Il 16 aprile 2009, l’unità di crisi tattica della polizia boliviano assalta l’Hotel America a Santa Cruz, sorprendendo un gruppo paramilitare. Tre mercenari muoiono durante l’operazione: il capo del commando, il croato Eduardo Rózsa Flores (nella foto), l’irlandese Michael Dwyer, e il doppio cittadino rumeno-ungherese Árpád Magyarosi. Due mercenari vengono arrestati e incarcerati nella prigione centrale di La Paz, il boliviano con passaporto croato Mario Tadic Francisco Astorga e l’ungherese Elod Tóásó.

Dopo nove mesi di indagini, il procuratore Marcelo Soza ha detto che le e-mail trovate nel computer Flores Rózsa hanno permesso di stabilire che il commando stava preparando una operazione denominata "Tree House" (la casa sull’albero). Si trattava di assassinare il presidente della Bolivia, Evo Morales.

Il commando ha ricevuto le sue istruzioni dall’agente Scorpion-B, che è stato identificato come l’ex-colonnello ungherese Istvan Belovai, deceduto il 6 Novembre 2009. Belovai è stato uno dei pezzi grossi dei servizi segreti ungheresi durante la guerra fredda. Nel 1984 è stato assoldato dalla NATO, che aveva aiutato nel catturare Clyde Lee Conrad, una talpa sovietica infiltrata negli uffici tedeschi dell’Alleanza atlantica. Belovai era stato scoperto e a sua volta condannato all’ergastolo per spionaggio nel suo paese. Venne rilasciato dopo il crollo dell’URSS e rivendicò di essere "il primo soldato ungherese della NATO", quando il suo paese aderì all’Organizzazione.

Nel suo paese, Rózsa Flores era un militante del partito neo-nazista Jobbik. Si era legato a Scorpion-B durante le guerre nella ex Jugoslavia.
I mercenari, in Bolivia, erano collegati con un misterioso "Supremo Consiglio", che preparava la secessione della provincia di Santa Cruz e il riconoscimento della sua indipendenza da parte degli Stati Uniti.
Il Procuratore Generale della Bolivia ha, inoltre, rinviato a giudizio un imprenditore di Santa Cruz, Branko Marinkovic, per il finanziamento al commando Rosza Flores di almeno 200000 dollari. L’uomo fuggì negli Stati Uniti il 26 giugno. Marinkovic è uno dei più grandi proprietari terrieri in Bolivia, è il figlio di un criminale ustascia fuggito dalla Jugoslavia alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Sempre secondo l’accusa, l’ex Presidente del "Comitato Civico di Santa Cruz” sarebbe stato un membro del "Consiglio Supremo".

Traduzione di Alessandro Lattanzio