Il presidente Obama, dopo essersi dichiarato «profondamente preoccupato per la detenzione e l’espulsione del presidente Zelaya», ha chiesto che «tutti gli attori politici e sociali in Honduras rispettino le norme democratiche». Ha preso dunque ufficialmente le distanze dal golpe. Non può però ignorare che al primo posto, tra gli «attori politici» in Honduras, vi sono i militari statunitensi. Alla famigerata Scuola delle Americhe, gestita dallo U.S. Army a Fort Benning (Georgia), si sono formati il gen. Romeo Vasquez, il capo dei golpisti, e il gen. Luis Suazo, il capo di stato maggiore dell’aeronautica che ha svolto un ruolo chiave nel golpe. Alla stessa scuola, ribattezzata nel 2001 «Istituto dell’emisfero occidentale per la cooperazione sulla sicurezza», si formarono i generali Juan Castro, Policarco Garcia e Humberto Hernandez che, negli anni ’70 e ’80, sottoposero l’Honduras alle più feroci dittature, creando uno dei più temuti squadroni della morte dell’America latina, il Battaglione 3-16. Gli attuali golpisti non sono però solo i rigurgiti di un passato ormai sepolto.

Sotto nuovo nome, la Scuola delle Americhe continua a operare in Honduras. Nella base aerea di Soto Cano, dove ha sede l’accademia aeronautica e navale honduregna, opera una unità interforze statunitense, la Joint task force Bravo, dipendente dallo U.S. Southern Command, con quartier generale a Miami, la cui «area di interesse» comprende l’America centrale, meridionale e caraibica. La «missione» della Jtf-Bravo consiste nel «sostenere gli interessi Usa in America centrale», anzitutto «aiutando le forze armate latino-americane a sviluppare appropriate strutture e dottrine». A tale scopo la Jtf-Bravo organizza 3-5 grandi esercitazioni l’anno dirette dal presidente dei capi di stato maggiori riuniti (il generale al più alto grado nel Pentagono).

Oltre a fornirgli assistenza militare attraverso la Jtf-Bravo, il governo Usa finanzia l’esercito honduregno nel quadro del bilancio per le «operazioni all’estero». Nell’anno fiscale 2009 si prevede uno stanziamento di un milione e mezzo di dollari per la formazione e l’addestramento, che sono solo una piccola parte dei finanziamenti che l’esercito honduregno riceve dagli Stati uniti. Nello stesso bilancio si prevede uno stanziamento di circa 10 milioni di dollari per un programma, gestito dalla Usaid, che aiuta l’Honduras a «governare con giustizia e democrazia», cui si aggiungono 7 milioni di dollari per aiutarlo a instaurare il «buon governo».

Il volto con cui Washington si presenta in Honduras è quello del benefattore. Vi contribuiscono attivamente i militari con varie opere meritorie. Lo scorso maggio, quando è arrivata nel porto di La Ceiba la fregata lanciamissili Usa Doyle per «scambi professionali con i militari honduregni», i marinai americani sono andati a riparare e pitturare una scuola. Il 20 giugno, quando sono arrivati dagli Usa nella base Armando Escalon diversi F-16 e altri aerei militari, sono stati raccolti 35mila dollari a favore di un ospedale. Ma cosa si nasconde dietro questo volto? In altre parole, è possibile che l’onnipotente ambasciata Usa in Honduras e il comando della Jtf-Bravo, che addestra i militari honduregni, fossero all’oscuro dei preparativi di golpe? E’ possibile che non abbiano avuto alcun ruolo? Su questo - e sulle operazioni di destabilizzazione in America latina ereditate dall’era Bush - dovrebbe fare luce il presidente Obama.