La Corte Suprema degli Stati Uniti deve deliberare su due casi riguardanti la responsabilità dei social network.

Nel primo caso, Gonzales contro Google, la Corte dovrà pronunciarsi sulla responsabilità di Google per aver lasciato circolare su YouTube, applicazione di cui è proprietario, video radicali. La famiglia di Nohemi Gonzales, cittadina statunitense morta negli attentati di Parigi del 2015, ritengono che i terroristi non avrebbero potuto agire senza il reclutamento di complici attraverso YouTube.

Nella seconda vicenda, Taamneh contro Twitter, la famiglia di Nawras Alassaf, cittadino giordano assassinato da Daesh nel 2017, in un locale notturno di Istanbul, sostiene che i terroristi furono agevolati dalla facilità con cui facevano propaganda su Twitter.

Queste vicende giudiziarie coincidono con l’adozione da parte del Texas e della Florida di leggi che consentono di perseguire i social network che ostacolano la libera manifestazione di determinati punti di vista.

Negli Stati Uniti il Primo emendamento garantisce la totale libertà di espressione, inclusa l’esortazione all’omicidio.

La questione principale sulla quale la Corte dovrà esprimersi riguarda le regole degli algoritmi. Oggi i social network si finanziano con la pubblicità, quindi elaborano algoritmi utili a trattenere il più a lungo possibile l’attenzione dell’internauta, così da propinargli il massimo della pubblicità. Una scelta che oggi li induce a promuovere anche contenuti che non accettano.

Traduzione
Rachele Marmetti