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Stati Uniti d’America

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Per il presidente George H. Bush, lo scopo dell’operazione “Tempesta del deserto” non era tanto sconfiggere l’Iraq, ma soprattutto instaurare, in accordo con l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, un “Nuovo Ordine Mondiale”. Si trattava di prendere atto dell’agonia dell’Unione Sovietica e creare un mondo governato dagli USA, garantendo ai sovietici il rispetto dei loro interessi.

La manifestazione del 12 settembre a Roma «Stop 5G» si focalizza a ragione sulle possibili conseguenze delle emissioni elettromagnetiche per la salute e l’ambiente, in particolare sul decreto che impedisce ai sindaci di regolamentare l’installazione di antenne 5G sul territorio comunale.
Si continua però a ignorare un aspetto fondamentale di questa tecnologia: il suo uso militare.
Ne abbiamo già parlato , ma con scarsi risultati.
I successivi programmi varati dal Pentagono, ufficialmente (...)

L’annuncio del presidente Donald Trump del 27 luglio 2020 di voler prossimamente annoverare gli Antifa fra le organizzazioni terroriste si basa su un rapporto del Dipartimento per la Sicurezza della Patria (Homeland Security).
La relazione, intitolata «Il conflitto siriano e i suoi legami con i movimenti antifascisti basati negli Stati Uniti» (The Syrian Conflict and Its Nexus to U.S.-based Antifascist Movements) (scaricabile qui sotto) descrive l’impegno degli Antifa USA a fianco delle forze (...)

Con l’ausilio della Svizzera, che ha svolto ruolo di “parte terza di fiducia”, i governi statunitense e iraniano sono giunti a un accordo sullo scambio dei rispettivi prigionieri.
Il 7 dicembre 2019 la Svizzera ha organizzato uno scambio di spie all’aeroporto di Zurigo: lo statunitense Xiyue Wang contro l’iraniano Massoud Soleimani.
Il 1° giugno 2020 Cyrus Asgari è stato liberato negli Stati Uniti ed è potuto tornare in Iran. Lo scienziato Majid Taheri, condannato negli Stati Uniti per oscure (...)

Le rivolte razzali che dilagano in questi giorni negli Stati Uniti non minacciano tanto l’integrità del territorio, ma potrebbero aprire la strada a uno scontro culturale tra le comunità che si dividono il Paese. Contrariamente a un assunto corrente, secessioni d’intere regioni sono ora più che mai all’ordine del giorno.

La Fondazione Rockefeller, storicamente legata allo Stato federale USA, ha presentato un piano nazionale per controllare l’epidemia di coronavirus. Mira a testare 30 milioni di persone al giorno a spese dello Stato e a sottomettere i cittadini USA a uno stretto controllo militare.

Malgrado l’isteria anticinese del gruppo che ha imposto le risposte politiche e sanitarie occidentali all’epidemia di COVID-19, quest’ultima ha messo in luce la dipendenza dell’Occidente dai prodotti manifatturieri cinesi. Un dato di fatto che ha spinto l’amministrazione Trump a passare dalla volontà di un riequilibrio degli scambi commerciali allo scontro militare, senza tuttavia far ricorso alla guerra. Il sabotaggio delle vie della seta è ufficialmente iniziato.

Per esibire la propria forza in occasione delle esercitazioni Defender Europe 20, gli Stati Uniti organizzano il più vasto trasferimento di truppe in Europa. Questo Paese, che qualche anno fa sacrificava i propri soldati in esperimenti nucleari, senza informarli, ora non prenderà alcuna precauzione per difenderli dall’epidemia del coronavirus.

Il governo federale degli Stati Uniti è responsabile della Difesa e della Politica estera, nonché della repressione e del giudizio dei crimini federali. Il nuovo budget prevede di chiudere importanti agenzie, il cui ruolo spetta costituzionalmente agli Stati federati. Non c’è invece alcuna riduzione delle spese militari, benché nell’ultimo anno del primo mandato presidenziale di Trump le truppe USA di stanza nel Medio Oriente allargato e in Africa debbano “tornare a casa”. Al contrario, Washington potenzierà il proprio arsenale.

Ordinando l’assassinio in Iraq del generale iraniano Qassem Soleimani poco è mancato che il presidente Trump scatenasse la terza guerra mondiale. Questa è la versione dell’opposizione USA e della stampa internazionale. Per Thierry Meyssan, invece, quanto sta accadendo in realtà è del tutto diverso dello show mediatico: ci stiamo avviando verso un ritiro militare coordinato di Stati Uniti e Iran dal Medio Oriente.

Gli Stati Uniti, che oggi sono i primi produttori mondiali di petrolio, grazie all’estrazione di quello di scisto, potrebbero mantenere il primato più a lungo del previsto.
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEP) ha riconosciuto di non essere in grado di mantenere il prezzo del grezzo sotto i 60 dollari il barile. Washington potrebbe progressivamente aumentare i prezzi dal 2022, così da garantirsi la redditività del petrolio di scisto, nonostante il sempre maggior costo (...)

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha adottato una risoluzione che fa un bilancio del genocidio armeno (H.Res.296 Affirming the United States record on the Armenian Genocide).
Il testo non è una legge sulla memoria: non mira a stabilire una verità storica né a designare colpevoli, ancor meno ad aprire varchi per risarcimenti riparatori. È una mozione politica per affermare che gli Stati Uniti, durante il genocidio, vi si sono opposti e ora si dissociano dal negazionismo turco.
Una (...)

In occasione del grottesco discorso di Giuseppe Conte agli ambasciatori italiani, Manlio Dinucci ci ricorda che per quanto possiamo nutrire simpatia per gli statunitensi, il loro Paese rimane il più grande predatore dell’umanità. In nessun caso possiamo né dobbiamo richiamarci ai suoi “valori”.

Gli Stati Uniti hanno autorizzato i mercenari curdi del nord della Siria a sfruttare i giacimenti petroliferi e a venderne il petrolio a Israele.
Il quotidiano libanese Al-Akhbar ha pubblicato la lettera d’incarico dell’uomo d’affari israeliano, Mordechai Kahana. In un primo momento i portavoce del governo fantoccio del “Rojava” hanno smentito la notizia. Poi Kahana l’ha confermata alla stampa israeliana (non statunitense), specificando che agiva non come israeliano, bensì come statunitense. Se (...)

Il crescendo delle tensioni nel Golfo è un gioco pericoloso che in qualunque momento può sfuggire di mano. I sabotaggi non rivendicati delle petroliere possono essere opera di pressoché tutte le forze in campo, compresi gli Stati Uniti, avvezzi come sono alle operazioni sotto falsa bandiera. Un’analisi razionale però dimostra che Teheran oggi non è affatto nello spirito giusto per compiere atti di questo tipo.

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