Traduzione
Luisa Martini

I responsabili dell’Unione Europea si sbagliano completamente sugli attentati islamisti in Europa e le migrazioni verso la UE di genti in fuga dalle guerre. Thierry Meyssan qui dimostra che tutto ciò non è la conseguenza accidentale dei conflitti nel Medio Oriente allargato e in Africa, ma un obiettivo strategico degli Stati Uniti.

Gli accordi di Oslo, che Yitzhak Rabin et Yasser Arafat avevano imposto ai loro popoli, sono morti durante la campagna elettorale israeliana. Benjamin Netanyahu ha condotto i coloni ebrei verso un’impasse che sarà necessariamente fatale al regime coloniale di Tel Aviv. Così come la Rhodesia non visse che 15 anni, i giorni dello Stato ebraico sono ormai contati.

Washington sembra aver abbandonato la sua mappa di rimodellamento del Levante in favore di un’altra. Tuttavia, il fallimento del primo progetto e la resistenza del popolo siriano non sono di buon auspicio per l’attuazione di questo nuovo piano. Thierry Meyssan torna a parlare degli adattamenti ora richiesti da ciò e della divisione che ha determinato all’interno della Coalizione: da una parte gli Stati Uniti, Israele e l’Arabia Saudita, dall’altra Francia e Turchia.

Se si segue passo passo il discorso anti-terrorismo di Washington e dei suoi alleati del Golfo, chiunque capisce che si tratta soltanto di una giustificazione retorica per una guerra che persegue altri fini. Gli Stati Uniti affermano di voler distruggere l’Emirato Islamico che essi stessi hanno creato, e che esegue per loro la pulizia etnica necessaria al piano di rimodellamento del "Medio Oriente allargato". Ancora più strano, essi affermano di volerlo combattere in Siria con l’opposizione moderata, che è composta dagli stessi jihadisti dell’Emirato. Infine, gli USA hanno distrutto a Rakka degli edifici che erano stati evacuati due giorni prima proprio dall’Emirato Islamico. Per Thierry Meyssan, dietro a queste apparenti contraddizioni prosegue la guerra del (...)

Sebbene da 35 anni sostenga tutti i movimenti jihadisti fino ai più estremisti, l’Arabia Saudita sembra improvvisamente cambiare politica. Minacciata nella sua stessa esistenza da un possibile attacco dell’Emirato Islamico, Riyad ha dato il segnale per la distruzione dell’organizzazione. Ma contrariamente alle apparenze, l’Emirato Islamico rimane sostenuto da Turchia e Israele, che mettono in commercio il petrolio da esso saccheggiato.

Tutti hanno potuto notare la contraddizione di quelli che recentemente definivano l’Emirato Islamico «paladino della libertà» in Siria mentre oggi si indignano per i suoi abusi in Iraq. Ma se questo discorso è di per sé incoerente, ha invece perfettamente senso sul piano strategico: i medesimi individui dovevano essere presentati ieri come alleati e oggi come nemici, anche se continuano sempre ad obbedire agli ordini di Washington. Thierry Meyssan rivela i retroscena della politica degli Stati Uniti attraverso il caso particolare del senatore John McCain, maestro concertatore della "primavera araba" e interlocutore di vecchia data del Califfo Ibrahim.
La strategia russa di fronte all’imperialismo anglosassone
L’inizio del capovolgimento del mondo di
Thierry Meyssan

L’aggressione dei Paesi anglosassoni alla Russia prende la forma di una guerra finanziaria ed economica. Ciò nonostante, Mosca si prepara alle ostilità armate sviluppando l’autarchia della propria agricoltura e moltiplicando le sue alleanze. Secondo Thierry Meyssan, dopo la creazione del califfato nel Levante, Washington sarebbe in procinto di calare una nuova carta sul tavolo, a San Pietroburgo, a settembre. La capacità della Russia di mantenere la propria stabilità interna determinerà allora il corso successivo degli eventi.

Dopo tre anni di guerra contro la Siria, gli "Occidentali" hanno deliberatamente esteso la loro offensiva all’Iraq e poi alla Palestina. Dietro le apparenti contraddizioni politiche tra partiti religiosi e laici, solidi interessi economici spiegano questa strategia. Nel Levante, numerosi gruppi hanno cambiato più volte campo, ma i giacimenti di gas sono sempre quelli.

François Hollande aveva fatto campagna elettorale denunciando allo stesso tempo la gestione catastrofica del suo predecessore, François Sarkozy, e il suo stile volgare e pacchiano. Aveva annunciato un cambiamento immediato. 100 giorni dopo la sua elezione, ha certo cambiato stile, ma non politica. La Francia continua ad affondare ostinatamente nella crisi.
I principali temi dibattuti dalla stampa francese - e soprattutto il modo in cui vengono trattati - illustrano la sottomissione della (...)
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