Francia, Regno Unito, Israele e Qatar hanno preparato un altro piano di intervento in Siria. 6000 nuovi jihadisti, tra cui 4000 dal Libano, dovrebbero attaccare a breve la zona residenziale di Mazzeh, a sud di Damasco, sede di numerose ambasciate e di diversi alti funzionari militari e civili. Un incidente con armi chimiche dovrebbe aumentare le tensioni in tutto il paese. Un generale traditore dovrebbe poi dichiarare di aver preso il potere, richiedendo l’aiuto occidentale, fornendo così un pretesto per un intervento militare al di fuori del mandato delle Nazioni Unite.

Diversi tentativi di colpo di stato militare sono stati orchestrati dall’occidente, nel corso di quest’anno. Sono tutti falliti e non c’è nulla che suggerisca che questa volta vada diversamente.

Il tempo stringe per gli Stati che si oppongono al piano di pace di Ginevra, raggiunto tra gli Stati Uniti e la Russia, che dovrebbe essere presentato al Consiglio di Sicurezza a febbraio, cioè appena dopo la conferma da parte del Senato degli Stati Uniti della nuova amministrazione Obama. Nel corso dei prossimi due mesi, tutte le possibili mosse saranno tentate.

Non è chiaro quale sarebbe la reazione di Russia e Iran a una tale operazione. Vladimir Putin ha detto di essere pronto a difendere la Siria "fino alle strade di Mosca," vale a dire, di essere pronto ad andare in guerra. Da parte sua, l’Iran ha sempre affermato che la Siria è la sua linea di difesa e, quindi, non la mollerebbe. Tutte queste affermazioni possono essere un bluff, ma innescando un intervento militare, Parigi, Londra, Tel Aviv e Doha correranno il rischio di provocare una conflagrazione generale.