Pisa ha ormai, accanto alla tradizionale festa di San Ranieri, un’altra ricorrenza che sta assumendo carattere quasi religio-so: la «Giornata della solidarietà», in memoria del maggiore Nicola Ciardelli della brigata Folgore, ucciso nella guerra in Iraq il 27 aprile 2006 a Nassiriya, decorato con la Croce d’Onore dal presidente Napolitano [1].

Alla giornata, celebratasi ieri per iniziativa del Comune e dell’Associazione Nicola Ciardelli, hanno partecipato oltre 2400 alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e medie, condotti attraverso la città a visitare luoghi significativi dei «diritti inviolabili e doveri in-derogabili sanciti dalla Costituzione». A partire dal «ripudio della guerra e la difesa della patria», cui mani sapienti hanno aggiunto «e della pace». A significare che le «missioni di pa-ce» sono il necessario complemento degli articoli 11 e 52 [2] e quindi rientrano nei «doveri inderogabili» sanciti dalla Costi-tuzione.

Maggiore Nicola Ciardelli

Il sindaco Filippeschi (Pd) l’ha definita «una giornata che parte dalla memoria e si trasforma in momento educativo». Memoria corta: il maggiore Ciardelli faceva parte del 185° Reggimento acquisizione obiettivi (Rao), formato da forze speciali che, infiltrate in territorio straniero, individuano gli obiettivi da colpire. Lo stesso che opera oggi in Afghanistan nell’ambito della «unità speciale e semisegreta Task force Victor», come la definisce la Rivista Italiana Difesa, specifi-cando che gli «insorti» (o presunti tali), una volta individuati, vengono «neutralizzati attraverso il fuoco dei tiratori scelti del Rao o mediante la guida del fuoco aereo dei cacciabom-bardieri». Questo era il compito svolto in Iraq dal maggiore Ciardelli che, una volta morto, è stato trasformato in icona del «momento educativo».

Il clou della giornata è il lancio dei paracadutisti che scen-dono sul Ponte di mezzo portando, insieme alla bandiera del-la Folgore (due ali bianche che lanciano un fulmine giallo-oro), un’altra con scritto «Nicola». Il nome del maggiore Ciardelli – si spiega agli alunni – ucciso mentre, in missione di pace in Iraq, aiutava i bambini. Con tecniche persuasive che rasentano il reato di circonvenzione di incapace, si cerca in tal modo di plasmare le menti di migliaia di minori, istil-lando l’idea che i militari italiani vengono inviati in terre lon-tane non per la guerra, ma per la pace e la solidarietà.

A tale operazione hanno partecipato oltre 30 enti e associa-zioni, tra cui diverse del volontariato, in gran parte inconsa-pevoli dell’obiettivo centrale della «Giornata della solidarie-tà». Quello che l’attuale ministro degli esteri Federica Mo-gherini (Pd) così spiegava alla Camera tre anni fa: «Colmare una apparente, grave e fittizia contrapposizione tra la cultura della difesa e la cultura della pace e della solidarietà».

Una contrapposizione che manteniamo ferma, quando si spaccia per «cultura della difesa» la cultura della guerra.

Fonte
Il Manifesto (Italia)

[1La cultura della Difesa”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto/Rete Voltaire, 22 giugno 2011.

[2Art. 11.
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Art. 52.
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici.
L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.