Per il momento la guerra in Ucraina non si è trasformata in terza guerra mondiale. Gli Occidentali si limitano a pagare le spese del conflitto, ma non vogliono combattere a casa loro. Però il costo della guerra continua ad aumentare.
Nel tour europeo in Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna, Zelensky ha raccolto altri miliardi di euro e sterline in aiuti militari. Ciò però non basta. Ora annuncia che presto una coalizione di paesi europei fornirà a Kiev cacciabombardieri da usare contro la Russia. Tra questi potrebbero esserci Tornado italiani con capacità di attacco, anche nucleare, volando a bassissima quota per evadere i radar nemici. L’Italia è ormai paese belligerante: in Sardegna si è appena svolta una grande esercitazione NATO di “reazione rapida” con la partecipazione di oltre 2 mila soldati di Germania, Belgio, Olanda, Norvegia e Lettonia. L’Italia, in veste di nazione ospitante, ha fornito anche il supporto logistico. Questa esercitazione di guerra, però, non si è svolta sotto comando italiano ma sotto comando statunitense.
Tutto questo comporta una crescente spesa militare. Quella dell’Europa è cresciuta nel 2022 del 13% rispetto all’anno precedente, registrando il più forte aumento da 30 anni a questa parte. La spesa militare annua dell’Italia è salita nel 2022 a oltre 30 miliardi di euro, ossia a una media di oltre 80 milioni di euro al giorno. Secondo l’obbligo assunto con la NATO, l’Italia deve portare la propria spesa militare a una media di oltre 100 milioni di euro al giorno. Questo crescente salasso di denaro pubblico per finanziare la guerra aggrava la situazione della stragrande maggioranza della popolazione. Il costo della vita è cresciuto in un anno di oltre l’8%, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi energetici provocato dalla strategia NATO-UE di bloccare le forniture energetiche russe ai paesi dell’Unione Europea.
All’orizzonte si prospetta una crisi ancora più grave, provocata dal debito federale degli Stati Uniti che è raddoppiato in dieci anni, salendo a oltre 31 mila miliardi di dollari. Di fronte al rischio di default, ossia di insolvenza, a Washington si discute sull’innalzamento del “tetto del debito”. La stessa segretaria al Tesoro Janet Yellen avverte: “Un default scatenerebbe una recessione globale, rischierebbe di minare la leadership economica globale degli Stati Uniti e di sollevare dubbi sulla nostra capacità di difendere gli interessi della sicurezza nazionale”. Ciò che a Washington temono di più è la dedollarizzazione dell’economia mondiale nella misura in cui vengono usate negli scambi internazionali lo yuan cinese e altre monete.
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