Il presidente Donald Trump ha revocato all’ex direttore della CIA John Brennan (foto) il diritto d’accesso al Segreto di Stato.

Ex capo della sezione della CIA in Arabia Saudita, poi direttore di gabinetto di George Tenet (sotto le presidenze di Clinton e Bush Jr.), dopo gli attentati dell’11 settembre Brennan diventa primo direttore del Centro Nazionale Antiterrorismo. In seguito, Barack Obama nomina questo personaggio, fautore della tortura, a capo della CIA. Dopo l’accordo Trump-Putin del 16 luglio scorso Brennan accusa il presidente di «tradimento».

Il presidente Trump ha chiesto di riesaminare anche gli accessi al Segreto di Stato di James Clapper, James Comey, Michael Hayden, Sally Yates, Susan Rice, Andrew McCabe, Peter Strzok, Lisa Page e Bruce Ohr.

Negli Stati Uniti, benché all’elezione di un nuovo presidente tutti i funzionari siano destituiti dall’incarico, chi, al momento della cessazione, è in possesso del diritto d’accesso al Segreto di Stato, lo conserva. Queste autorizzazioni contribuiscono perciò a formare una classe dirigente, isolata dalla gente comune, che conosce quel che invece al popolo non è dato sapere.

I puritani ritengono che mettere in causa questo principio rappresenti un attacco al 1° Emendamento (libertà di espressione): la revoca dell’autorizzazione priverebbe gli oppositori del diritto di partecipare al pubblico dibattito su un piano di parità d’informazione rispetto a chi esercita il potere. All’epoca dell’adozione del primo emendamento, il problema non sussisteva perché gli alti funzionari non dovevano necessariamente appartenere alla parte politica del presidente. I jacksoniani ritengono, al contrario, che la conservazione del diritto d’accesso al Segreto di Stato sia una lacerazione nell’uguaglianza civica dei cittadini, quindi vada revocata.

Traduzione
Rachele Marmetti