La Banca Centrale libanese ha impartito nuove istruzioni alle principali banche del Paese.
Ha ordinato loro:
– di non distribuire agli azionisti i profitti del 2019;
– di aumentare i fondi propri del 10%, rispetto a quelli precedenti il 2019, e di un ulteriore 10% entro il 30 giugno 2020.

I fondi propri delle 16 principali banche (Bank Audi, BLOM Bank, Société générale de banque au Liban (SGBL), Byblos Bank, Fransabank, Bankmed, Bank of Beirut (BOB), Banque Libano-Française (BLF), Creditbank, Crédit libanais, BBAC, IBL Bank, First National Bank (FNB), Lebanon and Gulf Bank, Lebanese Swiss Bank, Saradar) ammontano a 22 miliardi di dollari. La ricapitalizzazione sarà quindi di 4,4 miliardi di dollari.

L’agenzia di rating Ficht ha retrocesso Bank Audi e Byblos Bank da “CCC” a “CCC-“.

Moody’s ha retrocesso il debito pubblico libanese a “Caaa2”.

Sembra che alcune banche private abbiano accettato di eseguire bonifici esteri, nonostante le così violando le istruzioni della Banca Centrale.

Ricordiamo che all’origine dell’attuale rivolta c’è la crisi di liquidità, non già l’istituzione di una tassa per rimediarvi. A causa delle sanzioni USA, finalizzate a tagliare i finanziamenti della diaspora (e non dell’Iran) allo Hezbollah, nel primo semestre 2019 i profitti delle 16 maggiori banche libanesi sono diminuiti del 6,6%.

Traduzione
Rachele Marmetti