La Commissione per la Scienza della camera dei deputati ha riaperto l’affare delle e-mail d’Hillary Clinton. Questa volta l’indagine riguarda la società che ha installato il server personale all’allora segretaria di Stato.

Durante la campagna elettorale presidenziale Donald Trump ha contestato alla Clinton di aver installato un server personale a casa propria e di averlo utilizzato per scambiare e-mail contenenti informazioni secretate. L’ex segretaria di Stato non ha saputo motivare l’installazione, effettuata dalla società Platte River Networks (PRT), di un server privato a casa propria, ripulito prima dell’intervento dell’FBI. Ebbene, possedere un server privato è l’unico modo per scambiare e-mail fuori del controllo dei servizi dello Stato federale e cancellarle senza sottostare alle tutele imposte ai server commerciali. Donald Trump ha ipotizzato che il server fosse stato utilizzato per scambi tra la segretaria di Stato e i Fratelli Mussulmani riguardanti azioni terroristiche.

Benché non abbia potere sul piano penale, la Commissione per la Scienza è, in particolare, preposta alla sicurezza delle comunicazioni dell’Amministrazione. Ha perciò chiesto a Platte River Networks (PRT) di consegnarle il capitolato d’oneri per l’ installazione del server privato protetto della Clinton. Dopo aver cercato di guadagnare tempo, per evitare di rispondere all’ingiunzione PRT ha invocato il 4° e 5° emendamento (in assenza di “presunzione fondata” e d’inchiesta penale, la società rifiuta di trasmettere qualsiasi documento interno e di cooperare all’indagine).

La Commissione si è pertanto rivolta al procuratore generale, Jeff Sessions [1].

Traduzione
Rachele Marmetti

[1Smith Refers Platte River Networks CEO to the Department of Justice”, House Science Committee, 27 aprile 2017.