Una settimana dopo il Kirghizistan, anche la Georgia ha adottato una legge sul finanziamento di organizzazioni politiche dall’estero. Per tre giorni ci sono state modeste manifestazioni, che si sono concluse con un assembramento di oltre 10 mila persone. I protestatari hanno chiamato il testo «legge Putin» perché, secondo loro, s’ispira a una legge in vigore in Russia. Il governo ha risposto distribuendo copie dell’equivalente legge statunitense, il Foreign Agents Registration Act (FARA), in vigore… dal 1938.
Durante il dibattito parlamentare, il deputato Aleko Elissachvilli è salito in tribuna e ha colpito con un pugno in faccia il relatore della legge, Mamouka Mdinaradze (foto). Questo personaggio è stato presentato in Europa occidentale come un «difensore della democrazia» (sic).
☞ Aleko Elissachvili è un giornalista della stampa scritta e radiofonica. Ha combattuto in Ucraina contro la Russia [1] nella Legione Internazionale per la difesa territoriale dell’Ucraina. Secondo lui, costringere i giornali finanziati per oltre il 20% dall’estero ad avvertirne i lettori significa attentare alla libertà di espressione.
☞ I legami tra georgiani e i nazionalisti integralisti ucraini sono molti: nel 2013 l’ex presidente filo-statunitense della Georgia, Mikheil Saakachvili (che fece arrestare molti oppositori) lasciò il Paese. Nel 2015 rinunciò alla cittadinanza georgiana e acquisì quella ucraina. Per pressione dei nazionalisti integralisti fu nominato governatore dell’oblast di Odessa. Il presidente Petro Poroshenko gli revocò la cittadinanza ucraina, che gli fu restituita dal presidente Volodymyr Zelensky.
La sua ministra degli Interni in Georgia, Eka Zgouladze, divenne contemporaneamente ministra degli Interni dell’Ucraina. Poroshenko revocò anche a lei la cittadinanza. In quel periodo Zgouladze sposò Raphael Glucksmann, futuro presidente del Comitato speciale del parlamento europeo per l’interferenza straniera, nonché figlio del filosofo anticomunista e collaboratore dell’agenzia di stampa della Freedom House, André Gluksmann. Freedom House era propaggine della Cia per le pubblicazioni di sinistra anticomuniste [2].
Questo articolo è l’editoriale di «Voltaire, attualità internazionale» n° 84. Per saperne di più abbonatevi:
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[1] «დეპუტატი ალეკო ელისაშვილი: უკრაინაში ვარ, მოხალისე მებრძოლთა უცხოურ ლეგიონში», ნანა კვაჭაძე, 13.03.2022.
[2] « Freedom House : quand la liberté n’est qu’un slogan », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 7 septembre 2004.
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