Secondo una inchiesta del giornale tunisino Dounia El Watan, citato da Al-Manar, l’assassinio del leader di Hamas, Mahmoud Mabhouh, a Dubai il 20 Gennaio 2010, avrebbe avuto bisogno di molto più che una squadra come quella già individuata dagli Emirati Arabi Uniti.

Ai killer si dovrebbe aggiungere una squadra di monitoraggio del posto, gestita da un ex funzionario della sicurezza della Tunisia, Ahmad Bannour.

Bannour vivrebbe attualmente in esilio, in Francia, e avrebbe costituito una unità d’intelligence per le operazioni congiunte dei servizi israeliani e francesi.
Bannour Ahmed fuggì dalla Tunisia dopo la scoperta della sua attività di spionaggio a vantaggio del Mossad israeliano. Approfittando delle sue responsabilità all’interno dello stato, aveva organizzato il bombardamento del quartier generale di Fatah a Tunisi, il 1° ottobre 1985, a cui Yasser Arafat (Abu Ammar) sfuggì, e poi all’uccisione di un altro leader palestinese, Khalil al-Wazir (Abu Jihad), il 16 aprile 1988.

Sotto la copertura di una società francese che controllerebbe, Bannour Ahmed aveva inviato a Dubai due "imprenditori" e un team di tecnici francesi, per negoziare un contratto per l’installazione di ascensori. In questa occasione, gli agenti francesi avrebbero ottenuto i piani dell’albergo dove Mahmoud Mabhouh doveva andare e del relativo sistema di sicurezza.

La società francese di Bannour è anche stata citata in un caso di spionaggio, attualmente pendente dinanzi al tribunale militare del Libano. È servita come copertura per l’immigrazione a Beirut di cittadini tunisini e egiziani che lavorano per il Mossad. Stavano pianificando un attacco contro la radio dello Sheikh Hussein Fadlallah e l’assassinio del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

Risposta di Ahmed Bennour


Pretendendo di riferirvi a "una inchiesta del tunisino giornale Al Watan Dounia”, mi accusate di propositi diffamatori, attentando al mio onore e, soprattutto, privo di qualsiasi fondamento o addirittura di un grano di verità.

La ricerca sfrenata del sensazionalismo non autorizza la pubblicazione di contro-verità; non è sinonimo di serietà, ma molto spesso si rivela più dannosa a causa della gravità delle accuse o dei fatti attribuiti.

Nel caso del vostro articolo, qual è la vostra prova di un coinvolgimento da parte mia nell’assassinio di leader palestinesi? Dove sono le relazioni delle indagini che ha effettuato la polizia di Dubai, dopo l’omicidio di Mahmoud Mabhouh? Qual’è questa azienda di installazione di ascensori che avrei diretto? Qual’è "questo caso di spionaggio pendente dinanzi al giudice penale in Libano"?, Il suo numero? I suoi perpetuatori e i suoi beneficiati?

Nel migliore dei casi dilettantesco e male informato, nel peggiore dei casi mostra un desiderio di far del male, avete ripreso i propositi dei pennivendoli al soldo del regime di Ben Ali. Questa cabala che mi perseguita da quasi 25 anni è trasmessa da una stampa agli ordini, finanziata con denaro pubblico in cui un regime messo all’indice da tutte le ONG credibili e contestato dalle democrazie occidentali, sfrutta la disputa palestinese per regolare i conti con i suoi avversari politici.

Infatti, se aveste avuto cura di indagare seriamente, vi sareste accorti che:

1/Durante il raid contro il quartier generale palestinese, il 1° ottobre 1985, ad Hammam Chatt, non ero responsabile della sicurezza in Tunisia, ma ambasciatore a Roma dal settembre 1984, 13 mesi prima di quella vile aggressione, una carica che ho lasciato nel luglio 1986.

Quando ho esercitato le funzioni di Segretario di Stato per la sicurezza tunisino, dall’aprile 1980 al maggio 1984, nessun palestinese è stato molestato, e ancor meno assassinato. E i principali dirigenti palestinesi, vivi o morti, sanno meglio di chiunque altro il mio impegno per la loro causa e conoscono l’entità del mio contributo alla nobile causa palestinese.

Il capo della sicurezza, al momento dell’attacco Hammam Chatt, nel1’ottobre 1985, era il signor Ben Ali. E questo è un fatto indiscutibile.

2/Non sono mai fuggito dalla Tunisia. Alla fine della mia missione come ambasciatore a Roma, nel luglio 1986, mi sono trasferito in Francia, dove vivo in esilio volontario dal colpo di stato del 7 novembre 1987.

L’assassinio del leader palestinese Abu Jihad 16 aprile 1988, a Sidi Said Bous, a meno di 1000 metri dal palazzo presidenziale di Cartagine, ha certamente beneficiato della complicità tunisina (vedi l’articolo del quotidiano israeliano Maariv, datato 4 luglio 1997). Ma le vere domande che vanno poste riguardano i singoli, o i partiti, che hanno consegnato al Mossad i piani della villa di Abu Jihad, che hanno tagliato le linee telefoniche nei pressi del palazzo presidenziale, che hanno proceduto nel svuotare il quartiere Sidi Bou Saïd di ogni anima viva, la notte del suo assassinio, a seguito delle estese incursioni della polizia.

Tutti questi fattori combinati, hanno permesso alla squadra del Mossad di commettere impunemente il vile assassinio del leader Abu Jihad.

Anche qui, questi sono fatti incontestabili che contraddicono le tesi più bislacche e le opinioni più vili distillate da una dittatura corrotta e in affanno, per mondarsi dai propri crimini.

Secondo la citata inchiesta pubblicata dal quotidiano Maariv, il commando del Mossad aveva beneficiato della complicità di alcuni alti funzionari tunisini dell’epoca.

Il Signor Ben Ali ha promesso un’inchiesta sull’assassinio. Ad oggi, il regime tunisino s’è rifiutato di consegnare e di comunicare, sia alla leadership palestinese che all’opinione pubblica tunisina, palestinese, araba e internazionale, un qualsiasi minimo elemento sui risultati di questa "famosa inchiesta".

Come avrei potuto aiutare il Mossad quando non ero più residente in Tunisia, nel settembre 1984, ed ero in esilio volontario in Francia a partire dal settembre 1986?

Infine, se vi è stata una cooperazione tra il governo tunisino e il servizio segreto israeliano, è stata avviata dopo ciò che vergognosamente viene chiamata "nuova era", cioè dal colpo di stato del novembre 1987.

Da questo periodo, un ufficio di interesse israeliano è stato installato a Tunisi. Da allora, i rapporti politici, di sicurezza, economici, commerciali e finanziari non fanno che evolvere e rafforzarsi nel più grande segreto, e al riparo dalla vista dell’opinione pubblica, sia tunisina che araba.

Ahmed Bennour

Ex Governatore di Susa (1972-1974)

Ex segretario di stato per la difesa nazionale (1974-1977)

Ex segretario di Stato agli Interni (1980-1984)

Ex ambasciatore a Roma (1984-1986)

Traduzione di Alessandro Lattanzio