Da sinistra a destra: Stephen Kappes, Barack Obama, Leon Panetta.

Il numero 2 della CIA, il temuto Stephen R. Kappes, ha chiesto di andare in pensione subito e si è ritirato in un coro di lodi, segno di disgrazia definitiva, in un ambiente dove la segretezza è l’unica legge. Il vicedirettore uscente dovrebbe includere le attività che hanno convinto la Libia a rinunciare al suo programma nucleare.

Il numero 3, Michael J. Morell, prende il suo posto e diventa il favorito per succedere all’attuale direttore, Leon E. Panetta (che raggiungerà il limite di età nel giugno 2013). Fran Moore diventa il numero 3, mentre Stephanie O’Sullivan riprende il controllo delle operazioni quotidiane.

Il direttore delle operazioni clandestine, Michael J. Sulick, che aveva legato il suo destino a quello di Kappes, potrebbe anche essere spinto a chiedere il pensionamento anticipato.

Nel 2004, era emerso un conflitto tra la CIA e l’amministrazione Bush, dopo che la Casa Bianca aveva rivelato l’identità dell’agente Valerie Palme, in rappresaglia al marito, l’ambasciatore Joseph Wilson, che aveva affermato che Saddam Hussein non aveva comprato uranio in Niger. Le cose avevano rapidamente preso la forma di una fronda dell’Agenzia contro i neo-conservatori, giustamente accusati di false informazioni per scopi politici, e di compromettere il funzionamento della CIA.
In definitiva, il presidente George W. Bush aveva licenziato il direttore dell’Agenzia e nominato al suo posto un vecchio ufficiale, divenuto parlamentare, Porter J. Goss.
Il Signor Goss era stato anche nominato direttore dell’Intelligence nazionale, che gli ha permesso non solo di purgare la CIA, ma anche per di mettere sotto controllo le altre agenzie di intelligence. La sua prima decisione, entrando nei locali è stato licenziare su due piedi Stephen R. Kappes e Michael J. Sulick. I due uomini sono stati accompagnati ai loro uffici per raccogliere le loro cose e messi subito alla porta. Per mesi, avevano tramato la loro vendetta contro Goss, affrettandone la caduta e il ritorno assieme ai bagagli del suo successore, il generale Michael Hyden.

Vittime dei neo-conservatori, Kappes e Sulick erano sostenuti dai Democratici, tra cui Diane Feisntein (attuale presidente della commissione intelligence del Senato), per scopi puramente politici, senza essere interrogati sul loro operato. Erano, però, gli architetti del diffuso utilizzo di prigioni segrete all’estero e degli omicidi con gli UAV.
Dopo l’elezione di Barack Obama, i Democratici avevano sperato di mettere Kappes alla direzione della CIA e Sulick come numero 2. In definitiva, il segretario repubblicano della Difesa Robert, Gates, e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Brent Scowcroft, repubblicano, avevano costretto il presidente a scegliere un membro democratico della Commissione Baker-Hamilton, Leon E. Panetta, che aveva accettato di prendere Kappes e Sulick nella sua squadra.

Solo dopo che è stato sistemato questo casino politico, la questione dei metodi di Kappes e Sulcik ha cominciato a porsi. Entrambi hanno cercato di globalizzare la gestione dell’intelligence e del personale. Hanno basato il loro lavoro sulla cooperazione con le agenzie straniere, note per essere le più competenti nelle rispettive regioni. In tal modo, hanno potuto risparmiare molto tempo nella pianificazione delle operazioni, ma hanno perso il controllo dell’assunzione degli agenti sul campo. Inoltre, la cooperazione tra le agenzie ha permesso di eliminarne gli avversari in tutto il mondo, sequestrandoli e torturandoli in prigioni segrete in 66 paesi. La scoperta della portata di queste pratiche ha fatto infuriare Leon E. Panetta, un attivista cattolico, molto preoccupato dai problemi etici.

Questa gestione ha prodotto apparenti ottimi risultati, prima di degenerare.

L’errore fatale è stato commesso alla fine del 2009. A quel tempo, Stephen R. Kappes aveva personalmente annunciato al presidente Obama, che aveva assunto, tramite il servizio segreto giordano, uno dei loro agenti infiltrati ai vertici di Al-Qaeda: Khalil Abu-Mulal al-Balawi. Con questa talpa, la CIA poteva sperare di finirla in fretta con Osama Bin Laden, sempre vivo, così dicono, e nascosto dalle tribù tra l’Afghanistan e il Pakistan. Il 30 dicembre 2009, un party di benvenuto fu organizzato nella base Usa a Khost (Afghanistan) in occasione dell’arrivo di questa spia provvidenziale. Dotato di una cintura esplosiva, l’uomo si fece esplodere tra i suoi ospiti, uccidendo 7 persone e ferendone molte altre. Tutti i responsabili locali della CIA sono stati neutralizzati in un colpo.

Da parte sua, la stampa statunitense ha messo in evidenza la morte sotto tortura, nel 2002, di un detenuto della CIA in Afghanistan, Gul Rahman, e di come Kappes aveva bruciato il corpo per occultare il caso. Il suo atteggiamento è stato interpretato come un via libera agli abusi, che divennero perciò la norma.

Infine, una denuncia è vagliata negli Stati Uniti, su iniziativa degli avvocati del John Adams Project (un programma congiunto dell’ACLU e dell’ACDL), circa le torture commesse a Guantanamo. L’associazione è riuscita a ottenere le foto di alcuni dei torturatori della CIA ed esige che siano giudicati. La catena delle responsabilità dovrebbe essere stabilita dal giudice, e porterebbe inevitabilmente a Sulcik e Kappes, a meno che, naturalmente, gli avvocati siano perseguiti per aver pubblicato le foto di ufficiali in servizio, cosa equivalente a un atto di tradimento.

Inoltre, il nuovo numero 2 dell’Agenzia, Michael J. Morell, era l’ufficiale di collegamento dell’Agenzia presso il presidente George W. Bush. Lo ha accompagnato la mattina dell’11 Settembre 200, e gli presentò il briefing quotidiano nella sua auto, prima di giungere nella scuola elementare di Longboat Key (Florida). E’ stato lui che ha informato il presidente che non era un piccolo aereo, ma un aereo di linea, che ha colpito la prima torre del World Trade Center. Fu sempre lui che l’accompagnò durante il volo, e immediatamente gli presentò le motivazioni per accusare Osama bin Ladin. A tale titolo, ha il pieno sostegno dello stato profondo, ed è idoneo ad assumere subito la leadership della CIA.

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 «Porter Goss, le patron de la CIA, veut en découdre avec la France», Réseau Voltaire, 28 settembre 2004.
 «Purge politique à la CIA», Réseau Voltaire, 15 novembre 2004.

Traduzione di Alessandro Lattanzio