I critici dell’intervento della NATO in Libia hanno lanciato alcune delle accuse più dure contro i media internazionali, e particolarmente contro l’emittente di Doha Al Jazeera, che si è subito schierata come paladina della cosiddetta Primavera Araba. Il licenziamento del direttore generale di Al Jazeera, Wadah Kanfar, in seguito alla pubblicazione dei cablogrammi di Wikileaks, che hanno palesato i suoi collegamenti con la CIA, darà sicuramente a questi critici un senso di vendetta. Il fatto che questa struttura è diventata la “voce” del movimento contro Muammar Gheddafi in Libia, solleva altrettante domande sul potenziale del signor Kanfar e degli interessi avuti dall’emittente nell’intervento della NATO che ha portato quel movimento al potere.

Un gran numero di notiziari che sono stati trasmessi per sostenere l’evenienza dell’intervento negli ultimi sei mesi sono stati fortemente contestati dalle organizzazioni per i diritti umani.

Uno dei più potenti fu l’affermazione infondata che i “mercenari africani” stessero lavorando per Muammar Gheddafi. Malgrado il fatto che organizzazioni come Amnesty International abbiano evidenziato la mancanza di prove per questa denuncia che ha portato alla sistematica persecuzione dei neri libici e di altri neri africani da parte dei ribelli, queste affermazioni sono state trasmesse nell’arco di sei mesi.

Poco dopo la caduta di Tripoli, la città di Tawergha è stata completamente evacuata dalla popolazione di colori da parte dei ribelli della vicina Misurata, che avevano lasciato la propria firma sulle mura della città: “La brigata per epurare gli schiavi, i neri.” Pochi giorni prima che i ribelli avanzassero verso Tripoli, un amico che lavorava in un campo profughi mi ha chiamato per riportare che 1.000 persone di Tawergha si erano fatte vive nelle prime ore della mattina.

Quel campo è stato ora evacuato e le persone che hanno ospitato nelle proprie case i Tawerghani sono anche loro prese di mira. Ieri i ribelli da Zintan hanno fatto irruzione in una di queste case perché stava fornendo un tetto a otto famiglie di Tawergha.

“C’erano circa 40 persone quasi tutte con gli AK con i proiettili in canna pronti a sparare su gente disarmata”, ha detto un giovane che vive nel palazzo. “Hanno preso gli uomini di Tawergha, mio padre e mio fratello, e hanno lasciato solo due ragazzini e hanno preso tutti i soldi che avevano lasciato. Sono arrivati da tutti lati del nostro terreno puntandoci i fucili in faccia, spaventando le donne a morte, e a un certo punto c’è stato un tizio che agitava la pistola davanti a un bambino di Tawergha. Il nostro unico crimine è stato quello di offrire un tetto a questa gente disgraziata.”

Tra i neri c’è stata una ressa per uscire dal pese, ma lo scorso sabato una delle organizzazioni responsabili dell’evacuazione di migliaia di lavoratori stranieri provenienti da altri paesi africani, l’International Organization for Migration (IOM), ha fermato le operazioni. Il portavoce dell’IOM, Jumbe Omari Jumbe, ha detto alla Reuters: “Il CNT dice che devono avere informazioni sui migranti, che devono registrarli e identificare chi è un vero migrante e chi non lo è.”

Dopo la sua visita a Tripoli della scorsa settimana, David Cameron ha gioito per le lodi ricevute dai dirigenti del CNT, Mustafa Abdel Jalil e Mahmoud Jabril, sul ruolo determinante del Regno Unito nella loro “rivoluzione” ed ha voluto rimarcare il successo di cui era stato testimone, con gli ospedali al lavoro e la gente nelle strade. Cameron e gli altri dirigenti della NATO non hanno fatto menzione della persecuzione della gente di colore che fa parte di una più grande caccia alle streghe contro chiunque sia anche lontanamente associato col sostegno al precedente governo.

Poco prima della caduta della capitale gli edifici vuoti in costruzione e gli alberghi hanno fornito un rifugio alle migliaia di persone che erano fuggite dalle zone prese dai ribelli grazie al supporto vitale della NATO. Dal momento della presa ad essi si sono unite agli migliaia da Tripoli che si trovavano negli stessi guai e sono stati costretti a nascondersi se non avevano i soldi o i mezzi per farlo. Ogni giorno che passa si trovano altre persone morte o imprigionate e mi ricordo spesso di una conversazione mentre stavo aspettando al porto per lasciare la città, quando un passeggero rimarcò a una guardia armata che tutte le prigioni dovevano essere vuote visto che avevano rilasciato tutti i carcerati. La guardia sorrise: “Le abbiamo già riempite di nuovo.”

Le persone che si dimostrano critiche con il nuovo governo subiscono forti minacce, e in questo report di Russia Today un uomo dice: “Se dovessi mostrare il mio volto alla camera, mi ficcherebbero un proiettile in testa… ti ricordi di Ehab, il tizio di colore? È stato arrestato pochi giorni dopo essere apparso in TV.” Quando compaiono nelle nuove trasmissioni, i loro volti e i nomi sono sempre nascosti.

La caccia alle streghe si estende ai non libici che sono arrivati dalle nazioni che avevano buoni rapporto con il regime. Avvicinandoci al peschereccio che ci avrebbe evacuato a Malta, una guardia armata all’inizio disse che a due giornalisti di Telesur, un cubano e un ecuadoriano, non sarebbe stato permesso di andare via perché “il Sud America è amico di Gheddafi”. Tutti gli europei dell’est hanno avuto il divieto di lasciare il posto e in questo video ucraini e russi che stavano lavorando sul posto riportano di essere stati picchiati e torturati dai ribelli.

Le persone che vivono nelle tribù più grandi della Libia, la Wafalla, di stanza a Beni Walid sono i primi obbiettivi. La tribù ha rifiutato la resa della propria città al CNT e un giovane Wafalla ha detto: “Sanno di che tribù siamo anche solo guardandoci in faccia. Mi devo spostare ogni giorno in un posto differente. Non possiamo neppure andare in ospedale per cercare le persone che crediamo siano morte, perché ci prenderebbero. Non c’è un posto sicuro.”

Salma

Una mia amica e docente all’università che aveva guadagnato il dottorato alla London School of Economics, Salma, ha commesso il crimine di essere della stessa tribù di Gheddafi, la Qadhafadhfa. Le hanno sparato in testa mentre stava fuggendo verso l’aeroporto con sua madre e due nipoti, Yam di 20 mesi e Alen di soli tre anni.

Le settimane successive alla presa di Tripoli sono state dominate dai report per una “spinta finale” dei ribelli verso Beni Walid, Sirte e Sabha. Ma la resistenza continua a scatenarsi, costringendo i ribelli ad andarsene da Beni Walid e alle persone di queste zone è stato dato un ultimatum, o la resa o un bagno di sangue.

Con le conseguenze dei conflitti in Iraq e Afghanistan e con la Palestina che non è mai distante dai pensieri della gente comune nel mondo arabo, Al Jazeera ha svolto un ruolo nel convincerla che questa “rivoluzione”, che il CNT ha ammesso che non sarebbe stata possibile senza l’intervento della NATO, era stata ben accolta dal popolo libico.

Ma in realtà non ci sono state ricerche prima dell’inizio della campagna di bombardamenti sul sostegno della popolazione ai ribelli o all’intervento della NATO. Sei mesi di bombardamenti della NATO per costringere la resa di una zona dopo l’altra, il CNT che non è ancora in grado di spostare il suo quartier generale a Tripoli e la continua caccia alle streghe per scovare ogni resistenza potenziale allo status quo, indicano che il sostegno sia più basso di quanto le Nazioni Unite avessero creduto.

Traduzione di Supervice (ComeDonChisciotte.org)