In Ruanda, la Commissione nazionale per la lotta contro il genocidio, e in Slovenia, l’Istituto di Studi Internazionali per il Medio-Oriente e i Balcani (IFIMES), chiedono la rimozione del giudice Theodor Meron, presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia e presidente della Corte d’appello del Tribunale penale internazionale per il Ruanda.
Sotto la sua guida, i tribunali internazionali hanno profondamente cambiato la loro giurisprudenza. Hanno smesso di condannare i capi militari per i crimini commessi dai loro subordinati e che non avevano punito.
I tribunali ora ritengono che l’autorità di vigilanza non può essere condannata che quando venga stabilita l’"intenzione diretta" nel commettere questi crimini. Per il dissenziente giudice danese, Frederik Harhoff, che ha inviato una e-mail ai colleghi il 6 giugno (vedi sotto), questo cambiamento è dovuto all’influenza delle forze armate statunitensi e israeliane preoccupate di dover rendere conto, un giorno, delle loro responsabilità.
Il giudice Theodor Meron, 83 anni, è stato successivamente polacco, israeliano e statunitense. È stato consigliere giuridico del governo israeliano e ambasciatore israeliano in Canada e alle Nazioni Unite. Ha acquisito la cittadinanza degli Stati Uniti diventando presidente dell’associazione giuridica internazionale.
FREDERIK HARHOFF, Giudice dell’ICTY Mail a 56 contatti, 6 giugno 2013
Cari amici,
Alcuni di voi potrebbero ormai aver letto i due articoli che ho inviato, e ho pensato che sia doveroso aggiungere alcuni commenti personali a quello che avete letto. Gli articoli sono buoni perché si concentrano su misure che causano profonda preoccupazione sia a me che tra i colleghi qui, nei corridoi del tribunale.
In breve: fino all’autunno 2012, è stata più o meno una pratica della corte che i comandanti militari venissero ritenuti responsabili dei crimini di guerra commessi dai loro subordinati durante la guerra nella ex Jugoslavia, nel 1992-95, quando l’accordo di Daytona pose fine alla guerra nel dicembre 1995.
La responsabilità quindi era, o normale responsabilità penale (1), o favoreggiamento o (2) responsabilità degli ufficiali superiori con responsabilità di comando in un sistema di autorità di comando militare, quando questi non fossero riusciti a evitare un crimine o a punirne i subordinati. Non c’era nulla di nuovo in questo. Avevamo sviluppato anche una responsabilità penale estesa per le persone (ministri, politici, capi militari, funzionari e altri) che avevano sostenuto l’obiettivo globale di sradicare i gruppi etnici in taluni settori attraverso violenze criminali, e che in un modo o in un altro, avessero contribuito al raggiungimento di un tale obiettivo, questa è la responsabilità che va sotto il nome di "impresa criminale congiunta".
Ma poi la corte d’appello del tribunale ha fatto improvvisamente marcia indietro, lo scorso autunno, verso tre generali e ministri nel caso del croato Gotovina. Sono stati assolti dai crimini di guerra compiuti dell’esercito croato durante la cacciata delle forze serbe e del popolo serbo dalle aree principali della Croazia, la cosiddetta zona della Krajina nell’agosto 1995 (Patria di generazioni di serbi).
Poco dopo, la Corte d’appello ha risposto con l’assoluzione del Comandante serbo, Capo di Stato Maggiore, generale Perisic, quando la Corte ha deciso che, anche se con il suo sostegno militare e logistico dalla Serbia alle forze bosniaco-serbe in Bosnia aveva contribuito ai crimini delle forze contro i musulmani bosniaci e i croati bosniaci in Bosnia, Perisic non aveva "destinato" le sue forze a commettere dei crimini. Aveva fornito il supporto, ma non era a conoscenza, secondo la Corte d’appello, che il sostegno sarebbe stato, e fu, usato per commettere crimini in Bosnia, nonostante la quotidiana copertura dei media sui macabri crimini della forze bosniaco-serbe contro i musulmani (e in misura minore i croati) in Bosnia.
E’ comunque molto difficile credere che Perisic non sapesse cosa succedesse in Bosnia, e a cosa effettivamente servisse il suo supporto.
E ora la sentenza della scorsa settimana che ha assolto il capo dei servizi segreti serbi, Generale Jovica Stanisic e il suo scagnozzo Franko Simatovic, per la loro assistenza ai famigerati crimini delle forze bosniaco-serbe in Bosnia contro i musulmani bosniaci e croati, e con la stessa motivazione utilizzata per Perisic, che in quei casi fossero "inconsapevoli" che i loro sforzi sarebbero stati utilizzati per commettere crimini.
Cosa possiamo imparare da ciò? Si potrebbe pensare che l’istituzione militare nei principali Stati (come Stati Uniti e Israele) ritiene che i giudici, in pratica, siano stati sempre troppo attaccati alle responsabilità dei comandanti militari. Si sperava che i comandanti non venissero ritenuti responsabili se non avessero incoraggiato attivamente le forze subordinate a commettere crimini. In altre parole: la corte stava andando troppo lontano attribuendo agli ufficiali comandanti la responsabilità di ogni delitto commesso dai loro subordinati. Così la loro intenzione di commettere dei crimini doveva essere specificamente dimostrata.
Ma questo è esattamente ciò per cui i comandanti vengono pagati: devono garantire che sotto la loro responsabilità non si commettano crimini, e se ci sono, devono fare il possibile per perseguirne i colpevoli. E nessuno sostiene l’idea che l’
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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