Decine di migliaia di siriani erano ammassati lungo le strade di Damasco, martedى mattino 7 febbraio, per accogliere Sergej Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa, dopo il veto russo e cinese nel Consiglio di Sicurezza.

Il ministro era accompagnato dall’inviato speciale del presidente Medvedev in Medio Oriente, dal direttore per il Medio Oriente e l’Africa australe presso il ministero degli Esteri, dal capo del Servizio Informazioni Estere e dal Vice Presidente della servizio di intelligence estero.

Per i siriani, l’arrivo di Lavrov significa la speranza di uscire da un lungo incubo che dura da dieci mesi. Sopratutto, è lo spettro di un intervento diretto delle truppe della NATO nel paese che si allontana.

Tuttavia, la folla radunata sulla autostrada di Mazzeh, doveva discostarsi più volte per consentire il passaggio dei convogli di ambulanze scortate dalla polizia.

Infatti l’esercito nazionale intensifica la sua offensiva contro i gruppi terroristici che affliggono il paese. Combattimenti si sono svolti a Homs e Duma (un sobborgo di Damasco), le basi principali dell’ingerenza straniera in Siria, e non vi erano civili tra le vittime. La presenza di questi gruppi è stata certificata dagli osservatori della Lega Araba, ma continua a essere negata dalle cancellerie e dai media occidentali.

Sebbene la popolazione ha moltiplicato le manifestazioni per chiedere la protezione dell’esercito, il governo non poteva schierarlo senza essere accusato dalle potenze occidentali di usare mezzi militari per reprimere un’opposizione politica pacifica.

Dopo la relazione degli osservatori della Lega Araba, la Russia ha ricordato all’amministrazione Assad le sue responsabilità. Il ministro russo ha detto che era dovere del governo fermare la violenze con la forza, per proteggere la popolazione.