Il 25 ottobre 2019 il ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha lanciato il Counter-Hizballah Internationale Partnership (CHIP), ossia il Partenariato Internazionale contro lo Hezbollah, un’iniziativa cui hanno aderito una trentina di Paesi, nonché la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

Secondo la linea della “Riunione Ministeriale per promuovere un futuro di pace e sicurezza in Medio Oriente”, tenutasi a Varsavia il 14 e 15 febbraio 2019, e della successiva riunione in Bahrein del 21 ottobre, gli Stati Uniti vogliono tagliare le entrate non-iraniane dello Hezbollah. Una strategia che dovrebbe mettere alle corde lo Hezbollah e costringerlo a piegarsi all’Iran, fino a provocare una rottura con Teheran.

L’operazione ha condotto al blocco delle attività delle banche libanesi, tuttora chiuse, e le manifestazioni che si susseguono da 12 giorni.

Mentre il popolo libanese scandisce slogan contro il sistema politico che gli è stato imposto dal 1943, nell’ombra i dirigenti affrontano una terribile crisi finanziaria e i parassiti cercano di trasferire all’estero il denaro che hanno rubato.

Il 27 ottobre circa 100 mila manifestanti hanno formato una catena umana lungo i 170 chilometri che uniscono le città di Tripoli, a nord, e Tiro a sud.

L’implacabile strategia degli Stati Uniti, che provoca come effetto collaterale la distruzione dell’economia libanese, già produce i suoi frutti in seno allo Hezbollah.

Traduzione
Rachele Marmetti