Un mazzo di fiori sui rottami dell’MH17, Boeing 777 in volo da Amsterdam a Kuala Lampur, abbattuto il 17 luglio 2014 sopra le zone in cui combattevano i golpisti di Kiev e gli indipendentisti del Donbass. Le 298 persone a bordo sono morte. Da allora i due schieramenti si rimpallano la responsabilità della catastrofe. Gli Occidentali hanno infine fatto propria la tesi del sito internet britannico Bellingcat.

Daniel Romein e i giornalisti di De Volkskrant

Si chiama Daniel Romein. Non è il suo vero nome. Abbiamo appuntamento in un caffè. Si siede in modo un po’ impacciato. Ha un atteggiamento amichevole. Ogni tanto i suoi occhi si girano verso destra. Poi guarda i passanti che camminano sotto la pioggia. «Cerco sempre di avere una lunghezza di vantaggio sull’avversario» dice. Per lui i russi sono il nemico. Si prende le dovute precauzioni. «Da esperto di informatica so quali misure vanno prese». Aggiunge: «Questo lavoro comporta dei rischi. So che i russi non sono per niente contenti delle nostre ricerche».

A febbraio 2016 Daniel Romein ha incontrato due giornalisti in un caffè [1]. In segreto, naturalmente. Huib Modderkolk e Bert Lanting, del quotidiano di Amsterdam De Volkskrant, hanno scritto più tardi che sulle “scoperte” di Romein si sono basati i rapporti sulla catastrofe del volo 17 della Malaysia Airlines (MH17) di Bellingcat del 2015 e 2016. Jikke Zijlstra e Michael de Smit del Nederlandse Omroep Stichting (NOS), radio pubblica olandese, hanno osservato: «Benché il fondatore di Bellingcat sia [il britannico Eliot] Higgins, l’olandese, Daniel Romein, ha redatto (nel 2016) gran parte del rapporto». Modderkolk e Lanting hanno scritto anche che Romein ha costruito le basi dei rapporti, che Romein è stato l’autore principale delle ricerche e che lavora «in segreto per il collettivo di ricerca Bellingcat. Non lo sa quasi nessuno. La sua famiglia, i suoi amici, i suoi colleghi: quasi tutti non lo sanno. Solo una cerchia ristretta ne è al corrente. Ci dice che sono al massimo in dieci a saperlo. L’anno scorso (2015) ha fatto ricerche per sapere quali militari russi fossero implicati nell’abbattimento del volo MH17». Romein utilizza «il computer come un’arma». Sta davanti allo schermo per ore a consultare siti web russi e i social media. Lo fa spontaneamente, al di fuori del proprio lavoro di informatico professionista. Talvolta fa molto tardi – le due del mattino – e il giorno dopo, al lavoro, ha due occhi pesti… È difficile per lui dare spiegazioni, non può parlarne con nessuno. «Talvolta mi sento come se avessi una doppia vita». Al giornalista, Romein ha dichiarato che l’attenzione va rivolta agli autori dell’attentato, non a lui: vuole restare anonimo. «Solo i colleghi di Bellingcat conoscono la sua vera identità» afferma De Volkskrant.

Daniel Romein, agente di collegamento tra Bellingcat e il Joint Investigation Team

Verso Natale 2015 Romein, su richiesta del fondatore di Bellincat, Eliot Higgins, inviò l’esito del proprio lavoro di investigazione e quello di Bellincat all’Openbaar Ministerie olandese – ossia alla procura olandese, cui il Joint Investigarion Team (JIT) deve rispondere [2] – incaricata dell’inchiesta penale internazionale sulla catastrofe dell’MH17. Il pubblico ministero ha dichiarato che «avrebbe studiato attentamente le informazioni e ne avrebbe vagliato l’utilità per l’inchiesta». «Si sono mostrati soddisfatti dei nostri sforzi e del nostro lavoro» ha dichiarato Romein, che ha contatti regolari con gli investigatori del JIT: per esempio, su invito del JIT ha scambiato a più riprese informazioni sulle inchieste di Bellingcat con la squadra del procuratore generale. Higgins, alchimista capo di Bellingcat, è stato da loro ascoltato due volte.

Gli “investigatori criminologi” di Bellingcat

Bellingcat, «piattaforma di ricerca di cittadini giornalisti» di Higgins, che ha la pretesa di condurre «inchieste a livello di scienze forensi», sui media dominanti occidentali beneficia di un battage mediatico ininterrotto, grazie alle “inchieste” sulla catastrofe dell’MH17 e sul caso di avvelenamento degli Skripal. Però la metodologia del gruppo, le sue conclusioni, la sua imparzialità suscitano non pochi e seri dubbi. Senza battere ciglio, la stampa dominante innalza i componenti dell’équipe investigativa a rango di «esperti». Tuttavia i bellingcattini che nel 2015-2016 si occupano dell’inchiesta sull’abbattimento dell’MH17 non sono conosciuti né come esperti né come investigatori specialisti in scienze giudiziarie. Sono infatti:
  l’olandese Pieter van Huis, diplomato in storia;
  Stijn Mitzer (Oryx), analista e blogger;
  Daniel Romein, specialista IT [Tecnologie dell’Informazione, ndt);
  il britannico Sean Case, specialista in scienze ambientali e botanico;
  Eliot Higgins, direttore di Bellingcat, privo di qualifica significativa;
  l’americano Andrew Haggard, ex militare USA;
  l’americano Aric Toler, ricercatore di letteratura e linguistica;
  l’americano Nathan Patin, ex stagista in politica estera e di difesa al think tank Amerian Enterprise Institute di Washington;
  il finlandese Veli-Pekka Kivimaki, ufficiale dell’Università delle Forze di Difesa finlandesi di Helsinki;
  il tedesco Olaf Neitsch – alias Timmi Allen – ex impiegato in un ufficio del ministero della Sicurezza di Stato della RDT, ex proprietario di un pub, oggi venditore di polizze assicurative;
  il russo Igor Ostanin (Magnitski), giornalista pagato a pezzo;
  Anders Klement di StopFake, iniziativa di propaganda antirussa basata a Kiev.

Se, a prescindere dal fatto che Bellingcat è sostenuto da sponsor come l’Open Society di George Soros, consideriamo che tra i “membri fondatori” del gruppo negli anni 2014-2015 ci sono l’ex spia britannica Cameron Colquhoun e Nour Bark del ministero degli Esteri britannico, nonché Chris Bigger del servizio d’intelligence statunitense National Geospacial-Intelligence Agency (NGA), Christoph Koetti del New York Times, Leroy Aliaume di BBC World e Aaron Stein del Royal United Services Institute (RUSI) – istituto di ricerca britannico legato ai servizi d’intelligence – anche un cieco capisce dove «la competenza professionale e l’abilità» di Bellingcat vogliono andare a parare: sollevare un grande polverone, destare scalpore. E il tutto contro la Russia.

Neutralità, obiettività, imparzialità – qualità che dovrebbero distinguere un investigatore professionista e un esperto – sono tutt’altra cosa. La quotidianità degli organi giudiziari e di sicurezza di ogni Paese dovrebbe consistere in indagini e inchieste svolte da esperti qualificati. E al loro esito, come a ogni altra prova, non può essere riconosciuto a priori valore probante. Solo il tribunale è deputato a giudicare. I rapporti finali devono perciò avere determinate caratteristiche qualificanti, quali la presentazione degli elementi di prova, il metodo d’investigazione e così via. I giornalisti che hanno un grande seguito, in particolare quelli con i colori transatlantici, ignorano deliberatamente la necessità di un approccio scientifico e giuridico corretto, non mettono in dubbio l’esattezza dei rapporti di Bellingcat, si limitano a un copia-incolla per poi incassare, senza troppi scrupoli, la ricompensa dei vili.

Perché Daniel Romein fa un’inchiesta sulla catastrofe dell’MH17?

Problema da indagare: cosa ha indotto Daniel Romein ad analizzare la catastrofe dell’MH17?

Risultato della ricerca: Modderkold e Lantin hanno scritto che Romein era «ossessionato dalle immagini della tragedia». Per lui la catastrofe è stata un miscuglio di terrore e ossessione… Da un po’ di tempo s’interessa alla zona. Da tempo ha imparato il russo… Consulta ogni genere di sito sul web. «Volevo sapere chi è stato». I membri dei forum olandesi sembrano male informati. Passa presto ai forum ucraini e russi. Jikke Zijstra e Michael de Smit di NOS, che hanno definito la ricerca di Romein quasi ossessiva, hanno riferito alcune sue affermazioni: «Ho sempre questo pensiero che mi frulla nella testa. La catastrofe mi ha davvero colpito. Una tragedia così terribile, mi sentivo così in collera, nonostante non conoscessi personalmente alcuna delle vittime volevo sapere quali idioti ci fossero dietro tutto questo».

La genesi della ricerca del personaggio “Daniel Romein”

Come si può leggere su Wikipedia, «l’Open Source Intelligence (OSINT) è un termine del mondo dell’intelligence che segnala che le informazioni sono raccolte da fonti aperte e di pubblico accesso e analizzate allo scopo di ottenere ragguagli utili e sfruttabili». È una definizione alquanto pretenziosa: altro non è che il minuzioso lavoro quotidiano delle inchieste criminali, una ricerca minuta, di casa in casa, per così dire; siccome però ci troviamo in internet, sul World Wide Web, è il caso di dire di blog in blog, di post in post.

La peregrinazione OSINT, cominciata da Yandex e Google, per trovare “Daniel Romein” non ha prodotto risultati; questo nome era quasi sempre collegato a Bellingcat. Tuttavia il motore di ricerca olandese Geneanet ha proposto la variante “Romein/Romijn”. La ricerca di “Daniel Romijn” ha prodotto quasi due milioni di risultati. Per la combinazione “Romein Romijn”, il commissario Hasard ha fornito un link non funzionante, che però ha potuto essere ripristinato con la WaybackMachine: sulla pagina dei fan dei Pink Floyd olandesi, un certo Floydian Theo ha scritto a proposito del musicista «Danyo Romjin (tastiera, chitarra, organo Hammond», che poche righe dopo ha chiamato Danyo Romein». Ebbene, se si cerca il significato e l’origine dei nomi, si scopre che “Danyo” è la variante germanica di Daniel.

Alla ricerca di “Daniel Romein”

Dalle poche notizie dei media olandesi su “Daniel Romein” si evince che:
  è al servizio di Bellingcat da novembre 2014;
  è olandese;
  è un informatico;
  durante il giorno fa un lavoro d’ufficio;
  conosce il russo;
  ha competenze in campo fotografico.

Risposta 1: Daniel Romein, Danyo Romijn e l’informatica

La ricerca di “Daniel Romein” e “IT” non ha prodotto risultati; “Danyo Romijn” associato a “IT” ha fatto centro su Linkedin: un certo “Danyo Romjin” dell’Aia si presenta come «Esperto IT nella gestione delle applicazioni, sviluppatore di software». Dopo aver studiato informatica alla Den Haag University of Applied Sciences (dal 1988 al 1995), da febbraio a settembre 1996 Romijn lavora come sviluppatore di software al Ministerie van Binnenlandse Zaken en Koninkrijksrelaties (Ministero dell’Interno e delle Relazioni del Regno – BZK) prima di essere assegnato al Immigratie en Naturalisatiendienst (Servizio per l’immigrazione e la naturalizzazione – IND). Da maggio 1997 svolge attività nel ramo IT come sviluppatore di software e incremento del Web, da aprile 2010 a novembre 2016 lavora come specialista di applicazioni IT nella provincia Zuid-Holland. A novembre 2016 si riconverte ed entra nell’équipe di progetto del POSG Den Haag, fornitore di servizi per Lavoro e Carriere. Il profilo di Danyo Romijn su Contactout.com lo descrive come specialista di tecnologie dell’informazione, coordinatore regionale nella provincia di Zuid-Holland e membro del Tibet Support Group; su Contactout.com c’è anche il suo indirizzo e-mail parziale: d****n@gmail.com.

Risposta 2: “Danyo Romijn” e “fotografia”

La ricerca di “Danyo Romein” associato a “fotografia” si è conclusa con un secondo match.

Beeldbank Haags Gemeentearchief propone non solo foto di “Danyo Romein”, ma anche il suo indirizzo mail completo: d****@gmail.com (che qui oscuriamo). Nella collezione di euRopeana in rete si possono vedere 152 foto di “Danyo Romijn”.

Risposta 3: “Danyo Romijn” e “MH17”

La ricerca di “Danyo Romijn” associata a “MH17” ha aperto un varco. Un frequentatore del forum di discussione in inglese Niqnaq, di nome “Danyo Romijn”, da lunedì 4 agosto a mercoledì 6 agosto 2014 ha postato 14 interventi sui risultati delle proprie inchieste sulla catastrofe dell’MH17. Ha postato link a foto pubblicate da media russi e ucraini, descritto la ricerca che ha svolto su Vkontakte.ru, un social network multilingue russo, su DNRpress, sulla pagina dei servizi d’intelligence ucraini, su quella del ministero degli Esteri russo, giungendo alla conclusione che i “ribelli” di Donetsk, che il 29 giugno 2014 hanno rubato il sistema missilistico BUK-M1, potrebbero averlo utilizzato. Ha altresì dedotto che la forma dei «buchi d’impatto» nel cockpit potrebbe essere stata causata da un BUK-M1. Fino a quel momento però Romijn si è astenuto dal formulare accuse dirette. Per riassumere, Romijn si è occupato della vicenda in modo molto più ampio di un utente medio che vuole semplicemente informarsi. Si può affermare, con una probabilità prossima alla certezza, che “Danyo Romjin” ha condotto una vera e propria inchiesta.

Questione da indagare: Il Danyo Romijn registrato su Niqnaq è lo specialista di tecnologie dell’informazione olandese “Danyo Romijn”?

Risultato dell’indagine: Wikipedia ci dice che «Un indirizzo IP è un indirizzo all’interno di reti informatiche che, come internet, è basato sul Protocollo Internet. Viene attribuito agli apparecchi connessi alla rete, rendendoli individuabili e dunque accessibili». Ho cominciato dal Regno Unito ottenendo l’informazione che l’utente “Danyo Romijn” si è connesso a Niqnaq con l’indirizzo IP 213.86.41.20 e l’e-mail d****n@gmail.com già attribuito all’olandese Danyo Romijn. L’IP appartiene a sua volta a un IP “composito” – IP da 213.86.41.16 a 213.86.41.23 – del NET-NL-PROVINCIE-ZUID-HOLLAND.

Risultato intermedio: il Danyo Romijn che esiste davvero pare abbia utilizzato il proprio nome e indirizzo elettronico ad agosto 2014 sul forum Niqnaq per partecipare alla discussione sulla catastrofe del MH17.

Questione da indagare: il Danyo Romijn che esiste davvero è il Daniel Romein che lavora per Bellingcat?

Risultato dell’indagine: Nel forum di discussione anglofono Websleuths, il 2 novembre 2014 alle 14.22 (il post è stato eliminato, ma ho potuto ricostruirlo) è apparso un commentatore, sotto il nome “danyoromijn”, che ha aggiunto un solo post alla discussione sul conflitto dell’MH17: «Buongiorno a tutti, questo è il mio primo post su Websleuths su questo argomento, ma seguo la vicenda dal 17 luglio e ho letto tutto su Bellingcat e molti altri siti, compreso siti in lingua ucraina e russa (leggo un po’ il russo e del resto Google Translate è mio alleato). Sono stato in Ucraina e in Russia (in Ucraina recentemente, due anni fa, e in Russia 14 anni fa), questo mi consente di capire meglio le cose. Sono in effetti sorpreso che su Websleuths ci siano solo 16 pagine di discussione, quando invece ci sarebbero tantissime informazioni da condividere… Ebbene, data la complessità della vicenda, fino a ora non ho ancora pubblicato nulla sull’MH17, ma ora penso di avere informazioni che mi piacerebbe condividere con Bellingcat…».

L’utente “danyoromijn” rivela anche fatti personali. Innanzitutto dice di conoscere poco il russo. Per seconda cosa, il vero Danyo Romijn si è recato, come afferma “danyoromijn su Websleuths, nel 2000 a Mosca, due anni dopo in Ucraina, dove è stato a Kiev, Čerkassy, Kirovograd, Vinnycja, Zhytomyr, Khmelnytskyi, Lviv, Černivci, Ternopil, Volhynie, Rivne, Transcarpazia. Per riassumere, fino a ora Romijn ha visitato oltre 50 Paesi, fra cui nel 2004 la Bielorussia, nel 2008 l’Estonia, la Lituania, la Lettonia e nel 2015 il Regno Unito, dove vive l’esperto in capo dei divani-poltrone dei bellingcats, Eliot Higgins [to bell the cat: prendere su di sé un rischio, ndt].

Per la cronaca, il 2 novembre 2014, “danyoromijn” ha postato su Websleuths che gli sarebbe piaciuto condividere delle informazioni con Bellingcat. Ci ricordiamo di Modderkolk e Lanting di De Volkskrant, che a febbraio 2016 hanno descritto il “lavoro” di Daniel Romein in questi termini: «Osserva su VKontakte le foto scattate dalle forze militari russe. Un po’ alla volta scopre la regione e la presenza militare russa. Le sue conoscenze topografiche provengono principalmente da Google e dall’omologo russo Yandex. Per scovare i luoghi dove sono state scattate le foto trovate, guarda le immagini di Dashcams, filmate da dilettanti mentre guidano. Per ore, in camera sua, cammina verso l’altro lato della frontiera, tra la Russia e l’Ucraina».

Poi: «A novembre 2014 manda il riassunto a Eliot Higgins, fondatore britannico di Bellingcat. Questi lo ringrazia con un feedback amichevole. Due settimane dopo Romein riceve un’altra mail da Higgins. Romein: «Era colpito quando dicevo di voler fare di più». Lo fa. C’è poi uno scambio di mail e Higgins chiede a Romein se desidera unirsi al gruppo. Romein può difficilmente spiegare cosa significhi: non c’è una commissione che selezioni, non deve inviare una lettera o sottoporsi a un colloquio telefonico. Non incontra nessuno. Non ha mai stretto la mano di Higgins. Nulla di fatto cambia. Ha accesso agli “i-channels” di Bellingcat, una piattaforma d’informazioni dove i componenti di Bellingcat si scambiano messaggi. I messaggi sono criptati. Romein diventa il settimo membro di Bellingcat».

Presa di contatto e comunicazione con Danyo Romijn

Tra la fine del mese di febbraio e l’inizio del mese di marzo, ho contattato Danyo Romijn – i due indirizzi elettronici d***n@gmail.com e i**o@danyo.nl sono attivi – e l’ho invitato a rispondere alle seguenti domande:

Autore: «Lei ha un diploma o una formazione in scienze forensi digitali e/o in scienze forensi digitali dell’immagine? Si considera un esperto in inchieste criminali? Sa come si conducono inchieste giudiziarie e criminali?»

Romjin mi ha minacciato di rivolgersi a un tribunale, quindi posso citare solo a memoria le sue risposte. Dopo tre domande inviate per posta elettronica Romjin ha risposto: «Mi spiace, lei mi scambia con un’altra persona. Non ho niente a che fare con l’MH17».

Autore: «Non la sto scambiando per un’altra persona. Ho seguito il suo (vecchio) IP 213.86.41.20 (NET-NL-PROVINCIE-ZUID-HOLLAN). Lei lo ha utilizzato per comunicare a proposito dell’MH17. Dovremmo parlarne.»

Risposta di Romijn, che cito a memoria: Prima lavoravo alla Provincie Zuid-Holland. Ma sono sicurissimo che non abbiamo mai avuto contatti e-mail, e sicuramente non sull’MH17. Potrebbe darsi che abbia inviato a qualcuno una mail sull’argomento, fatto per niente strano, visto che tutti in Olanda ne parlavano.

Autore: «Lei ha ragione, non abbiamo avuto scambi di mail. Non sono nemmeno in possesso di mail che ha scritto a qualcun altro. Si tratta del suo IP 213.86.41.20, riconducibile a numerose informazioni dettagliate sull’MH17, da lei cercate, prodotte e scritte diversi anni fa.»

Risposta di Romjin, che cito a memoria: Questo indirizzo IP è un indirizzo IP generale del mio precedente lavoro e uno dei pochi indirizzi IP repertoriati in rete: http://www.lookip.net/whois/213.86.41.20. Tuttavia non c’è alcuna connessione tra questo indirizzo IP e un’attività da parte mia. Del resto, il mio ex datore di lavoro non sarebbe stato probabilmente d’accordo se avessi scritto lunghi testi non collegati al mio lavoro. Qualunque cosa lei desideri scrivere e pubblicare, si ricordi che le norme sulla tutela dei dati personali sono molto severe in Olanda e Germania. E se lei scriverà cose tanto stupide su di me, si renderà ridicolo e correrà il rischio che il suo articolo venga eliminato dalla rete. Se lei violasse le leggi, se per esempio commettesse un atto di pirateria informatica, rischierebbe dieci giorni supplementari di prigione. Naturalmente lei può scrivere dei miei viaggi, del mio lavoro e della mia musica. Spero che qualcuno ordinerà il mio ultimo CD dopo aver letto quanto da lei pubblicato. Smiley.

Autore: «Lei per un certo tempo è stato molto attivo su questo indirizzo IP (anche collegato a uno dei suoi account di messaggerie) per fare ricerche collegate all’MH17. La prego di inviarmi una dichiarazione giurata in cui dichiara che lei, Danyo Romijn, non ha mai utilizzato l’indirizzo IP generale 213.86.41.20 per cercare, scrivere o inviare qualcosa sull’MH17.»

Punto di vista sulla persona di Danyo Romijn

Qui sono finiti i contatti con Danyo Romijn. La spiegazione che ho chiesto non è mai arrivata, ha invece ritirato la sua pagina internet ed eliminato su diversi portali dati che fornivano informazioni personali. Tuttavia ho conservato tutte le cose importanti trovate prima di prendere contatto con Romijn.

È straordinario constatare quanti dati personali Danyo Romijn abbia diffuso in rete. Sul suo sito web, svuotato e con la scritta «in costruzione», c’era scritto che è nato il 14 maggio 1970 all’Aia, dove ancora vive. Che ha una figlia, Patricia, nata il 20 ottobre 2005 all’Aia, che ha divorziato nel 2009 e che si occupa parzialmente della propria figlia. «Il mio lavoro è dal 1996 sviluppare software e applicazioni Web, ma ho anche esperienza di gestione di applicazioni e di conversione. Ho recentemente seguito corsi di gestione di progetto. Oltre al mio lavoro ho anche partecipato all’implementazione di siti Web…». Oltre ai siti, i suoi passatemi preferiti sono viaggi, musica e fotografia. «Per quanto riguarda i viaggi, ho viaggiato molto in Europa, ma anche in India, Nepal, Cuba, Aruba e Curaçao. Scatto foto soprattutto quando viaggio, ma anche quando sono a contatto con la natura e a mia figlia. Lavoro nella musica da anni, sia come uditore e, per qualche anno, in gruppi e progetti musicali. Ora faccio musica a casa mia con i sintetizzatori». Segue la lista delle musiche preferite, dei libri preferiti, dei film preferiti, delle commedie preferite, di cosa preferisce bere, del suo animale di compagnia preferito, dei colori preferiti e il suo indirizzo elettronico privato, i**o@danyo.nl. Nel forum per single, Wamba, dice che è alto 1,83 metri, pesa 90 chili. Non fuma, beve solo in compagnia, ha un reddito regolare e gli piacerebbe incontrare una “ragazza” di 36-40 anni, nonché trovare una donna di 37-45 anni. La differenza non mi è chiara. Pratica anche le arti marziali coreane, il taekwondo koryo.

Danyo Romijn sul suo vecchio sito web rivela non solo i dettagli della propria carriera professionale, ma anche i propri hobby: «Mi piace molto anche la fotografia, cui mi dedico soprattutto in vacanza, poi l’architettura (edifici antichi), la natura e, naturalmente, le foto di famiglia, per esempio di mia figli Patricia. Mi considero sempre un fotografo dilettante/nel tempo libero, benché ritenga di avere occhio per una buona composizione». Indi elenca gli apparecchi fotografici che possiede.

Non si può dire che sia il suo principale svago, però il single Romijn è anche alla ricerca di una donna. Anche in questo campo il sangue dell’investigatore corre nelle sue vene. Sul sito olandese di incontri, Leza.nl, ha scoperto cose «brutte» di cui si è subito lamentato: in particolare, i nomi delle donne che flirtano con lui sono «costruiti sempre allo stesso modo: myszka_a_450, alinda_a_228, butterfly_a_723, karina_b_242, maymay_a_744 , sandra_a_179, monika_c_221, primavera_a_824 et jolanda_a_375 ». Romijn ne ha tratto conclusioni in stile Bellingcat, ossia «che sono nomi generati dallo stesso Lexa.nl. Questo non mi piace affatto. Lexa.nl non ne ha proprio bisogno, ha iscritti autentici a sufficienza, allora perché creare falsi profili?». Lexa.nl ha respinto con veemenza le “inchieste” di Danyo Romijn.

La musica è la sua altra passione. Ha cominciato presto a suonare il piano. A 18 anni s’interessa all’hard rock e all’heavy metal. Suona come chitarrista nel gruppo metal Eclipse, poi la tastiera e la chitarra nel Pink Project, gruppo olandese che rende omaggio ai Pink Floyd. Nel 1995 ha fatto parte del gruppo Nangyala e nel 1997 registra un album di musica con il sintetizzatore, dal titolo Void. Danyo Romijn, alias Danyo Romein, dato che è stato anche chiamato Floydian Theo, è un fan del cantante, bassista, compositore, paroliere e produttore di musica britannico, Roger Waters, il cantante dei Pink Floyd, il feroce critico dei Caschi Bianchi in Siria, ossia dei migliori amici di Bellingcat? Se questo non è conflitto d’interessi!

I migliori esperti australiani, belgi, malesi, olandesi e ucraini del Joint Investigation Team (JIT), non riuscendo a trovare prova della responsabilità russa nella catastrofe, hanno fatto proprie le conclusioni di Daniel Romein e del sito Bellingcat: l’aereo sarebbe stato abbattuto da un missile di fabbricazione russa; una curiosa conclusione che non collima con i resti dell’apparecchio.

Conclusione

La risposta alla domanda se Daniel Romein di Bellingcat è Danyo Romijn, questione studiata dall’autore, la lascio decidere al lettore. Se me lo domandaste, vi risponderei che la probabilità è vicina al 100%.

Io invece, da investigatore professionista quale sono stato, mi pongo un altro problema: in che cattive acque dovevano trovarsi le inchieste delle autorità olandesi e del Joint Investigation Team per affidarsi alle indagini raffazzonate da un profano?

Sulla catastrofe dell’MH17 abbiamo pubblicato le conclusioni dell’inchiesta di Ivan A. Andrievskii, primo vicepresidente dell’Unione russa degli ingegneri; «Analisi delle cause del disastro del volo MH17», di Ivan A. Andrievskii, fonte Odnako (Russia), Rete Voltaire, 6 novembre 2014, traduzione Guido Fontana Ros.

Traduzione
Rachele Marmetti

Ringraziamenti: un grazie particolare al lavoro di squadra e allo scambio d’informazioni con gli stimati colleghi olandesi e britannici, che hanno buone ragioni per restare anonimi.

[1De Nederlander die vanuit huis het MH17-gebied uitkamde”, Huib Modderkolk en Bert Lanting, De Volkskrant, 24 februari 2016.

[2La squadra internazionale d’investigazione (JIT) è composta da rappresentanti di Australia, Belgio, Malesia, Olanda e Ucraina. La Russia ne è stata estromessa. NdlR.