Alla mattina del 7 aprile, gli Stati Uniti avrebbero lanciato 59 missili da crociera dal Mediterraneo per distruggere la base aerea militare siriana di Sha’irat. Si tratterebbe di un atto unilaterale mirante a sanzionare un attacco con armi chimiche da essi attribuito all’esercito arabo siriano.

Stupefatti per via dell’ampiezza dell’azione statunitense, tutti i commentatori traggono le conclusioni di una giravolta a 180 gradi dell’amministrazione Trump sulla questione siriana. La Casa Bianca avrebbe finalmente adottato la posizione della sua opposizione statunitense e dei suoi alleati britannici, francesi e tedeschi.

Davvero?

La realtà non corrisponde alla comunicazione

Dei missili da crociera statunitensi hanno attraversato senza intralci la zona controllata dalla nuova arma russa che permette di inibire le comunicazioni e i comandi della NATO. Secondo il generale Philip Breedlove, a suo tempo comandante supremo della NATO, questa arma ha permesso alla Russia di ottenere un vantaggio rispetto agli Stati Uniti in termini di guerra convenzionale. Essa avrebbe dovuto perturbare i sistemi di guida di questi missili. Non ha funzionato, che ciò sia perché il Pentagono ha alla fine trovato una risposta tecnica, o che sia perché è stata disattivata dalla Russia.

La difesa antiaerea siriana include degli S-300 controllati dall’esercito arabo siriano e degli S-400 serviti dall’esercito russo. Queste armi sono ritenute in grado di intercettare missili da crociera, benché questa situazione non si sia finora mai presentata in fase di combattimento. Si tratta naturalmente di armi ad azionamento automatico. Non hanno neanche funzionato. Nessun missile antimissile è stato lanciato, né da parte dell’esercito russo, né dall’esercito siriano.

Quando i missili da crociera statunitensi hanno colpito il loro bersaglio, hanno trovato una base militare quasi vuota, appena evacuata. Avrebbero quindi distrutto l’asfalto, i radar e velivoli da tempo fuori uso, capannoni e case. Tuttavia, hanno fatto una decina di vittime, di cui 6 sono morte.

Mentre nessun missile da crociera è stato ufficialmente perso o distrutto, solo 23 su 59 hanno colpito la base di Sha’irat.

Che cosa significa questa messa in scena?

Il Presidente Trump tenta sin dal suo avvento alla Casa Bianca di cambiare la politica del suo paese, e di sostituire delle forme di collaborazione agli scontri in corso. Sulla questione del "Medio Oriente allargato", ha preso posizione per la "distruzione" delle organizzazioni jihadiste (e non per la loro "riduzione", come evocava il suo predecessore).

Nei giorni scorsi, ha riconosciuto la legittimità della Repubblica araba siriana e dunque del mantenimento al potere del presidente democraticamente eletto Bashar al-Assad. Ha ricevuto il presidente egiziano, il maresciallo Abdel Fattah al-Sisi, un alleato della Siria, e si è congratulato con lui per la sua lotta contro i jihadisti. Ha ristabilito un canale diretto di comunicazione tra Washington e Damasco.

In ogni caso, il problema del presidente Trump è stato quello di convincere i suoi alleati ad applicare la sua politica, qualunque investimento avessero fatto per rovesciare la Repubblica araba siriana.

È certamente possibile che il presidente Trump abbia fatto un voltafaccia in tre giorni alla sola vista di un video diffuso su YouTube, ma è più probabile che la sua azione militare appena compiuta si iscriva nella logica della sua azione diplomatica precedente.

Nel compiere l’attacco, il presidente Trump ha soddisfatto la sua opposizione, che non potrà dunque opporsi alla prosecuzione delle operazioni. Hillary Clinton ha appena fatto appello a bombardare la Siria in risposta al presunto utilizzo di armi chimiche.

Donald Trump ha ordinato di lanciare missili da crociera su una base quasi vuota dopo averne informato il mondo intero, compresa la Russia e la Siria.

Damasco, nel sacrificare questa base e la vita di alcuni uomini, gli ha dato l’autorità per condurre una vasta azione globale contro tutti coloro che usano le armi chimiche. Ma fino ad oggi, gli unici utenti di queste armi individuati dalle Nazioni Unite sono i jihadisti.

Daesh, altrettanto informata dell’attacco statunitense (ma dai suoi sponsor britannici, francesi e tedeschi) ha immediatamente lanciato un attacco a Homs ormai privo della base aerea.

Vedremo nei prossimi giorni come Washington e i suoi alleati reagiranno all’avanzata dei jihadisti. Solo allora sapremo se la manovra Donald Trump e la scommessa di Vladimir Putin e Bashar al-Assad funzioneranno.

Traduzione
Matzu Yagi
Fonte
Megachip-Globalist (Italia)