato un ruolo diretto: l’operazione venne realizzata tra Israele, l’Egitto e la Francia.
D’altra parte, Sarkozy non ha bisogno degli USA per dichiarsi “ partigiano incondizionato della sicurezza di Israele”, anche se è evidente che questo riavvicinamento partecipa di una “atlanticizzazione” più generale (invio di truppe in Afghnistan, ritorno nella NATO, etc.).

Per riassure, il mio libro in realtà è solo un capitolo di una storia più grande ancora da scrivere, ma io credo che esso si situi nel cuore del problema: noi siamo di fronte a un ribaltamento totale dei principi sui quali la nostra Repubblica poggia. E’ per questo che mi è sembrato urgente scriverlo. Prima che sia troppo tardi fare marcia indietro.

Thierry Meyssan : Il suo libro ci ricorda una gran quantità di avvenimenti dimenticati – giacché nei giornali una ne scaccia un’altra – La lettura della sua narrazione, nonostante l’abbondanza di documentazione, risulta sempre piacevole. Ma questa qualità letteraria non impedisce di organizzare per priorità le cose che scrive. Per esempio, lei evoca un legame amichevole con la banca Rothschild, ma non dice nulla sulle attività dell’avvocato di affari di Nicolas Sarkozy, né su François Pérol, un socio di Rothschild diventato segretario aggiunto dell’Eliseo, poi presidente di Natixis in dubbie circostanze. Come ha selezionato gli avvenimento che riporta?

Paul-Éric Blanrue : Prima di tutto grazie per i complimenti. Ma ahimè non si può dire tutto ; soprattutto in un libro destinato al grande pubblico e che quindi ho voluto « leggibile » nonostante sia una argomento molto complesso. Osservi che, per in un testo di 200 pagine, ho utilizzato un apparato critico di 500 note, cosa non comune nell’editoria francese attuale. Lei ha certamente ragione nel dire che le informazioni sono dimenticate dall’opinione pubblica, e che il loro l’accumulo nei giornali, lungi d’alimentare le menti dei nostri contemporanei, contribuisce a comprimere i dati in strati sedimentari inferiori. Meglio ancora: l’abbondanza di informazioni fa dimenticare il senso generale della storia che svolge davanti a noi. Ho quindi voluto “rinfrescare la memoria” dell’opinione pubblica, organizzando il lavoro secondo un piano che dia un senso all’attualità più scottante. Il mio punto di partenza è Sarkozy, l’uomo attraverso il quale arriva la frattura. In seguito tento di spiegare il motivo per il quale egli sia arrivato là e perché la Francia si trovi in una situazione di stallo dalla quale è necessario che un bel giorno esca.

Thierry Meyssan : Nell’ultimo capitolo, lei allarga il soggetto agli ambienti culturali. Ma una trentina di pagine è sia molto per risvegliare la curiosità sia troppo poco per fornire una visione d’insieme del fenomeno. Per fare presto, lei ha dovuto trattare velocemente alcune personalità, come Tariq Ramadan, giacché ciò richiederebbe la descrizione dei contesti. Poiché lascia i suoi lettori “affamati”, ha intenzione di approfondire questa questione in un altro volume?

Paul-Éric Blanrue : Ho citato il caso di Tariq Ramadan durante il suo scontro televisivo con Sarkozy, con lo scopo di dimostrare come quest’ultimo abbia integrato nei suoi discorsi l’attuale retorica sionista, questo dogma ripieno di dinamite che esige l’equivalenza “ebreo=pro-israeliano”. Per il resto mi dedico all’essenziale: la descrizione delle reti sioniste francesi e il modo con cui l’attuale presidenza risponde alle loro attese, oppure le precede. Passo in rassegna casi noti e meno noti: qual è il percorso del patron della LICRA? Chi sono i principali “pesci pilota” d’Israele in francia? Quali associazioni intentano sistematicamente processi a ricercatori indipendenti che criticano Israele? In quale misura la legge Gayssot è la chiave di volta della dittatura del pensiero unico attuale? Per rispondere esattamente alla sua domanda: sì, attualmente ho in preparazione non uno, ma altri due libri che approfondiranno in maniera notevole quello che ho già scritto in questo qui. Penso che i suoi lettori ne rimarranno sorpresi. E’ solo l’inizio!

Thierry Meyssan : Terminiamo con una nota personale. Nel corso di questa intervista, lei ha risposto alle mie domande citando con orgoglio il lavoro che ha precedentemente svolto. I suoi primi libri trattavano la storia della famiglia francese ed erano pubblicati da editori tradizionalisti. In seguito si è appassionato allo studio delle superstizioni ed ha creato il Cercle zététique. Infine,si è occupato di attualità. Carla Bruni e Jérôme Kerviel. Qual è stato il suo atteggiamento durante questo percorso ? Che cosa la motiva oggi?

Paul-Éric Blanrue : Ciò che mi interessa, in primo luogo, è poter pubblicare il risultato delle mie ricerche. Per me, ogni editore, fintanto che si muove nella legalità, che esegue correttamente il suo lavoro di promozione e che remunera convenientemente i suoi autori, è rispettabile. Poiché sono un uomo di vedute aperte, le sue idee politiche o filosofiche non mi interessano, fintanto che mi permetta di pubblicare quello che desidero, senza censurarmi. Lei conosce l’adagio “publish or perish”…Un autore esiste solo attraverso i lavori pubblicati, letti, assimilati e commentati dagli altri. L’editore “tradizionalista” cui lei fa riferimento mi ha permesso di pubblicare, molto tempo fa, le mie scoperte stupefacenti sul conte de Chambord (frutto di una tesi universitaria in storia), che altri editori più classici aveva rifiutato di fare per motivi ideologici. A sua volta, non ha pubblicato, per motivi ideologici le mie conclusioni sulla storia della Sindone di Torino, che mi è stato prima pubblicato da una casa editrice comunista in condizione con dei cattolici di sinistra, poi da una casa del gruppo Flammarion, Pygmalion. Il mio libro antologico sulle espressioni contro gli ebrei è stato pubblicato da un editore conosciuto per le sue collane editoriali erotiche… Il mio opus su Kerviel è apparso per i tipi di una casa specializzata in musica rock, la qual cosa non mi ha impedito di annunciare la crisi finanziaria di settembre del 2008 sei mesi prima degli “esperti” de Le Monde!

In breve, tutta la mia vita editoriale è così! Trovo tutto ciò divertente. Si ha la tendenza ad irreggimentarmi nella categoria degli “inclassificabili” cui preferisco il termine di “irrecuperabili”, che non permette, a rigore, nessuna sorta di “inquadramento”. Le mie case editrici cambiano in funzione della loro capacità di pubblicare i miei libri, cioè in funzione delle loro norme ideologiche e non delle mie. Ora, può vedere, sono costretto a far pubblicare in Belgio un libro che tratta della politica francese…Sono l’”ebreo errante” dell’edizione!

Non è per caso che passi una parte della mia vita a Venezia, la città del primo ghetto, che è anche la città dei labirinti, delle maschere, dei riflessi e degli specchi nascosti. Quanto ai miei soggetti preferiti, nonostante una evoluzione di superficie, essi possiedono tutti un punto in comune: il monitoraggio delle mistificazioni, delle menzogne, degli errori di ogni ordine e grado, diffusi in abbondanza presso il grande pubblico. La storia vera è sempre quella da ricercare sotto la patina della propaganda, non le insegno nulla. Non smetto quindi di interessarmi alle imposture, quali che siano, storiche, scientifiche, politiche, ideologiche, religiose. Perché? Perché viviamo! Nasciamo e moriamo contornati lucciole che prendiamo per lanterne. Alcune imposture sono innocenti, altre meno, giacché esse orientano la nostra vita e quella dei nostri contemporanei. Col passar del tempo mi sono concentrato sulle questioni che sembrano essere più gravi. Per tutta la mia esistenza, ho tentato di mettermi nel solco dei Lumi: Voltaire, Diderot, d’Holbach (e il grande Casanova) sono stati capaci di scrivere su tutti gli argomenti, piccoli o grandi, religiosi o mondani, con lo stesso spirito critico. Ecco quello che cerco di fare, controvento, a modo mio. Mi resta difficile nasconderle di sperare che le conseguenze dei miei libri saranno comparabili a quelle che hanno suscitato i grandi spiriti cui mi richiamo. Tutti gli autori sono un po’ “megalomani”, no? Ma se non si crede al proprio potere trasformare le mentalità, chi ci crederà? In ogni caso la ragione per cui l’ultimo capitolo di « Sarkozy, Israël et les juifs » è intitolato “« Pour une nouvelle nuit du 4 août » è in riferimento all’abolizione dei privilegi della nobiltà per la nobiltà, nel 1789. Come Max Gallo, Dominique de Villepin o François Bayrou, penso che ci troviamo in una situazione prerivoluzionaria. La Francia sta per entrare in agitazione. Il mio libro è preventivo: quelli che lo criticano sono quelli che dovrebbero trovarne motivo d’ispirazione. A meno che non siano pronti ad affrontare un nuovo 1793? Tanto da evitarlo, non è vero?

Traduzione di Eurasia

[1Sarkozy, Israël et les juifs, éditions Marco Pietteur, collection « Oser dire » (mai 2009), 205 pp.
Presentazione del libro.
Recensione di Jean Bricmont .

[2La Israel Lobby e la politica estera americana, Mondadori, 2007.

[3CRIF : Conseil représentatif des institutions juives de France.

[4Vedere Est-il permis de critiquer Israël ?, Pascal Boniface, éd. Robert Laffont (2003), 239 pp.

[5Élizabeth Teissier è una famosa astrologa che fu vicina a François Mitterrand.

[6Le Monde contre soi – Anthologie des propos contre les juifs, le sionisme et le judaïsme, Paul-Éric Blanrue, prefazione di Yann Moix, Éditons Blanche, 2007, 318 pp.

[7L’Effroyable imposture 2, Thierry Meyssan, éd Alphée-Jean-Paul Bertrand (2007), 400 pp.

[8Carla et Nicolas, Chronique d’une liaison dangereuse, Paul-Éric Blanrue, Chris Lafaille, Éditions Scali, 2008, 155 pp.