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Mentre la Russia aveva deciso, dopo la cessazione delle ostilità conclusa con gli Stati Uniti, di ritirare i bombardieri dalla Siria, è costretta a tornare sul campo di battaglia, perché Washington violando gli impegni, continua ad inviare armi sofisticate ai jihadisti, anche di al-Qaida e SIIL. In ultima analisi, la portaerei Admiral Kuznetsov sarà schierata a luglio.

Ogni volta che l’Esercito arabo siriano sconfigge i jihadisti, nuovi combattenti arrivano a migliaia nel paese. È chiaro che questa guerra è alimentata dall’esterno, e durerà finché vi si invieranno a morire dei soldati. È inoltre necessario comprendere le ragioni esterne che la fanno tuttora proseguire. Allora e solo allora, potremo elaborare una strategia in grado di risparmiare vite.

La politica estera USA è oggi spesso contraddittoria, come si vede in Siria, dove le truppe addestrate dal Pentagono si battono contro quelle addestrate dalla CIA. Eppure è perfettamente coerente su due punti: dividere l’Europa con da un lato l’Unione europea e dall’altro la Russia; dividere l’Estremo Oriente con da un lato l’ASEAN e dall’altro la Cina. Perché, e la si può prevedere in anticipo?

Mentre decine di liste stanno concorrendo per l’elezione del nuovo Parlamento Serbo del 24 Aprile 2016 e la coalizione del Presidente Tomislav Nikolić e del Primo Ministro Aleksandar Vučić é data vincente dai sondaggi, il paese deve realmente fare una scelta: dovrebbe accettare oggi ciò che ha rifiutato in passato -ovvero un’alleanza con la NATO- o dovrebbe invece ritornare alla sua tradizionale alleanza con la Russia Ortodossa?

Mentre i media trattano le primarie degli Stati Uniti come una competizione tra Trump e Cruz da un lato, tra Clinton e Sanders dall’altra, una macchina si forma per bloccare l’immobiliarista che minaccia gli interessi della classe dominante WASP. Thierry Meyssan espone qui la posta in gioco di cui nessuno parla pubblicamente, per ora.
Quest’articolo è volto a un pubblico consapevole.

La crisi dei profughi che ha colpito l’Unione europea durante il secondo semestre 2015 è stata orchestrata artificialmente. Tuttavia, parecchi gruppi hanno tentato di strumentalizzarla, sia per distruggere le culture nazionali, sia per reclutare lavoratori a basso prezzo o ancora per giustificare il finanziamento della guerra contro la Siria. In definitiva, una volta passata la tempesta e i danni da essa causati, il problema resta soprattutto africano.

Le biografie dei tre principali organizzatori della crisi migratoria e della risposta che le rivolge l’Unione europea attestano i loro legami con l’amministrazione statunitense e la loro anteriore volontà di abolire i confini. Per loro, la migrazione corrente non è un problema umanitario, bensì l’occasione per mettere in pratica le loro teorie.

Da cinque anni la storia dell’Egitto − come quella di molti altri Stati arabi − è una serie di complotti, violenze, annunci e smentite. Tutto ciò che in un certo momento l’opinione pubblica internazionale credeva fosse un dato acquisito è stato rimesso in dubbio da nuovi elementi. Thierry Meyssan prova qui a districare il vero dal falso, interrogandosi al contempo su ciò che ancora nasconde l’attuale presidente al-Sisi.

Fin dalla loro istituzione in Egitto nel 1928, i Fratelli musulmani commisero stragi politiche e tentarono numerosi colpi di Stato. Perciò sono considerati un’organizzazione terroristica nella maggior parte degli Stati arabi. Tuttavia, la fratellanza fu creata dai servizi segreti inglesi, per poi propendere per i nazisti prima di finire nelle mani della CIA. Nel 1978 fornì la maggior parte dei jihadisti arabi che combatterono contro il regime comunista afghano e poi contro l’Armata Rossa. Dal 2004, CIA e dipartimento di Stato hanno cercato di rovesciare i regimi laici arabi e sostituirli con i Fratelli musulmani. Questo piano si realizzò nel 2011 con la primavera araba. Oggi, tutti i gruppi jihadisti sostengono l’ideologia della Fratellanza e tutti i loro capi ne fanno (...)

Benché la situazione economica in Russia sia molto più difficile di quella della Francia, i telespettatori russi hanno plebisicitato il programma "Linea diretta con Vladimir Putin", mentre i francesi hanno storto parecchio il naso davanti ai "Dialoghi cittadini con François Hollande". Entrambi i programmi hanno avuto indici di ascolto paragonabili al livello di sostegno di cui godono queste due personalità. Per Thierry Meyssan, contrariamente alla vulgata dei consulenti di comunicazione, i telespettatori e gli elettori non puniscono gli indicatori economici sfavorevoli. Si convincono in base alla capacità dei loro leader di governare il paese o semplicemente di amministrarlo.

Il movimento "Notte in piedi" appena creato in Francia, ma anche in Spagna e Germania, ha lo scopo di bloccare il disegno di legge el-Khomri sulla riforma del codice del lavoro e, più in generale, lottare contro il neoliberismo. Thierry Meyssan ne denuncia le chiacchiere vuote e sconclusionate, sottolineando l’esplicito riferimenti alla manipolazione degli organizzatori della squadra di Gene Sharp che organizzò, per conto della CIA, le rivoluzioni colorate e la primavera araba.
Il presidente Erdoğan arriverà a privare 5 milioni di turchi della loro nazionalità?
di
Thierry Meyssan

Pian piano, le dichiarazioni del presidente Erdoğan si allontanano sempre di più dai valori universali. Mentre in Occidente si cominciano ad emettere delle flebili critiche nei confronti di quella che si è deciso di definire come "deriva autoritaria" di Ankara, Thierry Meyssan continua a descrivere l’instaurazione di una dittatura basata sulla supremazia dell’etnia turca e dei "valori islamisti".

Contrariamente alle apparenze, la campagna dei "Panama Papers" non avrà l’effetto di limitare le malversazioni finanziarie e aumentare le libertà, ma esattamente l’opposto. Il sistema si contrarrà un po’ di più intorno al Regno Unito, all’Olanda, agli Stati Uniti e a Israele, in modo che loro e solo loro ne avranno il controllo. Nel violare il principio di uguaglianza davanti alla Legge e la loro etica professionale, i membri dell’International Consortium of Investigative Journalists sono stati messi al servizio dei nemici della libertà e dei difensori del Grande capitale, e il fatto che di passaggio essi abbiano colto sul fatto alcuni disonesti non cambierà nulla. Ecco i perché.

Thierry Meyssan analizza il sistema politico ed elettorale degli Stati Uniti. A suo parere, l’unica vera questione in gioco nelle elezioni presidenziali è la conservazione del potere degli WASP, mai messo in discussione fin dai tempi della dichiarazione di indipendenza del 1776. Mentre Ted Cruz e Hillary Clinton ne sarebbero i garanti, la candidatura di Donald Trump annuncia un profondo sconvolgimento del sistema che dovrebbe avvenire solo una volta che gli anglosassoni saranno diventati una minoranza della popolazione.
Il piano delle operazioni contro lo Stato islamico dell’Esercito Arabo Siriano
di
Valentin Vasilescu

Palmyre, la cité mythique de la reine Septimia Bathzabbai Zénobie, est le symbole d’une civilisation raffinée dans laquelle toutes les religions étaient libres et égales, résistant au despotime de l’Empire romain. Partiellement détruite par l’État islamique, elle a été libérée le jour de Pâques 2016 par l’armée arabe syrienne et devrait être reconstruite par les Monuments historiques syriens.
Le quasi 9000 missioni di bombardamento dell’Aeronautica russa hanno neutralizzato le reti di tunnel e gallerie (...)

Non sappiamo ancora chi sia stato il mandante degli attentati di Parigi e Bruxelles. Diverse piste sono state esposte. Tuttavia, solo l’ipotesi di un’operazione decisa dalla Turchia riesce oggi a reggere. Thierry Meyssan racconta il conflitto segreto che tormenta le relazioni tra l’Unione europea, la Francia e la Turchia da cinque anni in qua.

Nel firmare un accordo - peraltro illegale nel diritto internazionale - con la Turchia per rallentare l’afflusso di migranti, i leader dell’Unione europea si sono impegnati più a fondo in un patto con il diavolo. Gran parte dei 3 miliardi di euro all’anno assegnati ad Ankara servirà a finanziare il sostegno ai jihadisti e, di conseguenza, ad aumentare il numero di migranti in fuga dalla guerra. In particolare nell’abrogare il visto nei prossimi mesi con la Turchia, gli europei stabiliscono la libera circolazione tra i campi di al-Qa’ida in Turchia e Bruxelles. Nello schiacciare i popoli iracheno e siriano sotto l’oppressione dei jihadisti che finanziano indirettamente e nell’abbandonare il popolo turco alla dittatura del presidente Erdoğan, si preparano le basi di un vasto confronto di cui saranno le (...)

Il primo documento: "Rapporto dell’intelligence russa sull’attuale aiuto turco allo Stato islamico", Rete Voltaire, 18 febbraio 2016. L’invio di armi e munizioni dalla Turchia al territorio siriano occupato dallo Stato islamico
Il principale fornitore di armi ed equipaggiamenti militari dei combattenti dello SIIL è la Turchia, che agisce attraverso organizzazioni non governative. Le attività in tale settore sono supervisionate dall’Organizzazione dell’Intelligence Nazionale (MIT) turca e i (...)

L’annuncio del ritiro parziale dell’esercito russo dalla Siria ha sollevato molti commenti che spiegano il partito preso degli uni e degli altri, più che la realtà. Non solo, osserva Thierry Meyssan, i fatti dimostrano che le divergenze tra Mosca e Damasco sono state risolte, ma la Russia - che è riuscita a ribaltare l’Occidente nel campo anti-terrorista - intende lasciare i siriani a liberare essi stessi i loro territorio.

Dal maggio 2008, il Libano non rispetta più la propria costituzione e non ha più un bilancio. Il paese, oggi alla deriva, è ridiventato una facile preda per Israele. Il fallimento dell’operazione contro la Siria ha portato il partito coloniale a cercarsi un nuovo obiettivo. Sebbene una seconda guerra civile possa ancora essere evitata, sarà difficile evitare una nuova invasione.

Mentre l’Occidente faceva pressioni sull’Iran affinché abbandonasse il suo programma nucleare civile, i Saud acquistavano la bomba atomica da Israele o dal Pakistan. Ora, con sorpresa generale, il Vicino Oriente è diventato una zona nuclearizzata, dominata da Israele e dall’Arabia Saudita.

L’Esercito Arabo Siriano ha affrontato nei primi quattro anni di guerra un notevole afflusso di mercenari stranieri, male addestrati ma ben armati, mentre non poté mantenere il proprio equipaggiamento dal 2005. Con l’addestramento delle milizie da parte dell’Iran e l’invio di materiale moderno russo, ora recupera il terreno perduto. Da due mesi continua ad avanzare.

Dal 2012, Mosca cerca di portare l’Occidente alla sua causa: difendere la civiltà contro il jihadismo, così come una volta il mondo si unì contro il nazismo. Per questo, in primo luogo si è dissociata della Casa Bianca sui combattenti, che essa considera "jihadisti", e che gli Stati Uniti designano invece come "ribelli". Ora sta cercando di isolare la Turchia. Lungi dall’essere un epifenomeno diplomatico, la cessazione delle ostilità in Siria segna un’inversione di tendenza. Washington ha appena ammesso che non ci sono — o non più — gruppi armati "moderati".

La Russia ha sollevato la questione del futuro della Turchia, rimettendo al Consiglio di sicurezza una relazione d’intelligence sulle attività di sostegno di quel paese a favore dei jihadisti. Il documento include una decina di rivelazioni che mettono in questione il comportamento del MIT. Il problema è che ciascuna delle operazioni citate si riferisce ad altre operazioni in cui gli stessi attori hanno lavorato con gli Stati Uniti o i loro alleati contro la Russia. Queste indicazioni d’intelligence si aggiungono a quelle già disponibili sui legami personali del presidente Erdoğan con il banchiere di Al-Qa’ida e sulla ricettazione da parte di suo figlio del petrolio rubato da Daesh.

La riunione del Gruppo internazionale di sostegno alla Siria sembra segnare la ripresa in mano del dossier da parte della Casa Bianca a scapito dei "neo-conservatori" e dei "falchi liberali". La dichiarazione finale impone una supervisione statunitense-russa all’ONU, revocando a Jeffrey Feltman le sue prerogative. Essa impone una libera circolazione dell’assistenza umanitaria e la cessazione delle ostilità. La formulazione scelta legittima l’azione militare russa non solo contro il Fronte al-Nusra e Daesh ma anche contro Ahrar al-Sham e Jaysh al-Islam. Tuttavia, la dichiarazione non dice nulla in merito al progetto franco-britannico volto a creare uno pseudo-Kurdistan.

Secondo un articolo del Telegraph, il direttore statunitense della National Intelligence è stato recentemente incaricato dal Congresso per "condurre una revisione importante nel finanziamento clandestino russo dei partiti europei negli ultimi dieci anni." Questa rivelazione oltre ad alimentare la "russofobia" ha lo scopo di mettere in guardia entità politiche disobbedienti ancora popolari in tutta Europa e ridimensionare le loro ambizioni per riequilibrare i ruoli e il peso dei loro (...)
Arabia Saudita contro Iran: la placca tettonica petrolifera di Qatif
di
Alfredo Jalife-Rahme, Alessandro Lattanzio

E’ consuetudine nella stampa occidentale avere un’aria da studiosi e spiegare la rivalità tra Arabia Saudita e Iran su base religiosa (sunniti contro sciiti) o etnica (arabi contro persiani). Eppure la storia contraddice tali interpretazioni, mentre uno sguardo sulla mappa del petrolio chiarisce tale conflitto.

La Turchia sta reclutando combattenti stranieri da mandare ad ingrossare le fila dei terroristi in Siria, sta facilitando il movimento transfrontaliero verso quel paese, e le forniture di armi ai gruppi terroristici che operano sul suo territorio.
Secondo quanto riferito, i rappresentanti dello Stato Islamico dell’Iraq e il Levante (ISIL) hanno creato una vasta rete ad Antalya, con l’aiuto dei servizi segreti turchi per reclutare cittadini turchi dai paesi del ex Unione delle Repubbliche (...)

Per la prima volta nella Storia, una squadra specializzata in operazioni psicologiche tenta di fabbricare un candidato alle elezioni presidenziali statunitensi e di portarlo alla Casa Bianca. La sua vittoria, qualora vi riuscisse, attesterebbe la capacità di falsificare il processo elettorale stesso. Inoltre, porrebbe la questione del potere dei militari sulle istituzioni civili.
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