Il cacciatorpediniere USS The Sullivan (DDG-68) dell’US Navy, con 56 missili di crociera, è stato preventivamente posizionato nel Golfo Persico. Contemporaneamente, un bombardiere strategico B-1B dell’US Air Force, dotato di 24 missili di crociera terra-aria AM-158 JASSM, è arrivato alla base aerea Al-Udeid in Qatar.

Il 29 agosto 2018 il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha fatto appello a tutte le parti implicate in Siria affinché si controllino.

Il 30 agosto 2018, in una conferenza stampa congiunta, il ministro degli Esteri russo, Sergueï Lavrov, e quello siriano, Walid al-Mouallem, hanno accusato l’MI6 britannico di preparare un attacco chimico in Siria per giustificare un attacco occidentale di ritorsione contro la Repubblica Araba Siriana.

Lavrov ha precisato che l’attacco è organizzato attraverso i Caschi Bianchi, un’ONG creata dall’MI6 che ha già partecipato numerose volte a operazioni militari.

Da parte sua al-Mouallem ha affermato che i Caschi Bianchi hanno sequestrato 44 bambini nel governatorato d’Idleb per sacrificarli nell’operazione. Esperti anglofoni della compagnia britannica Olive sono arrivati a Kafr Zita per supervisionare la messinscena.

A Mosca, Alexeï Tsygankov, capo del Centro Russo per la Riconciliazione delle Parti in Conflitto, ha affermato che i Caschi Bianchi hanno inviato sostanze tossiche a Saraqib.

Sempre a Mosca, il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha reso noto che per l’operazione l’MI6 ha creato all’uopo un account Twitter, a nome di una ragazzina siriana inesistente chiamata Hala, per informare in diretta dell’attacco chimico e attribuirlo al governo siriano.

A Washington l’ambasciatore di Russia, Anatoli Antonov, ha messo in guardia l’amministrazione dal partecipare in qualunque modo a quest’operazione sotto falsa bandiera.

Traduzione
Rachele Marmetti