La distruzione del Shepherd Hotel, a Gerusalemme Est, per costruire un nuovo insediamento ebraico, solleva una polemica più grande del solito. La stampa sottolinea che la decisione delle autorità israeliane è uno schiaffo a Obama, che gli aveva ordinato di "sospendere" gli insediamenti. Tuttavia, i commentatori occidentali ignorano la natura storica di questa nuova annessione.

Questo edificio non è altro che l’ex residenza del muftì Mohammad Amin al-Husseini (1895-1974), leader della rivolta palestinese contro il dominio coloniale britannico. Fu confiscato dallo Stato di Israele durante l’esilio del muftì, e poi venduto al re dei casinò della Florida, Irving Moskowitz, che l’ha ceduto all’organizzazione sionista Ateret Cohanim, che sponsorizzava, in modo da esere rasa al suolo e creare alloggi riservati agli ebrei al suo posto.

Fin dalla sua nascita, Israele si è impegnato a screditare il muftì Mohammad Amin al-Husseini e a distruggere ogni traccia di lui. La propaganda sionista lo accusa di essersi rifugiato nella Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, dimenticando di specificare che non aveva altra scelta dato che Londra aveva ordinato il suo assassinio. Braccato, il muftì aveva errato in Libano, Iraq, Italia, prima di decidere di stabilirsi in Germania.

Traduzione di Alessandro Lattanzio