Importanti manifestazioni si sono svolte il 28 dicembre nel Khorasan (regione dell’Iran che confina con l’Afganistan). I dimostranti hanno protestato contro la disoccupazione, la corruzione del governo e l’abbassamento del tenore di vita.

Le manifestazioni si sono svolte in diverse città, fra le più importanti Mashad (terzo agglomerato urbano del Paese, dove si trova il santuario dell’imam Reza), Birjad, Kashmar e Nishapur.

Nelle immagini disponibili si vedono folle scandire slogan come «Non a Gaza, non in Libano, la mia vita è in Iran!», «Morte a Rohani!» e, in qualche caso «Morte al dittatore!».

Diversamente da quanto sostenuto dai media occidentali, queste proteste non hanno nulla a che vedere con la “Rivoluzione verde” del 2009. Allora si voleva rovesciare il presidente Mahmoud Ahmadinejad per sostituirlo con uno filoamericano. Le proteste si svolgevano quasi esclusivamente a Teheran e Ispahan ed erano espressione soprattutto delle borghesia agiata.
Le manifestazioni di questi giorni sono invece di natura molto popolare e indirizzate principalmente contro lo sceicco Hassan Rohani, che aveva promesso la rimozione delle sanzioni dopo la firma dell’accordo 5 + 1. Il trattato è stato firmato ma le sanzioni non sono state tolte. A Rohani viene contestato anche l’incredibile arricchimento del suo entourage. In secondo luogo i dimostranti se la prendono con la Guida della Rivoluzione, l’ayatollah Khamenei, cui rimproverano di aver rinunciato a contenere il presidente e di consacrarsi esclusivamente alla difesa dei palestinesi, di Hezbollah e della Siria. Ai manifestanti si sono uniti anche i sostenitori dell’ex presidente Ahmadinejad, i cui parenti e collaboratori più stretti hanno il divieto di concorrere alle elezioni.

La polizia si è mostrata molto tollerante: i “volteggiatori” (poliziotti in moto) hanno fraternizzato con i manifestanti. A Mecchad sono passati in mezzo alla folla, che li ha applauditi.

Il tasso di disoccupazione ufficiale è del 12%, ma non è uniformemente distribuito. Nel Khorasan sarebbe molto più elevato.

Traduzione
Rachele Marmetti