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Eurasia, Rivista di studi geopolitici

Mentre i grandi mezzi di comunicazione dei Paesi aderenti alla NATO hanno santificato il rapporto della commissione presidenziale Kean-Hamilton relativo agli attentati del’11 Settembre, il comico Jean-Marie Bigard si fa beffe di questa assurda storia in un clamoroso successo. Infatti, non più possibile sostenere la versione del governo, senza provocare ilarità.

Florence Hartmann, giornalista di Le Monde divenuta portavoce del Tribunale penale internazionale per l’ex Yugoslavia (TPIY), viene giudicata dal TPIY per oltraggio alla Corte. In effetti, ella ha confermato nel suo libro Paix et Châtiment (Flammarion, 2007), l’esistenza di documenti confidenziali nel procedimento intentato contro Slobodan Milosevic e ne ha dato una descrizione non verificabile.
Questi documenti, forniti dal governo serbo per confondere l’ex leader serbo, sono coperti dal (...)

Invitatosi alla 43A Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baveria, il presidente russo Vladimir V. Putin è venuto per sfidare gli Stati Uniti. Egli ha esortato gli Europei a rompere il Patto atlantico che li lega ad una potenza bellicosa dalla quale essi non hanno niente da sperare. Nel contesto di un possibile intervento militare statunitense contro l’Iran, Mosca gettato lo sconcerto e la divisione tra gli « Alleati ».

Gli interventi dei grandi esperti pubblicati sulle pagine di commento dei media dominanti non riflettono una diversità di pensiero ma, al contrario, rinchiudono il dibattito all’interno di problematiche univoche. Per Cédric Housez, nessuna contestazione è possibile senza rimettere prima in discussione certe rappresentazioni dell’11 settembre e dei dogmi della guerra al terrorismo.

Non è opportuno considerare l’attualità internazionale prescindendo dalle realtà strategiche. Al momento del sequestro avvenuto il 3 settembre 2004 a Beslan, in Russia, che ha causato la morte di 186 bambini, i principali media avevano preso le distanze dall’orrore sostenendo i «Ceceni moderati» di Aslan Maskhadov, appoggiati da Londra e da Washington. Eppure, un anno dopo Chamil Bassaïev, organizzatore dell’operazione concepita per provocare una carneficina, è stato appena proclamato vice-primo ministro del governo in esilio. Ci si rende conto, con distacco, che ancora una volta l’emozione immediata favorisce interessi più complessi: il controllo delle risorse della regione del Caspio.