Durante la cerimonia di apertura del nuovo anno legislativo del parlamento turco, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha presentato un piano di ricollocamento di due milioni di rifugiati siriani, che ricalca quello già trapelato quattro anni fa.

Erdoğan ha dichiarato che è giunto il momento di rimpatriare in sicurezza i rifugiati siriani cui la Turchia ha dato asilo. Dovrebbe essere istituita un’area di sicurezza in territorio siriano di 30 chilometri di profondità, di cui dovrebbe essere corresponsabile l’esercito turco. Un milione di siriani sarà inserito in nuove comunità, i rimanenti in comunità già esistenti. «Collocheremo le persone in 50 città di 30 mila abitanti e in 140 villaggi di 5 mila abitanti ciascuno», ha precisato il presidente turco.

Secondo la carta già pubblicata da Anadolu Agency, la striscia di terra sarà sottratta al distretto di Qamishli (il cui capoluogo rimarrà al di fuori della zona di sicurezza), in modo tale che sia impossibile immaginare la creazione di uno Stato indipendente. L’area di sicurezza comprenderà però Manbij.

Il progetto sarebbe stato approvato dagli Stati Uniti e potrebbe contare su un finanziamento internazionale.

Il presidente Erdoğan non ha accennato alla sorte di 1.650.000 rifugiati che rimarranno in Turchia.

In passato il presidente Hafez al-Assad aveva concesso all’esercito turco il diritto di perseguire i combattenti kurdi che avessero attaccato la Turchia dal territorio siriano. Aveva anche autorizzato l’esercito israeliano a proteggersi dai tiri dei palestinesi. L’area di penetrazione in territorio siriano era calcolata in funzione della portata dell’artiglieria dell’epoca, ossia circa 30 chilometri.

Traduzione
Rachele Marmetti