Mentre i grandi mezzi di comunicazione dei Paesi aderenti alla NATO hanno santificato il rapporto della commissione presidenziale Kean-Hamilton relativo agli attentati del’11 Settembre, il comico Jean-Marie Bigard si fa beffe di questa assurda storia in un clamoroso successo. Infatti, non più possibile sostenere la versione del governo, senza provocare ilarità.
Mentre la contestazione alla versione governativa sugli attentati dell’11 settembre 2001 continua a crescere in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, la "cortina di ferro" dei media occidentali continua a svilupparsi. Una "cappa di piombo" ha colpito i paesi della NATO ed i suoi alleati. Tutti gli interrogativi su questi fatti sono immediatamente classificati come "deliri cospirazionisti" e i loro autori screditati ed emarginati. Tuttavia, il più sorprendente, in questa era di globalizzazione delle informazioni non è il monolitismo degli USA, ma la loro capacità di nascondere al proprio pubblico l’entità del movimento per la verità sul 9 / 11 nel resto del mondo. Neanche una parola sulle migliaia di personalità straniere, tra cui premi Nobel o capi di Stato, che hanno dichiarato pubblicamente di non credere alla versione delle amministrazioni Bush e Obama.
Mentre ci avviciniamo all’ottavo anniversario di questo atto criminale, i media occidentali preparano un certo numero di “dossiers” per screditare gli scettici. Secondo un copione ben recitato, questi “dossiers” confrontano la riflessione critica sugli attentati alla negazione della "soluzione finale" nazista. Inoltre, si fanno intervenire esperti di scienze sociali per dissertare sul bisogno che la gente ha di immaginare segreti dietro avvenimenti che ne sono lontani. A tal proposito, intervistano - come rappresentanti della contestazione alla versione ufficiale - alcuni illuminati che esprimono versioni incoerenti. Infine, si interrogano sulla inaffidabilità delle informazioni diffuse tramite Internet, dove chiunque può scrivere qualsiasi cosa.
Ma mai, mai, questi media illustrano le argomentazioni dei critici e non le confutano.
Fin dai primi giorni, ho criticato la versione governativa e ho innalzato questa critica al livello di un dibattito mondiale. Ho percorso tutto il Pianeta, ho incontrato numerosi capi di Stato e di governo; ho espresso le mie opinioni davanti a molte reti televisive, raggiungendo in tutto, cumulandolo, un pubblico di oltre un miliardo di telespettatori.
Ho pagato a caro prezzo la mia impudenza. Sono stato insultato, derubato, minacciato, pedinato. Ma io vedo oggi, ovunque, levarsi voci libere che rifiutano la menzogna ed esigono la verità.
Nel mio paese, la Francia, ove i dibattiti intellettuali una volta erano esemplari, ai mezzi di informazione audiovisivi è stato vietato di darmi di nuovo la parola sull’11 settembre
Coloro che hanno avuto il coraggio di parlare di questo argomento sono stati duramente rimessi riga e ridotti al silenzio. L’ordine atlantista regna nelle redazioni dei media parigini. Eppure, ci sono ancora spiriti ribelli e coraggiosi.
L’anno scorso, il più popolare dei comici francesi, il mio amico Jean-Marie Bigard, ha espresso il suo scetticismo in una trasmissione televisiva. Gli è stata immediatamente lanciata contro una campagna di stampa per sabotare la promozione di uno dei suoi spettacoli. Ha visto passare la tempesta, ma non ha abbassato la testa. Adesso è tornato. Da un mese, trasmette un video settimanale sul suo sito web. Con l’unica arma dell’umorismo rabelaisiano [1], Bigard sottolinea l’irrazionalità del rapporto della Commissione presidenziale Kean-Hamilton e la mette in ridicolo. La stoccata è forte. La satira è grottesca. Neanche il neoconservatore più fanatico potrà resistere.
Ecco i video. Gurdateli. L’imperatore è nudo [2].
1- Les passeports magiques
2- Les avions de chasse
3- Les vidéos manquantes (Pentagone)
4- Mr Silverstein (WTC7)
5- Bush alla scuolal
[1] François Rabelais (1494 - 1553) viene considerato come uno dei padri della lingua francese; tutti i bambini francesi leggono a scuola le sue opere, dove egli narra le burlesche avventure dei giganti. In un genere letterario tipicamente gallico, egli raffigura situazioni pornografiche e escatologiche collegandole a profonde riflessioni sulla libertà e sulla tolleranza.
[2] Allusione alla fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen: due imbroglioni fingono di fare dei vestiti con una stoffa che aveva lo strano potere di essere visibile solo alle persone intelligenti. Per paura di sembrare stupido, nessuno, nemmeno l’imperatore, osa ammettere di non vedere la stoffa. Durante una sfilata dell’imperatore, fatta nella capitale per mostrare il suo nuovo “vestito”, solo un bambino, senza timori, grida: "Ma è nudo!"
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