L’esercito turco ha ideato una strategia militare sotto forma di matrioska. Le operazioni appena iniziate ufficialmente sono contro i jihadisti. In realtà, sono dirette contro la creazione dei nuovi Stati Rojava e Kurdistan, mascherando la possibile realizzazione del giuramento nazionale del 1920 con la conquista della Grecia nordorientale, dell’isola di Cipro, della Siria settentrionale e dell’Iraq settentrionale; irredentismo dichiarato pubblicamente dal presidente Recep Tayyip Erdogan.
L’operazione dell’8 ottobre 2017
Dopo l’accordo raggiunto tra Russia e Turchia negli ultimi negoziati ad Astana, l’esercito turco entrava nel governatorato di Idlib, violando la sovranità siriana, per combattere i jihadisti.
L’esercito turco distingue tra:
– turcomanni siriani, raggruppati sotto la bandiera dell’ex-esercito libero siriano (ASL) e intende usarli come supporto regionale.
– i jihadisti che accettano di continuare la lotta a sud-est asiatico e che dovrebbero essere trasferiti dal servizio segreto turco (MIT).
– tutti gli altri, che vanno eliminati.
L’esercito turco già occupa al-Bab, sempre in violazione della sovranità siriana. La presenza turca a Idlib esclude dall’accesso al Mar Mediterraneo il Rojava. La presenza ad al-Bab gli permette di dividere rapidamente in due il Rojava e schiacciare tale pseudo-Stato.
L’operazione congiunta del 12 ottobre 2017
Turchia, Iran e Iraq hanno accettato di frenare le velleità indipendentiste dello pseudo-Kurdistan. La famiglia Barzani ed Israele hanno gradualmente annesso territori con conflitti locali e guerre. In quindici anni il territorio amministrato dai Barzani e da Israele, denominato "Kurdistan iracheno", ha quintuplicato la propria estensione a detrimento delle popolazioni locali arabe mussulmane e cristiane. Il 25 settembre 2017, la famiglia Barzani ed Israele indissero un referendum per l’indipendenza. Dopo ampi brogli, specialmente nelle aree cristiane, il sì otteneva il 92%. In una manifestazione popolare, la famiglia Barzani, sventolando bandiere curde e israeliane, annunciò che l’indipendenza era irreversibile. La rivista Kurds-Israel rivelò che era stato raggiunto un accordo tra Tel Aviv e Irbil che prevedeva il trasferimento di 200000 cittadini israeliani nel "Kurdistan", non appena dichiarata l’indipendenza. L’esercito israeliano intendeva rapidamente installarvi missili per minacciare Siria ed Iran.
L’oleodotto che collega lo pseudo-Kurdistan al porto di Ceyhan (Turchia) sarà chiuso dall’operatore pubblico turco che lo possiede, BOTAS, tagliando così i ricavi petroliferi dei Barzani. Attualmente il petrolio curdo è soprattutto usato da Total French e viene venduto in Unione Europea, Ucraina e Israele, dove copre quasi tutto il consumo interno.
Lo spazio aereo turco e iraniano sarà chiuso verso lo pseudo-Kurdistan. Data la guerra, lo spazio aereo siriano non è praticabile per i voli civili. I voli da e per Irbil dovranno passare da Baghdad.
I valichi di frontiera tra Turchia e Iran, da un lato, e pseudo-Kurdistan dall’altro, saranno chiusi, riducendo le entrate doganali del possibile nuovo Stato. Per mantenere il commercio turco-iracheno, una nuova strada sarà aperta al confine siriano-iracheno collegando Ankara a Baghdad. L’esercito iracheno schiererà 13000 soldati per garantirne la sicurezza, mentre la costruzione di un nuovo oleodotto lungo questa strada inizierà immediatamente.
Questa strada taglierà le comunicazioni tra pseudo-Kurdistan e Rojava.
L’esercito turco già occupa Bashiqa (pseudo-Kurdistan) dal 2015, in violazione della sovranità irachena.
Un ultimatum verrà inviato alla famiglia Barzani invitandola a rinunciare all’indipendenza entro il 1° novembre. In caso di rifiuto, l’esercito turco si prepara a combattere lo pseudo-Kurdistan. Irbil sarà presa tra due tenaglie, da una parte dal confine turco, dall’altra dalla nuova strada controllata dall’esercito iracheno.
Gli obiettivi della Nuova Turchia
Tre mesi dopo il tentato assassinio e fallito colpo di Stato del luglio 2016, il presidente Recep Tayyip Erdogan pronunciò l’inaugurazione dell’università che reca il suo nome (RTEU), delineando le ambizioni della prima Repubblica Turca e quelle del suo nuovo regime. Riferendosi esplicitamente al "Giuramento Nazionale" (Misak-i Milli), adottato dal Parlamento Ottomano il 12 febbraio 1920, ne giustificava l’irredentismo. Questo giuramento, che guidò il passaggio dall’Impero Ottomano alla Repubblica Turca, rivendica il territorio di Grecia nordorientale (Tracia occidentale e Dodecaneso), Cipro, Siria settentrionale (tra cui Idlib, Aleppo e Hasaqah) e Iraq settentrionale (compresa Mosul).
Solo Hatay (Siria) fu concessa dalla Francia alla Turchia nel 1939. Parigi volle che Ankara la liberasse dai cristiani ortodossi il cui patriarcato risiede ad Antiochia. Dopo aver enumerato uno per uno questi territori, il presidente Recep Tayyip Erdogan li rivendicava [1].
Il presidente Recep Tayyip Erdogan è l’unico capo di stato di un Paese sviluppato a mettere in causa l’ordine internazionale e a rivendicare pubblicamente, se necessario con la forza, nuovi territori.
[1] “’We Are Present in the History of Mosul”, Presidency of the Republic of Turkey, October 15, 2016.
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