Il 6 giugno scorso a Parigi il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Joubeir, ha dettato le condizioni per il ripristino delle relazioni diplomatiche con il Qatar. Tra le richieste c’è l’espulsione di Hamas, la cui direzione politica si è improvvisamente trasferita nel 2012 da Damasco a Doha, appena prima di dichiararsi «Ramo palestinese dei Fratelli Mussulmani» (denominazione che in seguito ha abbandonato).

Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha appoggiato immediatamente la pretesa dell’Arabia Saudita.

Alla fine, il Qatar ha chiesto ad alcuni leader di Hamas – ma non a tutti – di lasciare il Paese.

Il discorso che il presidente degli Stati Uniti ha tenuto il 21 maggio scorso a Riad è stato interpretato dal mondo arabo come il permesso di farla finita con i terroristi, quindi anche con la loro casamadre, i Fratelli Mussulmani. Dunque, la stampa araba ha improvvisamente capovolto il proprio giudizio su Hamas, ritenuto fino a quel momento un movimento legittimo della resistenza palestinese. Ora invece i media lo presentano come un’organizzazione terrorista che del popolo palestinese manipola e sfrutta le sofferenze. Soltanto i media finanziati dall’Iran non prendono parte alla campagna.

Khaled Mechaal e una delegazione dell’Ufficio politico di Hamas si sono recati a Teheran. Sembra che l’Iran abbia deciso di accordare asilo politico all’organizzazione palestinese.

La storia di Hamas è complessa. Fu creato nel 1987, per iniziativa del Regno Unito, da tre membri dei Fratelli Mussulmani. Non metteva in discussione il colonialismo occidentale, bensì sosteneva che, secondo il Corano, un territorio mussulmano non può essere governato da non-mussulmani. Incarnava dunque la resistenza religiosa a Israele.

Per contrastare l’influenza di al-Fatah, l’organizzazione laica di Yasser Arafat sostenuta da Stati Uniti e Francia, Tel Aviv aiutò per anni Hamas a espandersi. Progressivamente, l’Iran esercitò un influsso sempre maggiore sul suo braccio armato, cui fornì grossi quantitativi di armi.

Nel 2012, nel quadro dell’illusorio trionfo del progetto britannico delle “primavere arabe”, Hamas si proclamò «Ramo palestinese dei Fratelli Mussulmani». Nonostante i legami tra Hamas e l’MI6 e malgrado l’ideale antimperialista dell’imam Khomeini, Teheran decise di considerare il gesto come atto interno alla Palestina.

Oggi in Medio Oriente stiamo assistendo a un cambiamento di paradigma. La questione della lotta all’imperialismo sta cedendo il posto alla lotta contro il clericalismo. I partigiani dell’”islam politico” sono rappresentati, tra i sunniti, principalmente da Hamas e, tra gli sciiti, dal governo dello sceicco Hassan Rohani.

Traduzione
Rachele Marmetti