Traduzione
Marco Emilio Piano

Il discorso di Donald Trump ai leader del mondo musulmano segna un cambiamento radicale nella politica militare degli Stati Uniti. Ora il nemico non è più la Repubblica araba siriana, ma il jihadismo, vale a dire lo strumento strategico del Regno Unito, dell’Arabia Saudita e della Turchia.

L’attuale progetto di Kurdistan sostenuto da Francia e Stati Uniti non ha alcuna relazione con quello, legittimo, riconosciuto dagli stessi paesi nel 1920 alla Conferenza di Sèvres. Non si trova affatto nello stesso territorio! Questo pseudo-Kurdistan è solo una carota occidentale per spingere i curdi siriani a rivoltarsi contro Damasco. La sua creazione non risolverebbe la questione curda e anzi provocherebbe un conflitto paragonabile a quello che da quasi settant’anni contrappone Israele ai palestinesi. Per sbrogliare la situazione attuale, Thierry Meyssan ricostruisce qui le posizioni contraddittorie delle nove grandi potenze estere coinvolte in questo affare.

Washington e Mosca sono riusciti a mantenere il loro accordo sulla Siria dopo che John Kerry ha assicurato al suo omologo russo che le armi fornite dal Pentagono ad Al-Qa’ida e Daesh (ISIS) lo scorso aprile lo erano state in forza di un vecchio programma oggi abbandonato. Si va verso l’interruzione dei negoziati di Ginevra e la ripresa dei colloqui intrasiriani, senza filosauditi e con dentro i curdi.

Da cinque anni la storia dell’Egitto − come quella di molti altri Stati arabi − è una serie di complotti, violenze, annunci e smentite. Tutto ciò che in un certo momento l’opinione pubblica internazionale credeva fosse un dato acquisito è stato rimesso in dubbio da nuovi elementi. Thierry Meyssan prova qui a districare il vero dal falso, interrogandosi al contempo su ciò che ancora nasconde l’attuale presidente al-Sisi.

Thierry Meyssan analizza il sistema politico ed elettorale degli Stati Uniti. A suo parere, l’unica vera questione in gioco nelle elezioni presidenziali è la conservazione del potere degli WASP, mai messo in discussione fin dai tempi della dichiarazione di indipendenza del 1776. Mentre Ted Cruz e Hillary Clinton ne sarebbero i garanti, la candidatura di Donald Trump annuncia un profondo sconvolgimento del sistema che dovrebbe avvenire solo una volta che gli anglosassoni saranno diventati una minoranza della popolazione.

Il presidente cinese Xi Jinping sta compiendo una tournée in Arabia Saudita, Egitto e Iran. Ufficialmente non per parlare di politica ma esclusivamente di economia. La Cina propone agli Stati del Medio Oriente di partecipare alla costruzione della «nuova via della seta» per poter crescere e liberarsi dal colonialismo occidentale.

La stampa occidentale parla poco delle operazioni militari in Siria se non per dire senza alcuna prova che la Coalizione avrebbe bombardato con successo i jihadisti dell’Isis (Daesh), mentre la Russia avrebbe ucciso dei civili innocenti. È davvero difficile farsi un’idea della situazione attuale, tanto più che ogni parte prepara le sue armi in vista di un confronto più ampio. Thierry Meyssan descrive qui lo scenario che si sta profilando.

La guerra che si è estesa fino a Parigi è incomprensibile per i francesi, che sanno poco e niente delle attività segrete del loro governo nel mondo arabo, delle sue alleanze contro natura con le dittature del Golfo e della sua partecipazione attiva al terrorismo internazionale. Questa politica non è mai stata discussa in parlamento e raramente i media mainstream hanno osato interessarsene.
Power & Sunstein, nobili ideali e cinismo letale
Il lato oscuro dell’amministrazione Obamadi
Thierry Meyssan

L’amministrazione USA è profondamente divisa e sono assai pochi quelli che obbediscono a Barack Obama, più preoccupato a trovare una soluzione di compromesso tra le diverse fazioni che a imporre il proprio punto di vista. Dopo aver eliminato il clan Petraeus-Clinton, che intralciava i suoi sforzi, il presidente scopre che Feltman e Power continuano i loro intrallazzi. Thierry Meyssan ripercorre qui la carriera dell’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Samantha Power, e di suo marito, il professore di diritto e teorico della dittatura morbida Cass Sunstein.

L’intervento militare di Mosca in Siria non ha semplicemente capovolto le sorti della guerra e seminato il panico tra i jihadisti. Ha mostrato al mondo, in una situazione di guerra reale, le effettive capacità dell’esercito russo, che con sorpresa di tutti dispone di un sistema di interferenza elettronica in grado di rendere sorda e cieca l’Alleanza Atlantica. Nonostante un budget molto più alto, gli Stati Uniti hanno appena perso il loro predominio militare.

Il conflitto che funesta la Siria non è semplicemente una guerra civile che contrappone tra loro delle comunità, ma una guerra tra due progetti di società.
Da un lato una Siria moderna e laica − rispettosa delle diversità etniche, religiose e politiche − dall’altro l’ideologia dei Fratelli Musulmani, che fin dalla loro creazione, nel 1928, mirano a ristabilire il califfato ottomano attraverso il jihad.
I Fratelli Musulmani assicurano di voler difendere e diffondere l’Islam, ma la loro lettura del (...)

Gli oppositori all’accordo tra Stati Uniti e Iran hanno lanciato una campagna volta ad accusare la Russia di voler annettere militarmente la Siria analogamente alla Crimea. In realtà Mosca prepara un’operazione contro i jihadisti, in conformità con le risoluzioni dell’Onu, e la farà con o senza Washington. La Casa Bianca ha già organizzato un’operazione congiunta tra la Coalizione internazionale e la Siria. La Francia cerca di approfittare della situazione, sempre sperando di sabotare la riconciliazione Usa-Iran.

Mentre la stampa occidentale accoglie favorevolmente l’autorizzazione da parte della Turchia agli Stati Uniti di utilizzare le sue basi militari per combattere il Daesh, Thierry Meyssan osserva le tensioni interne del paese. Secondo lui, la permanenza di Erdoğan al potere e l’assenza di una nuova maggioranza in vista delle prossime elezioni parlamentari porteranno immediatamente alla guerra civile.

I politici e i giornalisti occidentali sono perplessi sull’accordo tra Teheran e i Paesi 5+1. Molti non credono alle nostre analisi e non riescono a capire che cosa sia stato effettivamente negoziato. In ogni caso, secondo Thierry Meyssan almeno tre elementi che si sono verificati questa settimana sembrano provenire direttamente da questo accordo.

Considerando che i giornalisti dovrebbero essere al servizio della pace, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato all’unanimità una risoluzione per la loro protezione nelle zone di guerra. Eppure, due settimane più tardi, il Dipartimento della Difesa statunitense ha pubblicato istruzioni per fermare i professionisti dei media che si dedicano allo spionaggio: un’iniziativa che potrebbe ritorcersi contro i giornalisti degli Stati membri della NATO.
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