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La vicenda greca è un esperimento. Gli Stati uniti, che hanno imposto la loro politica sia a Bruxelles che a Berlino e Atene, hanno potuto testare il modo di paralizzare ogni opposizione popolare di massa con l’uso del ’doppio pensiero’. Manca solo ormai di diffondere il sentimento di impotenza nel resto dell’Europa per rendere possibile l’ancoraggio della zona euro alla zona dollaro in un unico mercato transatlantico.

Il governo cinese promuove l’internazionalizzazione della “moneta del popolo” (‘RMB’) attraverso una politica di alleanze che ignora le barriere ideologiche. Inizialmente gli sforzi della diplomazia dello yuan erano focalizzati sulla regione Asia-Pacifico, tuttavia in un secondo momento s’è reso necessario avere il sostegno dell’occidente. Dopo che il Presidente Xi Jinping ha visitato Londra, il 19 – 23 ottobre, si gettavano le basi dell’età d’oro tra Cina e Regno Unito, con entrambi i Paesi che cercano di rilanciare l’economia globale con la yuanizzazione.

Il periodo della "Primavera araba" giunge al termine. Ora, la Casa Bianca e il Cremlino stanno cercando di ridisegnare i contorni del "Medio Oriente allargato". Tuttavia, il loro accordo concluso prima dell’intervento militare russo in Siria potrebbe essere modificato dal cambiamento dei rapporti di forza. Non ci sono prove che Mosca accetterà la stabilizzazione della Siria e chiuderà gli occhi sulla spartizione della Turchia e dell’Arabia Saudita che stanno per iniziare. In ogni caso, il rovesciamento incombente modifica il gioco stabilito da cinque anni in qua. La maggior parte delle potenze coinvolte cercano quindi di cambiare casacca prima delle altre.

La Germania sta cercando di uscire dal ruolo assegnatole durante il conflitto siriano. Il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, si propone di organizzare un vertice tra grandi potenze per negoziare la pace. Ma questo progetto sarà molto difficile da realizzare, sia perché la Germania ha una responsabilità pesante nella guerra sia perché la Francia vuole ancora distruggere la Repubblica araba siriana.

L’intervento militare di Mosca in Siria non ha semplicemente capovolto le sorti della guerra e seminato il panico tra i jihadisti. Ha mostrato al mondo, in una situazione di guerra reale, le effettive capacità dell’esercito russo, che con sorpresa di tutti dispone di un sistema di interferenza elettronica in grado di rendere sorda e cieca l’Alleanza Atlantica. Nonostante un budget molto più alto, gli Stati Uniti hanno appena perso il loro predominio militare.
Retro-colonizzazione
Perché la Francia vuole rovesciare la Repubblica araba siriana?di
Thierry Meyssan

Tornando alla storia della colonizzazione francese della Siria e confrontandola con l’azione dei presidenti Sarkozy e Hollande, Thierry Meyssan rivela la volontà di alcuni attuali leader francesi di ricolonizzare il paese. Una posizione anacronistica e criminale che rende la Francia attuale uno Stato sempre più odiato in tutto il mondo.

Mentre i media atlantisti sono malati, affetti da una brusca ondata di febbre russofoba, Thierry Meyssan interpreta l’azione militare di Mosca in Siria come il primo passo di una revisione globale delle relazioni internazionali. A suo avviso, quel che è in gioco in Siria non sta nel sapere se la Russia salverà la Repubblica Araba Siriana dai jihadisti, ma se il suo esercito potrà in parte sostituire quello degli Stati Uniti nella regione, al fine di garantirne la sicurezza. Basandosi su un documento interno del Consiglio di sicurezza, afferma che Vladimir Putin e Barack Obama agiscono congiuntamente di fronte ai falchi liberali e ai neoconservatori statunitensi.

Il professor Alfredo Jalife-Rahme, uno dei maggiori geopolitici attuali e docente in molte accademie militari e diplomatiche, occidentali nonché russe e cinesi, dedica la sua rubrica sul principale quotidiano dell’America Latina alla nuova situazione in Siria. Osserva che la maggior parte dei giornalisti sbaglia a proposito della guerra, così come sull’entrata in scena di Russia e CSTO. Ha reso omaggio al nostro lavoro pionieristico.

Il conflitto che funesta la Siria non è semplicemente una guerra civile che contrappone tra loro delle comunità, ma una guerra tra due progetti di società.
Da un lato una Siria moderna e laica − rispettosa delle diversità etniche, religiose e politiche − dall’altro l’ideologia dei Fratelli Musulmani, che fin dalla loro creazione, nel 1928, mirano a ristabilire il califfato ottomano attraverso il jihad.
I Fratelli Musulmani assicurano di voler difendere e diffondere l’Islam, ma la loro lettura del (...)

I falchi liberali e i neoconservatori non sono riusciti a provocare lo scontro con la Russia per il quale erano stati addestrati durante la Guerra Fredda. In definitiva ha prevalso la voce della ragione. Mentre silenziosamente si negozia un’uscita dalla crisi ucraina, Russia e Cina si preparano a convincere gli Stati Uniti e i loro alleati a partecipare a un’alleanza globale contro il terrorismo islamico. Dopo cinque anni di tensione, fallisce il progetto di presa di potere dei Fratelli Musulmani − la "primavera araba" − e la proclamazione di un califfato. La pace è salva.

L’intervento della CSTO contro il terrorismo in Iraq e la Siria può essere l’inizio di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e la difesa delle popolazioni o, al contrario, di un periodo di confronto Est-Ovest in cui l’Occidente sosterrebbe apertamente il terrorismo. Contrariamente a quanto si crede, questo dispiegamento militare non punta tanto a difendere l’Iraq e la Repubblica araba siriana quanto gli stessi Stati membri della CSTO. Non è dunque negoziabile. I dibattiti dell’Assemblea Generale dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza del 30 settembre consentiranno di conoscere la risposta di Washington e dei suoi alleati alla CSTO. Comunque, nulla sarà come prima.

Mentre la giustizia inglese prova il sostegno del MI6 al SIIL, il governo inglese avverte l’omologo indiano di un possibile attacco da parte del SIIL. Shelley Kasli, redattore del nuovo trimestrale Great Game India, torna sull’uso del terrorismo da parte delle potenze coloniali.

Gli oppositori all’accordo tra Stati Uniti e Iran hanno lanciato una campagna volta ad accusare la Russia di voler annettere militarmente la Siria analogamente alla Crimea. In realtà Mosca prepara un’operazione contro i jihadisti, in conformità con le risoluzioni dell’Onu, e la farà con o senza Washington. La Casa Bianca ha già organizzato un’operazione congiunta tra la Coalizione internazionale e la Siria. La Francia cerca di approfittare della situazione, sempre sperando di sabotare la riconciliazione Usa-Iran.

Mentre i media europei alimentano le emozioni nel mostrare le fotografie d’un bimbo annegato e con i servizi sulle folle che attraversano i Balcani a piedi, Thierry Meyssan mostra che queste immagini sono manipolate. Di certo, servono agli interessi del capo del padronato tedesco, Ulrich Grillo, nonché alla NATO. Ma esse non fanno capire il fenomeno nel suo insieme e conducono gli europei a risposte inadatte.

Mentre l’autorità di Washington non s’è mai fratturata e o è stata incoerente, Alfredo Jalife osserva le posizioni di Henry Kissinger e della Rand Corporation. Il leggendario stratega degli Stati Uniti deplora un mondo che non è governato da Stati sovrani, mentre la task force del complesso militare industriale valuta come Washington può dominare il caos globale.

Qualunque cosa accada, Washington vincerà in Siria. Questo perché non c’è solo una, ma due politiche statunitensi nei confronti di questo paese. Sia che ci sarà la pace e ci si congratulerà con il presidente Obama per aver saputo negoziare con l’Iran; sia che si sarà la distruzione della Repubblica araba siriana e la sua occupazione da parte della NATO, e ci si congratulerà con alcuni generali statunitensi e con l’ONU per aver messo fine allo spargimento di sangue. Thierry Meyssan rivela qui di seguito questa duplice politica, in particolare il complotto ordito in seno alle Nazioni Unite da parte del Segretario generale aggiunto per gli affari politici.

Dopo la svalutazione dello yuan, i mercati finanziari internazionali iniziano a tremare. Washington ha accusato Pechino di concorrenza sleale. Mentre la Cina vuole che lo yuan abbia diritti speciali di prelievo, non è opportuno estenderne la svalutazione. Inoltre, se una guerra valutaria esplode, il governo cinese rischierebbe di aumentare le tensioni economiche e geopolitiche tra i Paesi dell’Asia-Pacifico. Pertanto, gli Stati Uniti ne smantellerebbero le iniziative per la cooperazione regionale, minando quindi l’ascesa della Cina a potenza mondiale.

Si tratta di un cambiamento profondo e significativo che si è appena realizzato nel Levante: l’esercito russo comincia a impegnarsi contro il terrorismo in Siria. Benché sia assente dalla scena internazionale dal tempo della dissoluzione dell’Unione Sovietica e benché proceda con cautela, ha appena costituito una Commissione russo-siriana, fornito armi e intelligence, e inviato consulenti. Tutto questo, più o meno coordinato con la Casa Bianca.
«Sotto i nostri occhi» - Cronaca di politica internazionale n°140
Il mondo dopo l’accordo Washington/Teherandi
Thierry Meyssan

Il cessate il fuoco intervenuto tra gli Stati Uniti e l’Iran ridefinisce i conflitti nel Medio Oriente e sposta la guerra verso il mar Nero. Anche se è troppo presto per prevedere il modo in cui evolverà la rivalità tra Riyad e Teheran o per sapere ciò che diventerà la Turchia, è oramai chiaro che si va verso la pace in Yemen e in Siria.

Da due settimane, la stampa internazionale è in fermento per via delle voci che annunciano l’inizio di un’operazione militare statunitense contro la Siria. Thierry Meyssan, che aveva denunciato una manipolazione del generale John Allen e dei suoi amici al fine di sabotare l’accordo USA/Iran, ritorna qui sull’assurdità di questa imputazione. Spiega perché il sostegno strategico della Russia e della Cina a una Siria laica non sia negoziabile.
Un folle ambizione si trasforma in guerra civile
Clinton, Juppé, Erdoğan, Daesh e il PKKdi
Thierry Meyssan

La ripresa della repressione contro i curdi in Turchia è solo la conseguenza dell’impossibilità di realizzare il piano Juppé-Wright del 2011. Mentre è stato facile schierare Daesh (l’ISIS) nel deserto siriano e nelle province di Ninive e al-Anbar (Iraq), a maggioranza sunnita, si è rivelato impossibile prendere il controllo delle popolazioni curde in Siria. Per realizzare il suo sogno di un Kurdistan fuori dalla Turchia, Recep Tayyip Erdoğan non ha altra scelta che la guerra civile.

Mentre la stampa occidentale accoglie favorevolmente l’autorizzazione da parte della Turchia agli Stati Uniti di utilizzare le sue basi militari per combattere il Daesh, Thierry Meyssan osserva le tensioni interne del paese. Secondo lui, la permanenza di Erdoğan al potere e l’assenza di una nuova maggioranza in vista delle prossime elezioni parlamentari porteranno immediatamente alla guerra civile.

Nell’intervista del 14 luglio su TF1 e France 2, il presidente François Hollande ha negato che Israele possieda la bomba. Ma lo Stato ebraico ha 80-400 testate nucleari e ha già fatto uso di bombe al neutrone sulle popolazioni civili. Hollande l’ignora, al punto da non poter essere il capo della Forze d’attacco, o semplicemente per malafede, disprezzando i suoi concittadini?

I politici e i giornalisti occidentali sono perplessi sull’accordo tra Teheran e i Paesi 5+1. Molti non credono alle nostre analisi e non riescono a capire che cosa sia stato effettivamente negoziato. In ogni caso, secondo Thierry Meyssan almeno tre elementi che si sono verificati questa settimana sembrano provenire direttamente da questo accordo.

L’attuale dibattito sul debito greco ha dato luogo a ogni sorta di minacce, prima contro il governo Tsipras e poi contro gli elettori greci. Pur astenendosi dall’entrare in una discussione sulla parte odiosa di questo debito, Thierry Meyssan osserva la campagna internazionale contro l’uscita della Grecia dalla zona euro. Evidenzia il progetto storico dell’Unione e dell’euro, così come formulato nel 1946 da Churchill e Truman, per concludere che la Grecia è ora intrappolata dal contesto geopolitico internazionale e non dalla sua situazione economica .

Considerando che i giornalisti dovrebbero essere al servizio della pace, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato all’unanimità una risoluzione per la loro protezione nelle zone di guerra. Eppure, due settimane più tardi, il Dipartimento della Difesa statunitense ha pubblicato istruzioni per fermare i professionisti dei media che si dedicano allo spionaggio: un’iniziativa che potrebbe ritorcersi contro i giornalisti degli Stati membri della NATO.
In parallelo ai negoziati Usa-Iran
Esclusivo: i progetti segreti di Israele e Arabia Sauditadi
Thierry Meyssan

La risposta di Tel Aviv e di Riad ai negoziati tra gli Stati Uniti e l’Iran si colloca in continuità con il finanziamento della guerra contro Gaza nel 2008 da parte dell’Arabia Saudita: l’alleanza di uno stato coloniale e di una monarchia oscurantista. Mentre il Medio Oriente è in procinto di sperimentare un cambiamento per dieci anni delle sue regole del gioco, Thierry Meyssan rivela il contenuto dei negoziati segreti tra Tel Aviv e Riad.

Thierry Meyssan, che ha annunciato la caduta di Erdoğan già a dicembre 2014, quando tutti i commentatori internazionali continuavano a crederlo vincitore delle elezioni legislative, ritorna qui sulla carriera del presidente turco. In questa sintesi, evidenzia i legami dell’AKP con i Fratelli Musulmani e il ruolo di Erdoğan nel coordinamento del terrorismo internazionale dopo l’attentato contro il principe saudita Bandar bin Sultan.

Mentre la firma dell’accordo tra Washington e Teheran si avvicina, Thierry Meyssan ripercorre e analizza la politica di François Hollande in Medio Oriente a sostegno delle monarchie del Golfo e dell’apartheid israeliano. Incontrovertibilmente, dimostra che questa politica, in contrasto con i valori della Repubblica e gli interessi della Nazione, serve esclusivamente le ambizioni personali di pochi individui e del gruppo sociale che rappresentano.
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