La giustizia australiana ha emesso un provvedimento che vieta di pubblicare qualunque notizia sull’affare George Pell (gag order).

Il cardinale Pell, ex arcivescovo di Sidney, nonché ex prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede (ossia ministro delle Finanze dello Stato della Città del Vaticano e della Chiesa Cattolica), è stato giudicato a Melbourne in dicembre 2018 e condannato per pedofilia. Dovrebbe andare in carcere.

La procuratrice generale dello Stato di Vittoria, Kerri Judd, ha inviato a un centinaio di media una lettera in cui vieta di occuparsi del caso.

In Australia, negli Stati Uniti, in Israele, e ancor di più nel Regno Unito accade abbastanza spesso che il potere giudiziario oppure il potere esecutivo impongano ai media la censura, nel primo caso motivandola con la tutela delle vittime, nel secondo senza bisogno di fornire giustificazioni.

Nel caso del cardinale Pell non si capisce perché un Paese, dove i cattolici sono una piccola minoranza, abbia imposto ai media l’obbligo del silenzio, a processo avvenuto.

Traduzione
Rachele Marmetti