Il giudice Antonio Cassese ha rassegnato le dimissioni come membro e presidente del Tribunale speciale per il Libano. In un comunicato, ha spiegato la sua decisione con motivi di salute. In realtà la situazione era diventata insostenibile, da quando le nostre rivelazioni sui suoi impegni precedenti, avevano aperto una polemica. Il giornalista libanese Hassan Hamadeh ne aveva fatto un cavallo di battaglia [1], recentemente ripreso da Hezbollah.

Amico personale di Elie Wiesel, il signor Cassese aveva moltiplicato il proprio sostegno allo Stato di Israele e descritto le organizzazioni della resistenza, compresa Hezbollah, di essere dei "terroristi". Aveva pubblicato articoli in riviste giuridiche per giustificare l’occupazione di Gerusalemme. Infine, è stato il consulente legale pagato dei Mujahidin del popolo, un’organizzazione terroristica che vuole rovesciare il governo costituzionale dell’Iran. Molti legami che lo hanno reso una delle parti del conflitto e lo hanno squalificato nel giudicare gli omicidi che si sono verificati in Libano, soprattutto l’assassinio dell’ex primo ministro Rafik Hariri.

L’italiano Antonio Cassese sarà sostituito dal neozelandese David Baragwanath.

Il Tribunale speciale per il Libano non è un tribunale delle Nazioni Unite, néi un tribunale del Libano, ma un corpo trattato tra l’ONU e il governo libanese (e non dallo Stato libanese). Finora, questa entità ibrida non ha rispettato le norme accettate dal diritto internazionale, ma ha seguito un programma politico. Molto stranamente, il Tribunale speciale ha pubblicato diversi rapporti presso il Segretario Generale delle Nazioni Unite, sui suoi metodi e la sua gestione, ma non li ha comunicati al governo libanese quando ha cambiato il suo colore politico. In definitiva, il Tribunale speciale è ancora alla ricerca di una legittimità, mentre i partiti della maggioranza in Libano ne richiedono il suo scioglimento.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

[1"Lettera aperta ad Antonio Cassese, presidente del Tribunale speciale sul Libano", da Hassan Hamade. Réseau Voltaire, 7 marzo 2011.