Dopo aver firmato un vacuo accordo sulla “liquidazione della crisi”, la situazione in Ucraina è andata rapidamente fuori dal controllo di firmatari e “testimoni”. Nessuna disposizione del documento è stata attesa. Le autorità legittime sono fuggite (o tentato di fuggire) dal Paese e gli edifici governativi di Kiev assaltati dalla folla rivoluzionaria. I radicali dettando le nuove regole ai “leader” di facciata dell’opposizione, che disperatamente cercano d’imbrigliare Maidan.

Ciò che è successo in Ucraina, il 21 febbraio 2014, è essenzialmente un colpo di Stato criminale commesso da anarchici radicali e da nazisti armati ucraini che hanno avuto sostegno globale finanziario, militare, diplomatico, religioso ed istigazione dai gruppi di potere occidentali, negli ultimi vent’anni. Molte città ucraine cadono nel caos di saccheggi, violenze, linciaggi e repressioni politiche.

I primi segni dell’imminente caos si videro chiaramente quando le autorità ucraine esitarono nei tre mesi di assedio del centro di Kiev da parte della guerriglia radicale galiziana e delle bande criminali locali. Rimasero in silenzio quando i fanatici furiosi hanno bruciato vivi agenti della polizia antisommossa Berkut, linciandoli e cavandogli gli occhi. Non fecero nulla per fermare i frenetici assalti dei “combattenti della libertà” alle amministrazioni regionali, umiliando i funzionari e saccheggiando arsenali di polizia e militari nell’Ucraina occidentale. Rimasero immobili quando cecchini non identificati uccisero a sangue freddo personale della milizia, manifestanti e passanti, sparando dai tetti degli edifici di Kiev. Perfino dichiararono l’amnistia (due volte!) per i colpevoli di crimini brutali contro poliziotti e ordine pubblico. Così il regime di Janukovich ha spianato la strada al sinistro fantasma della Libia dilaniata dalla guerra in Ucraina.

La guerriglia è autogestita e il movimento popolare auto-convinto erano stanchi dello Stato corrotto e inefficiente? Per nulla.

Dal crollo dell’Unione Sovietica, i gruppi di potere internazionali hanno investito miliardi di verdoni della Federal Reserve (dollari USA) nelle ONG e nei politici “pro-democrazia” ucraini. Mentre predicavano “l’impegno ucraino alla scelta europea e dei valori democratici“, videro chiaramente che non vi era alcuna prospettiva a breve termine di fare dell’Ucraina uno Stato ostile alla Russia, chiaramente obiettivo ultimo della politica globalista occidentale. Si puntò sugli ultranazionalisti dell’Ucraina occidentale e della Chiesa uniate, una minoranza religiosa greco-cattolica di rito orientale, creata dalla Santa Sede nel XVI secolo nel disperato tentativo di indebolire gli stretti legami ortodossi della Rzeczpospolita con Mosca. Dagli anni ’90 gli uniati hanno goduto del sostegno silenzioso delle autorità centrali neo-indipendenti di Kiev. La loro tattica era occupare aggressivamente le cattedrali ortodosse del territorio canonico del Patriarcato di Mosca. L’ultima cosa che il clero uniate predicava nelle chiese occupate, in tutti questi anni, era l’invito cristiano al pentimento e alla pace. Invece propagò la nuova crociata contro gli ortodossi , istigando e giustificando direttamente persecuzioni religiose e persino omicidi, agendo esattamente come i predicatori jihadisti delle sette islamiste. Basti guardare al “domenicale” di Mykhailo Arsenych, sacerdote di una chiesa uniate della regione di Ivano-Frankovsk, in Ucraina, che dice: “Oggi siamo davvero pronti alla rivoluzione. I solo metodi efficaci di combattimento sono assassinio e terrore! Vogliamo essere sicuri che nessun cinese, negro, ebreo o moscovita possa prendersi la nostra terra domani!“

I prodotti di tale indottrinamento non tardarono ad arrivare. Numerosi centri di addestramento della NATO per gli ultranazionalisti ucraini furono aperti negli Stati baltici, subito dopo l’adesione alla NATO nel 2004. Il rapporto dettagliato da foto di un gruppo ucraino che frequenta un corso sovversivo nel centro di addestramento della NATO in Estonia, nel 2006, è disponibile qui.

Olexander Muzychko today in Kiev (left) and in Chechnya in 1994.

Abbondanti risorse finanziarie e umane furono volte a rafforzare le unità paramilitari radicali di UNA-UNSO, Svoboda e altre organizzazioni ultranazionaliste in Ucraina. Dal 1990 questi teppisti partecipano alle guerre balcaniche e cecena con i radicali wahhabiti (!) commettendo crimini di guerra contro i soldati russi e serbi prigionieri e la popolazione civile. Uno dei guerriglieri di origine ucraina in Cecenia, Olexander Muzychko (il capo criminale Sasha Bilij) oggi guida una brigata di “Pravyi Sector“, forza motrice radicale del colpo di Stato a Kiev. Secondo la sua biografia “ufficiale”, nel 1994 fu insignito dal capo supremo dei terroristi dell’enclave d’Ichkeria, Dzhokhar Dudaev, dell’ordine “Eroe della Nazione” per “eccezionali successi militari contro le truppe russe”. Le sue “capacità militari” erano abbastanza precise: attirava le unità russe operanti in zone remote nelle imboscate della guerriglia cecena. Poi partecipò personalmente a torture e decapitazioni di prigionieri russi. Dopo il ritorno in Ucraina nel 1995, guidò una banda criminale a Rovno. Alla fine fu processato e condannato a otto anni per sequestro di persona a scopo di estorsione e tentato omicidio di un uomo d’affari ucraino. Entrò in politica dopo l’uscita dal carcere nel 2000.

Dopo la fine delle guerre balcaniche e cecena, mercenari inglesi e statunitensi reclutarono regolarmente mercenari ucraini per le operazioni in Afghanistan, Iraq, Siria e altrove. Lo scandalo della Britam Defense svelò modalità e dimensione dell’impiego del personale ucraino da parte dei militari privati in azioni clandestine di provocazione, perseguendo gli obiettivi politici occidentali in Medio Oriente. Molti di loro furono inviati a Kiev per compiere il lavoro per cui sono pagati, uccidere poliziotti e manifestanti a “Euromaidan” dai tetti degli edifici circostanti.

I veri leader della protesta hanno già chiaramente espresso il loro radicalismo alla stampa europea (leggasi il colloquio con il leader di Pravyi Sektor Dmitro Jarosh e diversi articoli del Guardian qui e qui).

Questo è il tipo di persone che i mesti politici europei affronteranno in Ucraina. Questi fanatici sono la vera autorità nella Kiev occupata dai predoni. Hanno stracciato l’accordo firmato dai quattro “leader” ucraini e da tre funzionari europei, prima che l’inchiostro fosse asciutto. La loro accoglienza di Julija Timoshenko, dopo il suo emotivo discorso a Maidan, dimostra chiaramente che la sua nomina de facto a capo dello Stato fallito ucraino è una loro decisione. Gli ultimi suggerimenti occidentali di sostenere finanziariamente l’Ucraina con i fondi comunitari e del FMI, suggeriscono la scelta di comprarsi la fedeltà degli ultranazionalisti nel periodo di transizione. Pertanto, la politica occidentale di appeasement verso gli insorti radicali di Kiev, somiglia molto alla connivenza anglo-statunitense all’ascesa al potere di Hitler in Germania, nel 1933, e all’ascesa del Terzo Reich. Ma se i gruppi elitari occidentali credono che il piano neo-nazista che hanno accuratamente coccolato e sostenuto in Ucraina, per decenni, sarà controllato politicamente e volto contro la Russia, compiono un errore mortale. Dopo aver subito una resistenza furiosa e il contraccolpo nell’est e sud dell’Ucraina, la valanga nazista incoraggiata dall’illusorio successo di Kiev, inevitabilmente entrerà nel degradante panorama politico europeo in cui focolai neo-nazisti e teppistici sono già un notevole fattore destabilizzante. I loro legami con la clandestinità islamista in Europa assume un’ulteriore dimensione sinistra nel torbido futuro europeo.

E’ il prezzo che gli europei sono pronti a pagare trascinando i vicini orientali nella “famiglia delle nazioni civilizzate”?

Traduzione
Alessandro Lattanzio
(Sito Aurora)
Fonte
Oriental Review (Russia)