La farsa del referendum truccato per l’indipendenza del Kurdistan iracheno del 25 settembre scorso si ritorce contro coloro che l’hanno promosso, le famiglie Barzani e Talabani.

Durante la campagna referendaria il governo della regione kurda irachena affermò che 80 Paesi – fra cui Stati Uniti e Francia – sostenevano la creazione del nuovo Stato. Quest’argomentazione è stata decisiva per molti elettori.

Il generale dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, Qasem Soleimani, ammonì all’ultimo momento i Barzani. L’arrivo di 200.000 israeliani e l’istallazione di missili nel Kurdistan iracheno avrebbero inevitabilmente comportato una nuova guerra. I Barzani però fecero orecchio da mercante.

Il 16 ottobre scorso le truppe nazionali irachene hanno preso l’iniziativa e hanno liberato dall’occupazione kurda la regione di Kirkuk e i suoi giacimenti petroliferi. Oltre 100.000 kurdi, che vi si erano istallati in coordinamento con Daesh espellendo la popolazione autoctona, in due giorni sono scappati. La comunità internazionale non ha reagito.

Il governo nazionale iracheno ha dunque restituito ad arabi, cristiani e mussulmani i territori loro sottratti, evitando anche l’occupazione turco-iraniana.

I media occidentali, che mai hanno smesso di sostenere la dittatura dei Barzani, hanno taciuto su:
• gli assassinii politici degli oppositori,
• l’impossibilità di tenere elezioni, ma la possibilità di organizzare un referendum,
• l’accordo con Israele,
• l’accordo con Daesh,
• la responsabilità nel genocidio dei kurdi yezidi,
• l’annessione dell’80% del territorio in pochi anni,
• la pulizia etnica che ne è seguita.

I kurdi d’Iraq hanno capito, anche se in ritardo, che i Barzani e i Talabani li hanno presi per i fondelli. Nessun Paese – eccetto Israele – può consentire la creazione di un nuovo Stato che si fondi sull’annessione e sulla pulizia etnica.

Massud Barzani, presidente senza diritto né titolo del Kurdistan iracheno, non potrà artificiosamente prolungare a lungo il proprio mandato. Senza indugiare, i Talabani hanno prudentemente preso le distanze dal potere illegittimo di Erbil.

Bagdad ha emesso un mandato d’arresto per il vice-presidente, [anch’egli] senza diritto né titolo, del Kurdistan iracheno, Kosrat Rasul, per il ruolo svolto e per quanto affermato durante la liberazione di Kirkuk.

Traduzione
Rachele Marmetti