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AfriCom : Controllo dell’Africa
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Creata nel 2017 a seguito di uno studio israeliano, l’AfriCom (Comando degli Stati Uniti per l’Africa) non è mai riuscito a stabilire sul continente il proprio quartier generale. Dalla Germania, questa struttura organizza – con il concorso della Francia nella regione del Sahel – operazioni antiterroriste. In cambio, le società transnazionali USA e francesi si assicurano un accesso privilegiato alle materie prime africane.

Numerosi conflitti oppongono Egitto e Sudan:
I confini tra i due Stati non sono stabili. La regione d’Halayeb, occupata dall’Egitto dal 2000, continua a essere rivendicata dal Sudan. In cambio della cessione, nel 2016, delle isole egiziane di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita, il Regno avrebbe riconosciuto la sovranità dell’Egitto su Halayeb.
Il Sudan è governato da una branca dei Fratelli Mussulmani egiziani, oggi fuori legge al Cairo. Il Sudan ha recentemente firmato un accordo militare (...)

«Che il futuro dell’Europa si giochi anche in Africa credo sia molto chiaro soprattutto a noi italiani, per ragioni storiche e geografiche»: lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel suo tour africano, dal 24 al 29 novembre, attraverso Tunisia, Angola, Ghana e Costa d’Avorio. In tal modo, non volendo, ha detto la verità: l’Italia e l’Europa considerano oggi l’Africa molto importante per le stesse «ragioni storiche e geografiche» del passato, ossia di quando essa era sotto il (...)

Mentre i riflettori politico-mediatici sono puntati sulla Siria, al centro di una colossale psyop per far apparire gli aggrediti come aggressori, resta in ombra ciò che avviene in altre parti del Medioriente e in Africa.
Stati uniti, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait ed Emirati – che da cinque anni conducono la guerra in Siria con forze terroriste infiltrate e ora accusano il governo siriano di crimini di guerra sponsorizzando la mostra fotografica Caesar presentata domani a Roma – (...)

«La Libia deve tornare a essere un paese stabile e solido», twitta da Washington il premier Renzi, assicurando il massimo sostegno al «premier Sarraj, finalmente a Tripoli».
Ci stanno pensando a Washington, Parigi, Londra e Roma gli stessi che, dopo aver destabilizzato e frantumato con la guerra lo Stato libico, vanno a raccogliere i cocci con la «missione di assistenza internazionale alla Libia».
L’idea che hanno traspare attraverso autorevoli voci. Paolo Scaroni, che a capo dell’Eni ha (...)

«Il 2016 si annuncia molto complicato a livello internazionale, con tensioni diffuse anche vicino a casa nostra. L’Italia c’è e farà la sua parte, con la professionalità delle proprie donne e dei propri uomini e insieme all’impegno degli alleati»: così Matteo Renzi ha comunicato agli iscritti del Pd la prossima guerra a cui parteciperà l’Italia, quella in Libia, cinque anni dopo la prima.
Il piano è in atto: forze speciali Sas – riporta «The Daily Mirror» – sono già in Libia per preparare l’arrivo (...)

Il virus Ebola è stato scoperto nel 1976, nel nord dello Zaire, in prossimità di un fiume da cui ha preso il nome. L’epidemia aveva allora ucciso 280 persone, prima di sparire.
Sembra che alcuni pipistrelli siano portatori sani della malattia e che possano contaminare certe scimmie e l’uomo. La trasmissione può avvenire tra uomo e uomo per via del sangue, del latte materno, delle feci, del vomito ed eventualmente dalla saliva di un malato avanzato. Sembrerebbe che questa malattia non sia (...)

Washington annuncia la nascita di un centro di comando mi-litare in Liberia
Di fronte all’«epidemia senza precedenti di ebola, che si sta diffondendo in maniera esponenziale in Africa occidentale», il presidente Obama ha annunciato che, «su richiesta del go-verno liberiano», gli Stati uniti stabiliranno «un centro di co-mando militare in Liberia». Si tratta di un «quartier generale di comando della forza congiunta», specifica il Comando Africa degli Stati uniti (la cui «area di responsabilità» (...)

L’ammiraglio William H. McRaven
Dopo aver demolito lo stato libico con 10mila attacchi aerei e forze speciali infiltrate, Stati uniti, Italia, Francia e Gran Bretagna dichiarano la propria «preoccupazione per l’instabilità in Libia». La Farnesina informa che a Tripoli sono in corso violenti scontri tra milizie anche con armi pesanti e che sono stati danneggiati numerosi edifici, per cui la sicurezza non è garantita nemmeno nei grandi hotel della capitale.
Non solo per gli stranieri, ma anche (...)

Si è fatto fotografare nella Casa degli schiavi, sull’isola di Gorée in Senegal, mentre guarda pensoso l’Atlantico attraverso cui milioni di africani furono trasportati in catene nelle Americhe. Si è detto ispirato, come «Presidente afro-americano», da questo luogo che «mi dà motivazioni ancora più grandi per difendere i diritti umani in tutto il mondo».
Con questi toni il presidente Obama ha iniziato il suo viaggio in Africa. Ma, in Sudafrica, è stato accolto da migliaia di lavoratori e studenti che (...)

Parte I: La nuova guerra dei trent’anni in Africa?
Il Mali a prima vista sembra il luogo più improbabile per le potenze della NATO, guidata dal governo neo-colonialista francese del presidente socialista Francois Hollande (e silenziosamente sostenuto fino in fondo dall’amministrazione Obama), per lanciare quello che viene chiamata da alcuni una nuova Guerra dei Trent’anni contro il terrorismo. Il Mali, con una popolazione di circa 12 milioni di abitanti, e una superficie tre e mezzo volte (...)

Il 17 marzo 2011, il Consiglio di sicurezza, con la risoluzione 1973, ha autorizzato la NATO ad intervenire "per proteggere i civili e le aree civili sotto minaccia di attacco in Libia."
Misuriamo il successo della missione della NATO consultando i seguenti dati:
Nel 2010, sotto il "regime di Muammar al-Gaddafi" c’erano in Libia:
3.800.000 libici
2,5 milioni di lavoratori stranieri
6,3 milioni di abitanti.
Oggi ,
1.600.000 di libici sono in esilio mentre ,
2,5 milioni di (...)

Nel momento stesso in cui il presidente democratico Obama ribadiva nel discorso inaugurale che gli Stati uniti, «fonte di speranza per i poveri, sostengono la democrazia in Africa», giganteschi aerei Usa C-17 trasportavano truppe francesi in Mali, dove Washington ha insediato l’anno scorso al potere il capitano Sanogo, addestrato negli Usa dal Pentagono e dalla Cia, acuendo i conflitti interni.
La rapidità con cui è stata lanciata l’operazione, ufficialmente per proteggere il Mali dall’avanzata (...)

Ha visitato nove paesi africani – Senegal, Uganda, Sud Sudan, Kenya, Malawi, Sudafrica, Nigeria, Ghana, Benin – benedicendo le platee con i suoi «God bless you», giurando che Washington ha quale unico scopo in Africa «rafforzare le istituzioni democratiche, promuovere la crescita economica, far avanzare la pace e la sicurezza».
La segretaria di stato Hillary Clinton è dunque andata in Africa, in pieno agosto, per fare opere di bene. L’hanno accompagnata, nella nobile missione, gli executive delle (...)

Un aereo militare Usa è precipitato a Gibuti: lo annuncia l’Africom, il Comando Africa degli Stati uniti, precisando che l’incidente è avvenuto durante un «volo di routine». Resta da vedere che cosa si intende per «routine».
L’aereo era un U-28, un turboelica di fabbricazione svizzera, usato dalle forze speciali: dotato dei più avanzati sistemi elettronici, capace di decollare e atterrare su piste erbose o in terra battuta, è particolarmente adatto alle missioni segrete. A bordo di quello (...)

Tornata nel Regno Unito, dopo diversi mesi in Libia, dove ha riferito dei crimini di guerra della NATO e delle bugie dei media atlantisti, la giornalista Lizzie Phelan continua a lottare per la verità e la giustizia per il popolo della Libia. La sua testimonianza, qui sotto, è un esempio lampante del suo impegno.
Lizzie Phelan trascorse i suoi ultimi giorni in Libia - dove è stata corrispondente di PressTV - intrappolata nel Rixos Hotel con Thierry Meyssan, Mahdi Nazemroaya e due altri membri (...)

600 leader politici e religiosi, provenienti da 80 paesi, rappresentanti i principali rami dell’Islam, dal più reazionario al più progressista, dal più formale al più mistico, si sono incontrati a Teheran per partecipare alla prima Conferenza internazionale sul risveglio islamico. Sono stati riconosciuti, tra i partecipanti, alcuni rivoluzionari arabi che avevano viaggiato a Teheran negli ultimi anni, per studiare il modello di una rivoluzione vittoriosa, prima di iniziare la loro rivoluzione (...)
Incontro con il ministro libico per la Cooperazione
La guerra contro la Libia è un disastro economico per l’Africa e l’Europadi
Thierry Meyssan

Uno dei motivi della guerra contro la Libia è quello di fermare lo sviluppo del continente, consentire l’installazione della base militare dell’US Africom in Cirenaica e l’avvio dello sfruttamento coloniale dell’Africa a beneficio degli Stati Uniti. Per capire questi problemi nascosti, la Rete Voltaire ha intervistato Mohammed Siala, ministro della cooperazione e direttore del fondo sovrano libico.

Mentre i media occidentali celebrano la "Jasmine Revolution", Thierry Meyssan svela il piano statunitense per cercare di fermare l’ira del popolo tunisino e mantenere questa discreta retroguardia della CIA e della NATO. Secondo lui il fenomeno insurrezionale non è finito e la vera rivoluzione, tanto temuta dagli occidentali, potrebbe presto cominciare.

La pirateria a largo della Somalia fa correre i maggiori rischi alle navi che collegano il Mediterraneo all’oceano Indiano. Ufficialmente il fenomeno sfugge a tutti i controlli e le grandi potenze sono state costrette a dislocare la loro marina militare nella zona per scortare le navi mercantili. Tuttavia, in certi porti somali, si possono vedere navi catturate, sapientemente attraccate in fila, in attesa del loro riscatto, senza che i pirati debbano temere le navi da guerra che incontrano a largo. A seguito di una lunga inchiesta, Thierry Meyssan svela gli accomandatari di questo nuovo business.

L’ex compagno di strada di Paul Kagame, prima del genocidio e della presa del potere, il generale Faustin Kayumba Nyamwasa è stato capo di stato maggiore del Ruanda, poi direttore della sua Intelligence, prima di scontrarsi con il Presidente e prendere la strada dell’esilio.
Ha respinto l’accusa di corruzione mossa contro di lui, ed a sua volta accusato il suo vecchio amico, Paul Kagame, di eliminare tutti coloro che non si piegano davanti a lui.
Aveva trovato rifugio in Sudafrica, dove un (...)

Sessantasei delegazioni nazionali, di cui una ventina guidate dai capi di Stato, saranno presenti al secondo summit Africa-America Latina (26-27 settembre), sull’isola di Margarita (Venezuela).
Il vertice sarà co-presieduto dal presidente del Venezuela Hugo Chavez (in qualità di ospite) e dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa (in qualità di presidente dell’UNASUR). In questa occasione, l’istituzione di voli diretti tra i due continenti dovrebbe essere annunciata.
Le delegazioni discuteranno (...)
La « mano tesa » agli Africani
I tre errori di Barack Obama in Africadi
Éric Toussaint, Damien Millet, Aminata Barry Touré, Emilie Tamadaho Atchaca, Ibrahim Yacouba, Jean Victor Lemvo, Luc Mukendi, Solange Koné, Sophie Perchellet, Victor Nzuzi

Barack Obama continua a migliorare l’immagine degli USA. In un discorso pronunciato a Accra al Parlamento ghanese, ha teso la mano agli Africani e si è impegnato ad aiutarli a vincere il sottosviluppo. Come nei messaggi precedenti del Cairo e di Mosca, questa retorica ha sedotto i media atlantisti –finalmente sollevati nel promuovere un “imperatore” simpatico-, ma ha annoiato fortemente gli interessati. I responsabili del Comitato per l’annullamento dei debiti del terzo mondo (CADTM) analizzano questo discorso paternalista.

Dopo aver teso la mano ai musulmani (sempre tentando di destabilizzare l’Iran), dopo avec teso la mano ai Russi, (sempre continuando a preparare, in Europa dell’Est, l’impianto dei missili puntati sopra di loro), il presidente Obama tende la mano agli Africani. Ovunque, egli propone di rifondare le relazioni con gli Stati-Uniti senza pagare il soldo dei crimini del passato. Manlio Dinucci rivela cio’ che nasconde quella impovvisa sollecitudine.

Avrebbero voluto festeggiare l’inizio delle attività sul suolo africano. Ma i responsabili di Africom, il nuovo comando per l’Africa creato dal dipartimento alla difesa e operativo da ieri, hanno dovuto brindare sul freddo suolo di Stoccarda, in Germania, dove la struttura ha dovuto mantenere suo malgrado il proprio quartier generale. Nato con l’obiettivo dichiarato di «razionalizzare la gestione esistente» - finora i paesi africani ricadevano nella giurisdizione di tre comandi diversi - e quello (...)

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