La nuova Commissione Europea ha mostrato chiaramente il proprio disegno, ora che gli USA stanno ritirandosi: restituire all’Europa occidentale quel dominio sul resto del mondo che esercitò dal XVI al XIX secolo. Per giustificare il progetto, la Commissione ricorre un’ideologia da due soldi, che utilizza all’inverso il lessico dei filosofi occidentali. Una condotta che sarebbe risibile se non rischiasse di portarci alla guerra.
L’Unione Europea ambisce restituire ai Paesi membri lo status conquistato nei rispettivi imperi con la forza. Il mondo però è cambiato e non è più possibile fondare il colonialismo sulla voragine educativa che un tempo divideva Selvaggi e Civilizzati. Conviene perciò formulare una nuova ideologia per vestire la dominazione europea di nobili ideali.
Un’ideologia che già esiste allo stadio embrionale e che gli Stati Uniti utilizzavano per giustificare la propria leadership. Basta solo renderla più coerente e precisarla meglio.
Lo slogan basilare di questa concezione dichiara che “l’universalismo” non deve più essere inteso come uguaglianza di ognuno davanti alla Legge, quale che sia la sua origine, ricchezza e religione, bensì uguaglianza di trattamento di cui tutti devono poter beneficiare, quale che sia il Paese in cui stanno viaggiando. Da questo punto di vista i veri nemici non sono più disordine e insicurezza generati dall’Occidente, ma gli Stati che dovrebbero proteggerci e invece abusivamente ci trattano diversamente a seconda della nazionalità cui apparteniamo; eccellente dottrina per uno Stato sovranazionale (lo Stato federale USA prima, lo Stato federale europeo poi).
– Sul piano sociologico quest’ideologia giustifica indistintamente ogni forma di migrazione (perché permette di cancellare le frontiere tra gli uomini) e la totale confusione di genere (perché consente di far sparire le ineguaglianze fondate sulle diversità fisiche).
– Sul piano economico questa ideologia milita a favore della libera circolazione dei capitali (che non può essere intralciata dagli Stati) e la globalizzazione degli scambi (perché lega gli uomini per mezzo del commercio).
– Sul piano militare questa ideologia sostiene l’ingerenza della “comunità internazionale” negli “Stati non-globalizzati” (perché refrattari al Nuovo Ordine) e il ricorso a forze armate non statali (dato che alcuni Stati sono destinati a sparire).
– Sul piano politico questa ideologia sostiene ogni causa abbia rilevanza globale, per esempio la battaglia contro la responsabilità dell’uomo nel riscaldamento del pianeta; in fin dei conti ripudia il Diritto Internazionale (ovvero quello convenuto tra le nazioni) in nome di un Diritto globale (ossia quello che va imposto a tutti) [1].
Se la questione immigrazione è diventata tabù per le élite europee dopo lo scacco nel 2015 della cancelliera Merkel, gli altri punti sono da tutti condivisi.
– La confusione dei generi, avviata con la parità uomo-donna, oggi continua con la valorizzazione del modello transgender. Nessuno osa più rilevare che la parità di genere nelle assemblee parlamentari e nei consigli di amministrazione non ha giovato affatto alle classi popolari, ma soltanto alle élite.
Non si capisce perché il passaggio dall’integrazione dei transessuali all’apologia dell’incertezza di genere dovrebbe farci progredire.
– La libera circolazione dei capitali è una delle «Quattro libertà» sancite dall’Atto Unico Europeo (1986). Consente alle grandi società di sottrarsi alla tassazione nazionale; sicché tutti la deplorano ma nessuno intende abrogarla.
La globalizzazione degli scambi ha cancellato milioni di posti di lavoro in Europa e ora comincia a erodere le classi medie [2].
– L’ingerenza militare negli Stati non-globalizzati è il nucleo della dottrina Rumsfeld/Cebrowski, adottata dagli Stati Uniti nel 2001. È stupefacente costatare come le élite occidentali sembrino ancora ignorarla. Infatti la diffusione di un’ampia inchiesta sui 18 anni di “fallimento” degli Stati Uniti nella pacificazione dell’Afghanistan ha suscitato numerose reazioni. Nessuno osa però dire che, lungi dall’essere un fallimento, era proprio questa la missione affidata nel 2001 al Pentagono dal segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld; che la “guerra senza fine” dura da 18 anni e si allarga a un numero sempre maggiore di teatri operativi [3].
L’impiego di forze militari non-statali ha raggiunto l’apice con le organizzazioni jihadiste. Una fra queste, Daesh, è arrivata a costituire un proprio Stato, benché non riconosciuto. E oggi si prosegue con il sostegno ufficiale dell’Unione Europea a un’organizzazione terrorista, il PKK, purché operi in Siria invece che in Turchia [4].
– La lotta contro la responsabilità dell’uomo nel riscaldamento globale è innanzitutto una politica volta a dare nuova linfa all’industria automobilistica, ormai sul finire di un ciclo: il passaggio dai motori a benzina ai motori elettrici. Il fatto che la teoria di Milutin Milanković (posizione della Terra rispetto al Sole) basti a spiegare i cambiamenti climatici attuali, non dissuade dall’affermare che è “scientificamente provato” come il riscaldamento del pianeta sia dovuto all’attività industriale dell’uomo [5].
Il peggio arriverà con l’invenzione di un Diritto Globale.
Ignorando le differenti tradizioni giuridiche nel mondo, l’Unione Europea sovvenziona la Corte Penale Internazionale (CPI). Dopo essere stata a lungo strumento del colonialismo europeo in Africa, la Corte vuole affermare la superiorità degli europei su ogni altro essere umano.
Dopo aver invano tentato di giudicare per crimini contro l’umanità il premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, la Corte spera ora di giudicare il presidente siriano Bashar al-Assad per la sua resistenza alla Confraternita dei Fratelli Mussulmani, nonché Israele per i crimini commessi nei Territori Palestinesi. Non essendo gli europei sospinti da particolare sollecitudine verso i rohingya, siriani o palestinesi, come non osservare che l’Unione sta andando in direzione opposta agli Stati Uniti e tenta di affermarsi come paladina dei mussulmani, pronta a svendere la propria secolare tradizione? [6].
L’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, ha annunciato l’istituzione di un regime globale di sanzioni contro le violazione dei Diritti dell’Uomo, come aveva auspicato il parlamento europeo in aprile scorso (B8.0181/2019). Ispirandosi al modello statunitense del Global Magnitski Act [7], l’Unione Europea s’impancherà a precettare il Bene e il Male, indi distribuirà voti positivi e negativi.
Il significato delle parole cambia. Dal XVI al XVIII secolo in nome dell’universalismo si lottava contro il colonialismo. Dal XIX al XX secolo, l’universalismo dettava il “dovere dell’uomo bianco” e legittimava i mandati dei Paesi “sviluppati” in soccorso dei Paesi “sottosviluppati”. Nel XXI secolo è giustificazione del neo-colonialismo.
La presidente Ursula von der Leyen ha così riassunto il programma di restaurazione della dominazione degli europei: È arrivata l’ora, «Dobbiamo fare uso della Forza».
[1] “Multilateralismo o Diritto Internazionale?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 3 dicembre 2019.
[2] Global Inequality. A New Approach for the Age of Globalization, Branko Milanovic, Harvard University Press, 2016.
[3] The Pentagon’s New Map, Thomas P. M. Barnett, Putnam Publishing Group, 2004. “Aggressione camuffata da guerre civili”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 27 febbraio 2018.
[4] “Le insolubili contraddizioni di Daesh e PKK/YPG”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 12 novembre 2019.
[5] “O la pace o la guerra al CO2: bisogna decidersi”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 29 ottobre 2019.
[6] “La CPI dovrebbe contravvenire alla decisione del Consiglio di Sicurezza e incriminare Bashar al-Assad”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 12 marzo 2019.
[7] “Quel che le accuse anglosassoni alla Russia non dicono”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 luglio 2018.
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