I principali leader delle agenzie di intelligence degli Stati Uniti, hanno suscitato emozione nelle loro audizioni annuali presso la Commissione parlamentare sull’Intelligence del 2 febbraio 2010.

Dennis C. Blair, Direttore della National Intelligence, per primo a evocato una possibile guerra nel cyberspazio, da cui si è capito che sarebbe stata dichiarata dalla Cina e metterebbe a repentaglio l’intera infrastruttura informatica mondiale.

Poi ha annunciato che il suo dipartimento si riservava il diritto di assassinare chiunque fosse legato a un gruppo terroristico che minacci la vita dei cittadini degli Stati Uniti, anche quando l’indagato è egli stesso un cittadino degli Stati Uniti, e ovunque si trovasse.

In particolare l’ammiraglio Blair, il direttore della CIA, Leon Panetta, il direttore dell’FBI, Robert Mueller, il direttore del servizio segreto militare, Ronald Burgess, e il direttore del dipartimento dell’intelligence di Stato, John Dinger hanno tutti detto che Al-Qaida sta progettando un attacco di nuovo tipo, in modo da sfuggire alla lotta contro il terrorismo, e potrebbe colpire il territorio degli Stati Uniti entro tre-sei mesi.

A uso interno, questa affermazione mira a preparare l’opinione pubblica statunitense a una nuova catastrofe, e a un possibile ritorno alla politica dei neo-conservatori. Ma, a uso esterno, mira a contrastare le voci diffuse da importanti giornali del Medio Oriente, come Kheyan (Iran), Al-Binaa (Libano) e Al-Wataan (Siria). Secondo questi media, per rilanciare lo "scontro di civiltà", lo stato ebraico sta organizzando un nuovo 11 settembre, che verrebbe attribuito ad Al-Qaida. Tuttavia, secondo queste fonti, funzionari dei servizi segreti iraniani e turchi hanno osservato consiglieri israeliani compiere preparativi non negli Stati Uniti, ma in Europa. Tel Aviv starebbe esplorando la possibilità di colpire un bersaglio dal forte valore religioso, come Notre-Dame de Paris o la Basilica di San Pietro a Roma. Questo attacco potrebbe giustificare una nuova crociata contro l’Islam.

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Traduzione di Alessandro Lattanzio