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Comisión de Dinamización de Asambleas de la Asamblea Popular de Prosperidad
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Dalla geopolitica del petrolio a quella del gas
La Siria al centro della guerra del gas nel Medio Oriente di
Imad Fawzi Shueibi

L’attacco mediatico e militare contro la Siria è direttamente correlato alla concorrenza globale per l’energia, come spiegato dal professor Imad Shuebi nel magistrale articolo che pubblichiamo. Nel momento in cui l’area dell’euro rischia di crollare, dove una grave crisi economica ha portato gli Stati Uniti a indebitarsi per 14940 miliardi, e se la loro influenza sta diminuendo di fronte alle potenze emergenti del BRICS, diventa chiaro che la chiave per la rivincita economico e il dominio politico risiede principalmente nel controllo dell’energia del 21° secolo: il gas. Poiché si trova al centro del più colossale giacimento di gas del mondo, la Siria è nel mirino. Le guerra del secolo scorso sono state per il petrolio, ma ora inizia una nuova era, quella delle guerre per il (...)

Mentre l’opinione pubblica occidentale viene imbevuta di informazioni sulla costituzione di una presunta coalizione internazionale volta a combattere l’«Emirato islamico», quest’ultimo cambia forma con discrezione. I suoi principali ufficiali non sono già più arabi, bensì georgiani e cinesi. Per Thierry Meyssan, questa mutazione dimostra che la NATO intende utilizzare l’«Emirato islamico» in Russia e in Cina. Pertanto, entrambi questi paesi devono intervenire adesso contro gli jihadisti prima che tornino a seminare il caos nei loro paesi di origine.

I cinesi iniziarono a costruire aerei da combattimento copiando aerei sovietici negli anni ’60-’70. Negli ultimi due decenni, la Cina ha quasi completamente colmato il gap tecnologico con l’occidente, divenendo uno dei costruttori di aeromobili militari più noti. Il velivolo cinese J-10B ha un radar AESA (simile all’F-35) ed ha un rivestimento in materiale radar assorbente per ridurre la superficie riflettente, mettendosi alla pari di F-16 e la Mitsubishi F-2 delle forze aeree statunitense, (...)
Il quarto dialogo strategico ed economico tra gli Stati Uniti e la Cina
Quiproquo: la vendita di banche statunitensi alla Cina e la rivalutazione dello yuan di
Alfredo Jalife-Rahme

Il quarto ciclo di negoziati Sino-statunitensi ha avuto luogo tra l’euforia delle nuove concessioni apparenti di Beijing: massicci investimenti finanziari negli Stati Uniti e rivalutazione dello yuan nei confronti del dollaro, come Washington ha a lungo preteso. Tuttavia, non bisogna farsi ingannare sul significato dell’evento, osserva Alfredo Jalife-Rahme: la Cina non ha acconsentito a questi sacrifici per sottomettersi agli Stati Uniti, ma per inibire il loro imperialismo. Beijing ha usato le sue armi finanziarie e monetarie per neutralizzare l’aggressività di Washington, mentre ha cominciato la costruzione di una vasta area di libero scambio, con degli stati finora sotto l’ampia influenza degli Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone

Il gigantesco progetto della Nuova Via della Seta, adottato nel marzo 2013, suggella l’alleanza tra Pechino e Mosca. Il Presidente Xi è giunto a Berlino proponendo di prolungarlo all’Europa occidentale, fino in Germania. Se venisse realizzato, segnerebbe la fine della superiorità statunitense e una svolta dell’Unione europea.

Dopo le sanzioni economiche che Stati Uniti ed Unione Europea hanno imposto alla Russia, Mosca e Pechino tessevano una potente alleanza energetica che ha radicalmente trasformato il mercato mondiale del petrolio. Oltre ad aumentare il commercio di idrocarburi in modo esponenziale, le due potenze orientali hanno deciso di porre fine al dominio del dollaro nel determinare i prezzi dell’oro nero. Il petroyuan è lo strumento di pagamento strategico che promette di facilitare la transizione verso un sistema monetario multipolare, che tenga conto delle diverse valute e rifletta i rapporti di forza nell’ordine mondiale.
L’ipocrita ingerenza del FMI e della Banca mondiale nella Repubblica democratica del Congo
di
Dani Ndombele, José Mukadi, Luc Mukendi, Renaud Vivien, Victor Nzuzi, Yvonne Ngoyi

L’11 agosto 2009 la segretaria di Stato USA Hillary Clinton si era recata nella Repubblica democratica del Congo per esigere l’annullamento del mega-contratto firmato tra Kinshasa e Pechino.
Il FMI ha riportato una nuova vittoria al termine della sua ultima missione nella Repubblica democratica del Congo (RDC) ottenendo la revisione del famoso contratto cinese concluso nel 2007. La soppressione in quel contratto della garanzia dello Stato congolese riporta così il controverso prestito della (...)

Beijing prosegue senza sosta lo sviluppo del progetto della via della seta. La missione della delegazione cinese in Medio Oriente ha portato il vicepresidente, Wang Qishan, quattro giorni in Israele. In forza degli accordi già firmati, cui dovrebbe seguire un accordo di libero scambio, tra due anni la Cina controllerà la maggior parte del settore agroalimentare israeliano, grazie all’alta tecnologia e agli scambi internazionali. Lo scacchiere geopolitico dell’intera regione ne sarà sconvolto.

Dal crollo dell’Unione Sovietica e la fine nominale della guerra fredda, una ventina di anni fa, invece di ridurre la dimensione della loro mastodontica spesa per la difesa, il Congresso e tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno ampliato enormemente la spesa per nuovi sistemi di armamenti, l’aumento delle basi militari permanenti in tutto il mondo e l’espansione della NATO non solo ai paesi del Patto di Varsavia, nell’immediata periferia della Russia, ma ha anche ampliato la NATO e la (...)

Il crescente ruolo della Cina in Venezuela è il risultato degli sforzi sistematici del presidente Hugo Chávez di ridurre l’influenza statunitense sulla sua nazione; una tendenza che si sta estendendo all’intero continente latino-americano. Questa ricca sintesi delle relazioni sino-venezuelane, scritta dalla giornalista di Pravda-Olivia kroth, mostra in modo emblematico lo spostamento in direzione Cina degli equilibri all’interno di una regione che gli Stati Uniti d’America hanno tradizionalmente considerato come loro “giardino di casa” e nel quale adesso si trovano “appesi ad asciugare all’aria.”

Invece di risolvere i problemi dell’Unione europea, il trattato di Lisbona ha aumentato la confusione istituzionale già esistente. L’attuale Comissione amministrativa è stata dotata di un presidente insignificante e di un’ Alta rappresentante non carismatica. Per di più, l’Unione non ha una politica comune coerente, sia nel campo finanziario che in quello della politica estera. Non si può che constatare che si tratta di una struttura pesante e vuota. In questo senso, l’Unione europea sta covando la sua propria morte, come osserva il diplomatico Pierre Charasse.

Il 70° anniversario della vittoria del popolo cinese nella Guerra di resistenza contro l’aggressione giapponese, che si celebra il 3 settembre a Pechino, viene boicottato non solo da Tokyo ma da Washington e quasi tutti i governi della Ue che inviano a Pechino solo esponenti secondari. Grottesco tentativo di cancellare la Storia, analogo a quello nei confronti del 70° anniversario della vittoria sul nazismo, celebrato a Mosca il 9 maggio (vedi «il manifesto» del 12 agosto scorso).
Lo sfondo (...)

Mentre l’Isis diffonde attraverso le compiacenti reti mediatiche mondiali le immagini della terza decapitazione di un cittadino occidentale, suona un altro campanello di allarme: dopo essersi diffuso in Siria e Iraq, l’Isis sta penetrando nel Sud-Est asiatico. Lo comunica la Muir Analytics, società che fornisce alle multinazionali «intelligence contro terrorismo, violenza politica e insurrezione», facente parte dell’«indotto» della Cia in Virginia, usata spesso dalla casa madre per diffondere (...)
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