Rapidi nel descrivere "violazione della libertà di espressione" la revoca della licenza a una stazione televisiva che apertamente aveva chiesto e contribuito a organizzare un colpo di stato, i paesi europei non esitano però a bloccare, per motivi chiaramente fuorvianti, le trasmissioni delle stazioni TV satellitari che criticano le loro politiche.
Ricordiamo nel 2004 la decisione del Consiglio di Stato francese di vietare il canale di Hezbollah, al-Manar, per disturbo dell’ordine pubblico, o più recentemente il divieto da parte dell’Unione europea del canale pubblico della Libia durante l’attacco a questo paese da parte della NATO o delle reti siriane nella prospettiva di una possibile guerra.
Oggi è Ofcom, l’alta autorità regolatrice del settore audiovisivo britannico, che ha annunciato la revoca della licenza al canale notiziario internazionale dell’Iran PressTV, sostenendo che ha pubblicato una intervista presuntamente "sotto costrizione" di Maziar Bahari, un giornalista iraniano-canadese detenuto in Iran, e poi del fatto della sua impossibilità e rifiuto di pagare una multa di 100.000 sterline.
Il giornalista fu incarcerato in Iran per poco più di tre mesi dopo aver paragonato per la Guida Suprema Khamenei allo Scià dell’Iran, il dittatore messo al potere nel 1952 dalla CIA e dall’MI6 britannico e defenestrato nel 1979, e ritenuto allora l’equivalente dei grandi dittatori europei. Questi aveva anche nominato capo della temuta polizia segreta, il generale Zahedi, un ex nazista.
Comunque, se questo tipo di diffamazione non è punibile con la detenzione negli Stati membri del Consiglio d’Europa, è assurdo vietare una TV con la motivazione che ha portato a termine un intervista a Bahari in carcere.
Nel contesto del tentativo concertato di isolare la Repubblica islamica e il suo canale mondiale anti-imperialista, il divieto riflette il disordine delle potenze atlantiche in declino, che giungono a violare quei principi stessi che dicono di difendere quando criticano l’Iran.

Traduzione di Alessandro Lattanzio