Durante la campagna elettorale, il presidente iraniano, sceicco Hassan Rohani, si era impegnato a non sostenere più la Siria. In effetti, dall’inizio del suo mandato, ad agosto 2013, Rohani si è astenuto dall’inviare membri del governo in Siria e ha lasciato vacante per quasi due anni il posto di ambasciatore a Damasco.

Il sostegno dell’Iran alla Siria è passato quasi esclusivamente attraverso la Guida della Rivoluzione, l’ayatollah Ali Khamenei, che ha inviato regolarmente propri collaboratori a Damasco, e attraverso i Guardiani della Rivoluzione, consiglieri dell’Esercito Arabo Siriano.

Ebbene, il 5 novembre 2018 entreranno in vigore le sanzioni USA contro i settori bancario e petrolifero iraniani. L’intera politica di alleanza di Rohani con l’amministrazione Obama sarà spazzata via. Prendendo atto del rifiuto del presidente Trump di ogni compromesso e dell’incapacità europea ad agire, Rohani si è rassegnato a cambiare politica.

In pochi giorni diversi responsabili di alto livello del suo governo si sono recati a Damasco per portare sostegno alla Repubblica. Tra loro, il 26 agosto il generale Amir Hatami e il 3 settembre il ministro degli Esteri, Mohammad-Javad Zarif.

Ora entrambe le branche del potere iraniano sostengono Damasco.

Traduzione
Rachele Marmetti