Mentre il segretario USA alla Difesa Austin convoca in Germania il “Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina” per fornire sempre più armi a Kiev e alimentare la guerra in Europa, il ministro degli Esteri russo Lavrov è in visita in Brasile, Venezuela, Nicaragua e Cuba. In America Latina, che gli USA considerano il loro “cortile di casa”, sta nascendo un progetto che, sviluppandosi, minerebbe le fondamenta del potere economico statunitense nella regione. Brasile e Argentina hanno stretto un accordo per creare una nuova moneta comune da usare al posto del dollaro negli scambi commerciali tra i due paesi e altri paesi latino-americani. In Brasile Lavrov ha incontrato il presidente Lula, che chiede esplicitamente “la fine del dominio commerciale del dollaro”.

Lo stesso obiettivo viene enunciato nel comunicato sul partenariato strategico tra Brasile e Cina, emesso al termine della visita del presidente Lula a Pechino: “Brasile e Cina hanno concordato di rafforzare gli scambi in valute locali.” I due paesi, facenti parte dei BRICS, hanno anche concordato di promuovere congiuntamente la Nuova Banca per lo Sviluppo, la principale istituzione finanziaria dei BRICS alternativa alla Banca Mondiale dominata dagli USA. Anche negli scambi commerciali tra Cina e Russia, raddoppiati nel giro di un anno, vengono usate le rispettive monete al posto del dollaro. Lo stesso criterio viene usato negli accordi che la Cina conclude con un numero crescente di paesi eurasiatici nel quadro della Nuova Via della Seta.

Di fronte alla crescente ribellione all’impero del dollaro, pilastro del predominio dell’Occidente, i ministri degli Esteri |del G7, riunitisi in Giappone, rispondono con un vero e proprio comunicato di guerra: annunciano altre sanzioni alla Russia e intimano alla Cina e ad altri paesi di “cessare l’assistenza alla guerra russa, o subiranno gravi costi.” E mentre gli Stati Uniti e i loro alleati schierano crescenti forze, anche nucleari, contro la Cina, i ministri degli Esteri del G7 avvertono la Cina di “astenersi da minacce e uso della forza”.