La milizia turcomanna siriana, che si è distinta appoggiando l’esercito turco contro il PKK/YPG, ha ricevuto due o più carrarmati Leopard 2A4, versione con sistema digitale.

Questi blindati, fabbricati dalla società tedesca Krauss-Maffei, facevano parte dell’equipaggiamento di quasi tutte le forze NATO degli anni Ottanta. L’esercito turco, che ne ha acquistato 340, ne ha dispiegati in Siria almeno cinquanta e ne ha perso in combattimento una dozzina.

È la prima volta che in Medio Oriente una milizia dispone di blindati moderni.

Non si sa chi siano i piloti di questi carri e dove siano stati addestrati. Occorre un addestramento di almeno quattro mesi prima che ci si possa avventurare su un campo di battaglia. Non si sa nemmeno da chi siano formate le squadre tecniche e da dove provengano i pezzi di ricambio, giacché la manutenzione è indispensabile per il loro funzionamento.

Non si sa se la Germania ne sia stata preliminarmente informata. La milizia turcomanna, con la denominazione di Esercito Nazionale Siriano (ENS), è basata a Idlib, dove protegge gli elementi di Al Qaeda qui rifugiati, curati e nutriti da “ONG” francesi e tedesche.

Il governatorato di Idlib è separato dal resto della Siria da una zona di cessate-il-fuoco, pattugliata dalle forze terrestri russe. Gli accordi precedenti firmati dalla Turchia prevedevano il ritiro di tutte le armi pesanti dal governatorato di Idlib. Dal momento che gli accordi non sono stati rispettati, l’Esercito Arabo Siriano, appoggiato dall’aviazione russa, è intervenuto per cacciare gli jihadisti di Al Qaeda.

Non si sa quale potrebbe essere la reazione dei russi se questi blindati entrassero in contatto con i suoi soldati. Nel 2015 l’esercito turco abbatté un Sukhoi russo; la milizia turcomanna, guidata dal lupo grigio Alparslan Celik, finì, con cognizione di causa, uno dei piloti, Oleg Pechkov. Ne seguì una crisi importante tra Federazione russa da un lato e Turchia e NATO dall’altro.

Traduzione
Rachele Marmetti