Il 14 dicembre 2021 il parlamento della Bielorussia ha approvato la legge che riconosce il genocidio dei bielorussi da parte dei nazisti.

Nel Paese i nazisti compirono 140 spedizioni punitive. Rasero al suolo oltre 200 città e 9 mila villaggi. Istituirono 250 campi di concentramento per i soldati sovietici prigionieri, nonché 350 per i civili. Nel campo di concentramento più importante morirono 206.500 persone. In totale fu ucciso un terzo della popolazione, vale a dire da 2,5 a 3 milioni di persone.

Le vittime erano tanto bielorussi quanto ebrei, russi, tatari e ucraini. Il piano dei nazisti era germanizzare questo «spazio vitale», insediandovi gli ariani e trattando le popolazioni locali alla stregua di «indiani selvaggi».

Alcune personalità israeliane hanno protestato, ritenendo che le vittime bielorusse furono unicamente membri della resistenza e che lo sterminio riguardò soltanto gli ebrei. Questo significa non conoscere la storia e giudicare questi fatti con l’ottica di quanto accaduto in Europa occidentale. In Bielorussia i nazisti non intendevano risparmiare le varie etnie, salvo gli ebrei che invece dovevano essere sterminati: volevano uccidere tutti coloro che li ostacolavano. In Mein Kampf Adolf Hitler non annuncia che ucciderà gli ebrei dell’Occidente, ma annuncia molto chiaramente che sterminerà gran parte delle popolazioni slave dell’Est, che vivono in quello che considera lo «spazio vitale» degli ariani.

Questa legge è la prima risposta alle risoluzioni del parlamento europeo e alle leggi baltiche e ucraine che confondono crimini nazisti e sovietici.

Traduzione
Rachele Marmetti