La tendenza generale

Il lobby sionista danneggia il piano Baker-Hamilton

Quando il progetto dei neoconservatori falli’ sotto i colpi violenti delle resistenze irakene, libanesi e palestinesi, l’establishment degli Stati Uniti ha deciso di reagire per impedire il crollo dell’Impero, creando una commissione bi-partigiana chiamata Baker-Hamilton. Questa commissione ha pubblicato una serie di raccomandazioni basate su 2 principi: la conclusione di accordi con la Siria e l’Iran in modo da assicurare un ritiro onorabile dall’Irak e constringere Israele ad accettare un piano di pace che riposi sulla creazione di uno Stato palestinese in Cis-Giordania e Gaza e sulla restituzione del Golan alla Siria.

Dopo l’elezione di Barack Obama, molti hanno creduto, a torto, che il nuovo Presidente stato-unitense avrebbe immediatamente messo all’opera le raccomandazioni della commissione Baker-Hamilton.

Se ne puo’ dedurre, dopo il discorso di Obama davanti all’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) e le politiche aggressive di Washington verso Teheran e Damasco, che il Lobby sionista, sotto la direzione di Benyamin Netanyahu, ha ultimato il suo colpo di Stato contro la tendenza Baker-Hamilton. Il primo ministro israeliano é riuscito a convincere gli Stati Uniti ad adottare delle politiche offensive, al servizio dello Stato ebraico, con lo scopo di sotterrare definitivamente la pace giusta e globale, rufiutando il diritto di ritorno dei profughi palestinesi, approvando il fatto compiuto comparso dalla colonizzazione ad oltranza della Cis-Giordania e dalla giudaizzazione di Gerusalemme. Queste nuove realtà demoliscono le fondamenta stesse del futuro Stato palestinese.Le pressioni esercitate sulla Siria e l’Iran puntano a sottomettere questi due paesi, i soli nella regione che abbiamo ancora una politica indipendente verso l’Occidente, verso l’egemonia israeliana.La stessa sorte é riservata ai movimenti di resistenza libanesi e palestinesi.

Al momento delle elezioni di metà mandato, nel novembre 2010, il Lobby israeliano ha fatto prova delle sue capacità per influire sulle politiche della Casa Bianca per quanto riguarda la colonizzazione e la giudaizzazione, in quello che poteva essere considerato come la prima “manche”del confronto tra lo stato Ebraico e l’amministrazione US. Alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale presidenziale, il congresso dell’AIPAC é venuto a dare il colpo di grazia alle raccomandazioni della commissione Baker-Hamilton.Barack Obama, i membri della sua amministrazione e gli eletti del Congresso, si sono vergognosamente sottomessi alla volontà di Israele. Tutte le scommesse ed illusioni di certi arabi sulla possibilità di liberare gli Stati Uniti dall’influenza israeliana sono crollate.In mancanza del processo di pace, Obama dirige un’operazione di fusione strategica tra gli USA e Israele e tutti i paesi della regione sono intimati di sottomettersi ai suoi imperativi.

La domanda formulata dal segretario della Difesa, Robert Gates, ultimo guardiano delle raccomandazioni del gruppo Baker-Hamilton – faceva lui stesso parte di questa commissione- di prolungare il termine di presenza delle truppe stato-unitensi in Irak, pianta l’untimo chiodo nel feretro di questa iniziativa fumosa, che puntava a reprimere le conseguenze catastrofiche del fallimento dei neoconservatori nel ” Medio Oriente allargato”.

La nuova scommessa degli Stati Uniti é costruita su un’alleanza con i Fratelli Musulmani. Ma gli eventi in Egitto mostrano che la nuova generazione di militanti di questa confraternita, cosi’ come il movimento rivoluzionario nel suo insieme, vivono un risveglio politico che si articola intorno alla questione palestinese. Il rifiuto della direzione dei Fratelli di partecipare alla manifestazione del 27 maggio segna l’inizio del divorzio tra la confraternita e la gioventù rivoluzionaria, compreso una parte della sua base. La vecchia guardia dei Fratelli, a quanto pare, preferisce concludere accordi con i Generali del Consiglio Militare Supremo, alleati del Pentagono.

Tra la fusione strategica con Israele, la febbre rivoluzonaria dei giovani in egitto, e il fallimento manifesto del complotto contro la Siria, gli Stati Uniti stanno per vivere momenti difficili nel Medio Oriente.Tanto più difficile poiché un movimento determinato, che comprende Sunniti e Chiiti, ostili al mantenimento dei GI’s in Irak, stà per nascere.

La tendenza in Libano

Un colpo di forza per proteggere un segreto pericoloso

L’occupazione da parte delle Forze di sicurezza interna (FSI) manu militari di un edificio appartenente al Ministero delle Telecomunicazioni, e il divieto fatto al ministro interessato, Charbel Nahas, di penetrare nell’edificio, constituiscono un colpo di forza ed un comportamento degno delle milizie che hanno seminato odio, morte e distruzione, durante la guerra civile. Per un campo che pretende da anni voler edificare uno Stato, in opposizione all’Hezbollah, accusato di gestire “uno Stato nello Stato”, la coalizione del 14 marzo ha dimostrato che le sue azioni sono in contraddizione totale con i suoi slogan. Senza la minima vergogna, scrupolo o rimpianto, il direttore generale dei FSI, il generale Achraf Rifi, ha apertamente oltrepassato gli ordini che il suo superiore gerarchico e ministro di tutela, il ministro dell’Interno Ziyad Baroud, gli avevano pertanto dato.

Generale Achrif Rifi

Il direttore generale delle Forze di sicurezza interne libanesi (FSI), il generale Achraf Rifi funzionario di prima categoria e, in principio commesso di Stato, Achra Rifi ha agito comeun capo di milizia della peggior spece, arrivandopersino a mettere indubbio il nazionalismo di un ministro al di sopra di ogni sospetto, Charbel Nahas, e a vantarsi di fatti immaginari che , del resto, fanno parte dei doveri che lasua funzione gli impone. Pensando di spaventare il suo interlocutore, gli ha ricordato come lui ha affrontato il gruppo integrista sunnita Fateh al-Islam e il suo capo Chaker el-Absi.

Tutti sanno che é l’esercito Libanese che ha sradicato questo gruppetto pagando con 170 morti nei suoi ranghi, mentre Rifi intratteneva contatti con l’entourage di el-Absi, come lo provano le registrazioni sonore che ogni Libanese ha avuto l’occasione di ascoltare.

Gli FSI sono pure sospettati di aver lasciato scappare i principali capi del gruppo, tra cui lo stesso Chaker el-Absi.

Snobbando ogni tipo di logica e calpenstando le leggi e la Costituzione, il14 marzo ed il suo capo, il primo Ministro incaricato di terminare gli afari in corso- Saad Hariri, che trascorre la maggior parte del suo tempo all’estero- hanno offerto un totale sostegno a Achrif Rifi. Il Ministro dell’interno Ziyad Baroud, nonostante non facesse parte del campo politico di Charbel Nahas, ha comunque riconosciuto che il Generale Rifi aveva disobbedito agli ordini, rifiutando di togliere gli agenti del FSI dall’edificio in questione.

L’insubordinazione del Generale Rifi ed il suo comportamento che ha sfiorato l’isteria, suscitano numerose interrogazioni. Perché un tale accanimento nel difendere un edificio e il 2° piano che, in teoria contiene degli equipaggiamenti offerti dalla Cina nel 2006, e che il Ministro Nahas voleva ridare alla Cina in modo tale che li rimodernasse e li adattasse alle nuove norme di sicurezza in vigore?

Acharf Rifi ed il suo complice Abdel Menhem Youssef, l’oscuro direttore generale della manutenzione e della compagnia pubblica di telefonia Ogero al Ministero delle Telecomunicazioni, stavano utilizzando gli equipaggiamenti cinesi a dei fini segreti, come ad esempio garantire le linee telefoniche agli insorti siriani lungo il littorale e nel Nord della Siria? C’é un legame tra questa rete di cellulari misteriosa e illegale e le reti di spionaggio israeliane smantellate in questi ultimi 3 anni? Si tratta, semplicemente, di sfruttamento illegale di 50.000 linee telefoniche per ragioni finanziarie?

Se il genenrale Rifi si é permesso un tale comportamento, bisogna che la posta in gioco, qualsiasi essa sia, ne valga veramente la pena.

Nonostante i vari tentativi per smorzare l’affare, il generale Michel Aoun- l’autorità di riferimento politico del Ministro Nahas- é deciso ad andare fino in fondo. L’Hezbollah lo sostiene. I prossimi giorni porteranno forse delle risposte che rischiano di sorprendere e scioccare un gran numero di libanesi.

La tendenza nel modo arabo

Nuovo slancio per la causa palestinese

La vittoria della Resistenza libanese nell’anno 2000, che ha costretto Israele a ritirarsi dal territorio libanese senza controparte politica, ha costituito una fonte d’ispirazione per i Palestinesi. Gli sforzi frenetici dell’Occidente che puntano a ridurre il conflitto alla sua dimensione israelo-palestinese, togliendogli la sua dimensione araba,sono stati vani. Le realtà hanno provato l’impossibilità di isolare gli uni dagli altri i vari sportelli della morsa nei paesi direttamente in riferimento al conflitto con Israele.

Per decenni, la Siria ha resistito ai blocchi e alle pressioni destinate a spezzare le sue relazioni con i movimenti di resistenza con lo scopo di spingerla alla resa accettando compromessi, a descapito dei propri diritti nazionali nel Golan.

Nel frattempo, i Palestinesi sono riusciti a liberare Gaza obbligando il duro ”Ariel Sharon” a fuggire dalla striscia. Sono in più riusciti a difendere lo stretto territorio di fronte alle aggressioni israeliane e alle enormi pressioni occidentali, condotte dagli Stati Uniti, cha hanno vergognosamente calpestato i principi democratici rifiutando di riconoscere la vittoria dell’Hamas alle elezioni del gennaio 2006, sorvegliate da osservatori venuti dall’Europa a dall’America.

Le nuove situazioni fuoriuscite dalle rivoluzioni nel Medio Oriente mostrano che i popoli arabi, in particolare in Egitto ed in Giordania, restano attaccati alla loro causa centrale, quella della Palestina. A dispetto della firma degli accordi di pace del Camp David e di Wadi Araba, questi popoli hanno rifiutato ogni tipo di normalizzazione con un’entità che ha defraudato la terra dei Palestinesi.

La determinazione degli Stati Uniti e dell’Europa ad imporre l’egemonia israeliana si illustra nell’adozione del progetto di “Stato Ebreo" che passa obbligatoriamente dal rifiuto del ritorno dei profughi palestinesi, l’allontanamento della presenza palestinese in Cis-Giordania, l’aumento delle pressioni sugli arabi dei territori del 1948 e la giudaizzazione di Gerusalemme.

L’occupazione israeliana ha praticamente danneggiato le fondamenta del progetto dei 2 stati e l’ha trasformato in uno slogan vuoto che i Palestinesi non sono nemmeno autorizzati a concretizzare simbolicamente alle Nazioni Unite a causa della minaccia di sanzione e rappresaglie da parte di Washington.

Il risveglio dei Palestinesi che si é manifestato nel momento della marcia del Ritorno il 15 maggio, e l’effervescienza popolare in Giordania ed in Egitto nei riguardi della Palestina, prevedono che lalotta dei Palestinesi conoscerà un nuovo smancio alla luce delle realtà consacrate dalle vittorie della Resistenza libanese negli anni 2000 e 2006.

Traduzione
Carola Carlotta
Fonte
New Orient News ">New Orient News