I rivoltosi hanno occupato il municipio di Lvov e costretto il governatore a dimettersi. Non si sa chi sia attualmente al potere in questa regione, ma un governo fantoccio formato dalle “forze di opposizione” potrebbe presto esservi istituito. Richieste di ‘autonomia’, o molto probabilmente, espliciti flirt separatisti possono dare a Klischko e ai suoi scagnozzi ulteriore potere contrattuale da usare contro il governo democraticamente eletto nel corso dei “negoziati”. E’ probabile che ulteriori attività estremiste si avranno, guidate da Klischko, come ha proclamato il 22 gennaio, “se devo andare (per strada) sotto i proiettili, andrò sotto i proiettili“. Il leader del partito Batkivshchyna Arsenij Jatsenjuk ha espresso la minaccia provocatoria di sprofondare l’Ucraina nella guerra civile de facto, come ha parimenti affermato il 22 gennaio, “domani (23 gennaio) andremo avanti insieme. E se avrò una pallottola in fronte, allora sia una pallottola in fronte ma in modo onesto, equo e coraggioso.”

E’ evidente ormai che costoro minacciano d’incoraggiare le rispettive milizie nel scatenare una carneficina nel Paese. Come negli eventi della primavera araba, questi provocatori vogliono che ‘alcuni di loro’ siano uccisi dalle forze governative che cercano di ristabilire il controllo sull’anarchia. Una risposta militare o dei Berkut da parte di Janukovich è esattamente ciò che Klischko e Jatsenjuk vogliono. Per loro, più “manifestanti” morti ci sono, meglio è. Va tenuto presente che nel 1980 la Polonia fu sottoposta alla legge marziale per torbidi molto meno violenti di quelli cui assistiamo oggi in Ucraina.

Le autorità devono ora prendere una decisione difficile, oltre che cercare di ristabilire l’ordine nella regione irrequieta o tentare di riprendere il controllo della capitale. La situazione è estremamente grave ed è ormai evidente che questo ibrido frankenstein rivoluzione colorata/primavera araba schizofrenicamente assume sempre più le caratteristiche di quest’ultima (nulla di buono, per questo). Il metodo libico è stato apparentemente ‘perfezionato’ al punto in cui attori esterni si sentono a proprio agio nel piazzarsi in tale vaso di Pandora nella stessa Europa.

E’ chiaro che fin dalla rivoluzione dei Bulldozer in Serbia, oltre un decennio fa, il modello della rivoluzione colorata s’è evoluto nella primavera araba, e ora i due si sono trasformati in EuroMaidan, un nuovo tipo di guerra del nostro secolo. A causa della facilità con cui le ONG s’infiltrano nelle nazioni prese di mira nel mondo globalizzato di oggi, così come gli anelli del terrorismo e del traffico di armi, vengono sincronizzati dalla forte influenza di varie organizzazioni d’intelligence, la minaccia di questa arma/virus ‘sociale’, diffusa in diversi Paesi, non è mai stata così alta. Non dovrebbe essere un caso che 3000 terroristi mediorientali dovrebbero essere trasferiti in Romania, forse per usarli per addestrare militarmente gli elementi dell”opposizione’ ucraina. Ciò dimostra che potenze estere sono intente adoperarsi da tempo per scatenare il più possibile la destabilizzazione.

Gene Sharp è la mente delle apparentemente innocue strategie che sono preludio e ‘fischietto per cani’ di tale epidemia virale, e George Soros n’è il finanziere. Le nazioni devono collaborare per respingere tale lebbra e proteggere se stesse, i loro cittadini e la stabilità globale. Il movimento della primavera araba, come la guerra in Europa, dimostra la fiducia che i coordinatori hanno nell’usare tale arma ovunque a loro piacimento. Oggi, l’Ucraina, domani, qualsiasi altro stato soggettivamente definito ‘non-occidentale e non-liberal-democratico’.

L’Ucraina è stata a lungo al centro dell’ingerenza occidentale nell’ambito di un grande gioco geostrategico volto a contrastare la Russia. Zbigniew Brzezinski scrisse nel 1994 che “non può essere sottolineato abbastanza fortemente che senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero, ma con l’Ucraina resa subalterna e quindi subordinata, la Russia diventa automaticamente un impero.” Poco più di un anno fa, gli Stati Uniti rilasciarono implicitamente una dichiarazione tramite l’allora segretaria di Stato Hillary Clinton, secondo cui avrebbero fatto tutto ciò che è in suo potere per respingere gli sforzi integrazionisti economici della Russia. Dopo aver descritto i piani per l’Unione Eurasiatica della Russia come “movimento per ri-sovietizzare la regione“, ha minacciato “sappiamo qual è l’obiettivo e cerchiamo di capire i modi efficaci per rallentarlo o impedirlo.”

Senza dubbio, il mondo assiste a ciò che gli USA avevano in mente quando minacciavano di “rallentare” e “impedire” la cooperazione economica tra Ucraina e Russia. Con la stabilità ucraina che s’incrina sotto la pressione del caos continuo e dell’economia sull’orlo del collasso quasi totale, la menzogna degli obiettivi “integrazionisti pro-UE” di EuroMaidan si svela. L’UE non accetterà mai che un futuro Stato fallito ucraino, che si lecca le ferite di una guerra civile prolungata, entri nell’organizzazione o, in coordinamento con i suoi padroni della NATO, pianifica assieme al collasso del Paese una lucrosa ricostruzione sotto l’egida dell’occidente. In entrambi i casi, il leggendario ‘percorso verso l’Europa’ si dimostra la farsa che è, e assolutamente nulla di positivo potrà venirne al cittadino medio da ciò che i militanti fanno al loro Paese in nome dell”euro-integrazione’.

I molto pubblicizzati colloqui di un ‘cessate il fuoco’ non sono altro che un tentativo dei sabotatori di guadagnare tempo e continuare a rovesciare più governi regionali (in Ucraina occidentale) possibile. Sono, purtroppo, null’altro che una farsa, come i colloqui di Ginevra II, in quanto i gruppi d’opposizione non desiderano altro che un cambio di regime e non si fermeranno davanti a nulla per raggiungere tale obiettivo. Ogni azione, ogni parola, non è altro che un trucco per ingannare, disarmare e pacificare ogni resistenza in modo che possano avvicinarsi sempre più al loro golpe nazionale eterodiretto.

Fonte
Oriental Review (Russia)

Traduzione di Alessandro Lattanzio (SitoAurora)