Un accordo di cessate-il-fuoco israelo-libanese – esclusivamente verbale – è stato annunciato dai presidenti statunitense e francese, Joe Biden ed Emmanuel Macron. Al momento in cui scriviamo, i protagonisti non hanno firmato alcun documento.
Questo accordo è stato implorato da Benjamin Netanyahu, tramite il negoziatore americano Amos Hochstein, in piena contraddizione con le posizioni precedenti. La diaspora ebraica è ormai profondamente divisa e in maggioranza non lo sostiene più. L’esercito israeliano è esausto e ha terminato le munizioni. L’obiettivo ufficiale della guerra (consentire a 100 mila israeliani di tornare alle loro case sul confine libanese) non è stato affatto raggiunto. Anzi, Hezbollah sta attaccando basi militari all’interno, fino a Tel Aviv. Anche l’obiettivo non ufficiale (estendere Israele a nord) è fallito. Le FDI sono incontestabilmente vittoriose nei cieli e possono distruggere tutto ciò che vogliono, ma non riescono assolutamente a occupare il territorio libanese, dove la popolazione resiste.
Sembra che l’accordo di cessate-il-fuoco sia valido per 60 giorni. Ciò significa che le ostilità potrebbero riprendere tra due mesi o in qualsiasi momento successivo. Netanyahu sostiene di aver ottenuto il diritto di attaccare Hezbollah se questi ricostituirà la propria forza militare, affermazione assolutamente falsa e smentita da tutte le fonti libanesi coinvolte nei negoziati.
Il primo ministro israeliano designa l’Iran come prossimo obiettivo. Ma Teheran ha partecipato ai negoziati e ha confermato la volontà di abbandonare la strategia dell’Asse della Resistenza, nella prospettiva di un accordo globale con l’Occidente.
Da parte sua la Lega Araba è consapevole che la guerra degli anni Ottanta non è finita, ma si sta spostando verso l’Iraq e la Siria. Per questo motivo l’Iran ha ripreso contatto con i due partiti curdi iracheni e la Turchia ha ripreso i negoziati con Abdullah Ocalan. Intanto le FDI hanno bombardato fino all’ultimo minuto tutte le strade che collegano la Siria al Libano, distruggendone tutti i ponti; mentre gli jihadisti hanno ripreso ad attaccare Damasco, come nella guerra del 2011, quando Netanyahu visitò gli ufficiali di al-Qaeda ricoverati in Israele.
Questo articolo è l’editoriale del numero 110 di Voltaire, actualité internationale, una newsletter disponibile solo in francese, inglese, spagnolo e tedesco.
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