Fonte
Megachip-Globalist (Italia)

La Germania sta cercando di uscire dal ruolo assegnatole durante il conflitto siriano. Il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, si propone di organizzare un vertice tra grandi potenze per negoziare la pace. Ma questo progetto sarà molto difficile da realizzare, sia perché la Germania ha una responsabilità pesante nella guerra sia perché la Francia vuole ancora distruggere la Repubblica araba siriana.

L’intervento militare di Mosca in Siria non ha semplicemente capovolto le sorti della guerra e seminato il panico tra i jihadisti. Ha mostrato al mondo, in una situazione di guerra reale, le effettive capacità dell’esercito russo, che con sorpresa di tutti dispone di un sistema di interferenza elettronica in grado di rendere sorda e cieca l’Alleanza Atlantica. Nonostante un budget molto più alto, gli Stati Uniti hanno appena perso il loro predominio militare.
Retro-colonizzazione
Perché la Francia vuole rovesciare la Repubblica araba siriana?di
Thierry Meyssan

Tornando alla storia della colonizzazione francese della Siria e confrontandola con l’azione dei presidenti Sarkozy e Hollande, Thierry Meyssan rivela la volontà di alcuni attuali leader francesi di ricolonizzare il paese. Una posizione anacronistica e criminale che rende la Francia attuale uno Stato sempre più odiato in tutto il mondo.

Mentre i media atlantisti sono malati, affetti da una brusca ondata di febbre russofoba, Thierry Meyssan interpreta l’azione militare di Mosca in Siria come il primo passo di una revisione globale delle relazioni internazionali. A suo avviso, quel che è in gioco in Siria non sta nel sapere se la Russia salverà la Repubblica Araba Siriana dai jihadisti, ma se il suo esercito potrà in parte sostituire quello degli Stati Uniti nella regione, al fine di garantirne la sicurezza. Basandosi su un documento interno del Consiglio di sicurezza, afferma che Vladimir Putin e Barack Obama agiscono congiuntamente di fronte ai falchi liberali e ai neoconservatori statunitensi.

I falchi liberali e i neoconservatori non sono riusciti a provocare lo scontro con la Russia per il quale erano stati addestrati durante la Guerra Fredda. In definitiva ha prevalso la voce della ragione. Mentre silenziosamente si negozia un’uscita dalla crisi ucraina, Russia e Cina si preparano a convincere gli Stati Uniti e i loro alleati a partecipare a un’alleanza globale contro il terrorismo islamico. Dopo cinque anni di tensione, fallisce il progetto di presa di potere dei Fratelli Musulmani − la "primavera araba" − e la proclamazione di un califfato. La pace è salva.

L’intervento della CSTO contro il terrorismo in Iraq e la Siria può essere l’inizio di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e la difesa delle popolazioni o, al contrario, di un periodo di confronto Est-Ovest in cui l’Occidente sosterrebbe apertamente il terrorismo. Contrariamente a quanto si crede, questo dispiegamento militare non punta tanto a difendere l’Iraq e la Repubblica araba siriana quanto gli stessi Stati membri della CSTO. Non è dunque negoziabile. I dibattiti dell’Assemblea Generale dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza del 30 settembre consentiranno di conoscere la risposta di Washington e dei suoi alleati alla CSTO. Comunque, nulla sarà come prima.

Gli oppositori all’accordo tra Stati Uniti e Iran hanno lanciato una campagna volta ad accusare la Russia di voler annettere militarmente la Siria analogamente alla Crimea. In realtà Mosca prepara un’operazione contro i jihadisti, in conformità con le risoluzioni dell’Onu, e la farà con o senza Washington. La Casa Bianca ha già organizzato un’operazione congiunta tra la Coalizione internazionale e la Siria. La Francia cerca di approfittare della situazione, sempre sperando di sabotare la riconciliazione Usa-Iran.

Mentre i media europei alimentano le emozioni nel mostrare le fotografie d’un bimbo annegato e con i servizi sulle folle che attraversano i Balcani a piedi, Thierry Meyssan mostra che queste immagini sono manipolate. Di certo, servono agli interessi del capo del padronato tedesco, Ulrich Grillo, nonché alla NATO. Ma esse non fanno capire il fenomeno nel suo insieme e conducono gli europei a risposte inadatte.

Qualunque cosa accada, Washington vincerà in Siria. Questo perché non c’è solo una, ma due politiche statunitensi nei confronti di questo paese. Sia che ci sarà la pace e ci si congratulerà con il presidente Obama per aver saputo negoziare con l’Iran; sia che si sarà la distruzione della Repubblica araba siriana e la sua occupazione da parte della NATO, e ci si congratulerà con alcuni generali statunitensi e con l’ONU per aver messo fine allo spargimento di sangue. Thierry Meyssan rivela qui di seguito questa duplice politica, in particolare il complotto ordito in seno alle Nazioni Unite da parte del Segretario generale aggiunto per gli affari politici.

Si tratta di un cambiamento profondo e significativo che si è appena realizzato nel Levante: l’esercito russo comincia a impegnarsi contro il terrorismo in Siria. Benché sia assente dalla scena internazionale dal tempo della dissoluzione dell’Unione Sovietica e benché proceda con cautela, ha appena costituito una Commissione russo-siriana, fornito armi e intelligence, e inviato consulenti. Tutto questo, più o meno coordinato con la Casa Bianca.
«Sotto i nostri occhi» - Cronaca di politica internazionale n°140
Il mondo dopo l’accordo Washington/Teherandi
Thierry Meyssan

Il cessate il fuoco intervenuto tra gli Stati Uniti e l’Iran ridefinisce i conflitti nel Medio Oriente e sposta la guerra verso il mar Nero. Anche se è troppo presto per prevedere il modo in cui evolverà la rivalità tra Riyad e Teheran o per sapere ciò che diventerà la Turchia, è oramai chiaro che si va verso la pace in Yemen e in Siria.

Da due settimane, la stampa internazionale è in fermento per via delle voci che annunciano l’inizio di un’operazione militare statunitense contro la Siria. Thierry Meyssan, che aveva denunciato una manipolazione del generale John Allen e dei suoi amici al fine di sabotare l’accordo USA/Iran, ritorna qui sull’assurdità di questa imputazione. Spiega perché il sostegno strategico della Russia e della Cina a una Siria laica non sia negoziabile.
Un folle ambizione si trasforma in guerra civile
Clinton, Juppé, Erdoğan, Daesh e il PKKdi
Thierry Meyssan

La ripresa della repressione contro i curdi in Turchia è solo la conseguenza dell’impossibilità di realizzare il piano Juppé-Wright del 2011. Mentre è stato facile schierare Daesh (l’ISIS) nel deserto siriano e nelle province di Ninive e al-Anbar (Iraq), a maggioranza sunnita, si è rivelato impossibile prendere il controllo delle popolazioni curde in Siria. Per realizzare il suo sogno di un Kurdistan fuori dalla Turchia, Recep Tayyip Erdoğan non ha altra scelta che la guerra civile.

Mentre la stampa occidentale accoglie favorevolmente l’autorizzazione da parte della Turchia agli Stati Uniti di utilizzare le sue basi militari per combattere il Daesh, Thierry Meyssan osserva le tensioni interne del paese. Secondo lui, la permanenza di Erdoğan al potere e l’assenza di una nuova maggioranza in vista delle prossime elezioni parlamentari porteranno immediatamente alla guerra civile.

I politici e i giornalisti occidentali sono perplessi sull’accordo tra Teheran e i Paesi 5+1. Molti non credono alle nostre analisi e non riescono a capire che cosa sia stato effettivamente negoziato. In ogni caso, secondo Thierry Meyssan almeno tre elementi che si sono verificati questa settimana sembrano provenire direttamente da questo accordo.
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