Un mese fa il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale nazionalista integralista Valeri Zaloujny, ha scritto a SpaceX per chiedere ottomila terminali supplementari. L’esercito ne aveva già ricevuti 20 mila – i terminali valgono da 1.500 a 2.500 dollari, secondo il modello – generosamente pagati da Polonia, Stati Uniti e Regno Unito.

Secondo il generale Zaoujny, circa 500 terminali al mese sono stati distrutti sui campi di battaglia. Senza questi terminali l’esercito e le autorità civili non possono più comunicare. Già si è verificato un guasto che pare abbia già causato una catastrofe i cui dettagli sono stati secretati.

A oggi il costo dei terminali e delle comunicazioni a carico di SpaceX ammonta a 80 milioni di dollari. Dovrebbe raggiungere 100 milioni di dollari a fine 2022 e 400 milioni a fine 2023.

CNN ha rivelato che SpaceX, che all’inizio della guerra ha comunicato di volersi impegnare a fianco dell’Ucraina, ha scritto al Pentagono per informarlo che non può più sostenere il costo da sola.

Elon Musk, amministratore delegato di Starlink, ha scambiato aspri tweet con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il miliardario, che avendo accesso a tutti i messaggi delle autorità ucraine scambiate su Starlink è a conoscenza di molte informazioni da noi ignorate, ha preso posizione a favore del riconoscimento della Crimea e del Donbass come province russe.

La somma chiesta da SpaceX è trascurabile rispetto al valore della società (127 miliardi di dollari). Elon Musk ha vissuto in Sudafrica fino a 17 anni e sa cosa significa un’ideologia suprematista come quella dei nazionalisti integralisti. Se taglia l’accesso a Starlink, l’esercito ucraino crollerà in pochi giorni.

Traduzione
Rachele Marmetti